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Inammissibilità ricorso cassazione: quando è generico

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per furti in abitazione. I motivi sono stati giudicati generici, fattuali e reiterativi di questioni già decise, non potendo rimettere in discussione la valutazione delle prove operata dai giudici di merito. La sentenza ribadisce i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze dell’inammissibilità ricorso cassazione.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso cassazione: quando i motivi sono generici e fattuali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28103 del 2024, ha offerto un importante chiarimento sui limiti del ricorso per cassazione, confermando che la sua funzione non è quella di un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il caso in esame, relativo a una serie di furti in abitazione, ha portato alla dichiarazione di inammissibilità ricorso cassazione a causa della genericità e della natura fattuale dei motivi proposti. Questa pronuncia ribadisce i rigorosi requisiti che un ricorso deve possedere per superare il vaglio di legittimità.

I Fatti: Dalla Condanna per Furti al Ricorso in Cassazione

Tre individui venivano condannati in primo grado per una serie di furti in abitazione. La Corte d’Appello, in parziale riforma della prima sentenza, rideterminava le pene, riducendole, ma confermava la responsabilità penale degli imputati. Avverso tale decisione, i difensori degli imputati proponevano ricorso per cassazione, articolando diverse doglianze. Un primo gruppo di ricorrenti lamentava la mancata motivazione sulla sussistenza di cause di proscioglimento, nonostante avessero risarcito il danno. Un altro imputato, invece, contestava specificamente la valutazione delle prove a suo carico per tre distinti episodi di furto, ritenendo la sua mera presenza nei pressi dei luoghi del reato un indizio insufficiente a fondare una condanna.

L’inammissibilità ricorso cassazione e i motivi degli imputati

I ricorsi presentati si basavano su due principali linee argomentative. La prima, comune a due imputati, criticava la sentenza d’appello per non aver adeguatamente considerato la possibilità di un proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., nonostante il risarcimento del danno e il riconoscimento delle attenuanti. La seconda linea, propria del terzo imputato, mirava a smontare la ricostruzione accusatoria su specifici capi d’imputazione, sostenendo che gli elementi raccolti (come la presenza dell’auto in orario compatibile o la successiva identificazione in un’altra vettura) fossero semplici congetture prive di valore probatorio decisivo.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha respinto tutte le censure, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili. Le motivazioni della Corte si fondano su principi cardine della procedura penale.

Il Principio Devolutivo e i Limiti del Giudizio di Appello

Per quanto riguarda il primo ricorso, la Corte ha sottolineato che l’atto di appello si era concentrato unicamente sul trattamento sanzionatorio, senza muovere alcuna contestazione sull’accertamento della responsabilità. In base al principio devolutivo, il giudice del gravame è tenuto a pronunciarsi solo sui punti della decisione specificamente impugnati. Non sussisteva, pertanto, alcun obbligo per la Corte d’Appello di fornire una nuova e approfondita motivazione sulla colpevolezza, già ampiamente argomentata in primo grado e non contestata in appello. La responsabilità era, inoltre, corroborata dalle stesse ammissioni e dal risarcimento del danno effettuato dagli imputati.

La Pluralità degli Indizi e il Divieto di Riesame del Merito

In riferimento al secondo ricorso, la Cassazione ha chiarito che le censure erano meramente reiterative di argomenti già esaminati e respinti dai giudici di merito. La condanna non si basava, come sostenuto dalla difesa, su dati circostanziali isolati, ma su una ‘pluralità di fattori’ logicamente concatenati: il rinvenimento dell’auto usata per i colpi con a bordo gli imputati, le ammissioni dei coimputati, il modus operandi costante e altri elementi indiziari. I motivi del ricorso, pertanto, non denunciavano un vizio di legittimità (come una motivazione mancante o manifestamente illogica), ma sollecitavano un nuovo giudizio sul fatto, ovvero una diversa valutazione delle prove, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento è emblematica nel definire i confini del giudizio di legittimità. Il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un’occasione per rimettere in discussione l’analisi delle prove compiuta nei gradi di merito, a meno che la motivazione della sentenza impugnata non sia palesemente inesistente, contraddittoria o illogica. Un ricorso che si limita a contrapporre la propria ricostruzione dei fatti a quella, logicamente coerente, dei giudici di merito è destinato all’inammissibilità. Tale esito comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, a testimonianza della necessità di un uso ponderato di questo strumento di impugnazione.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non denuncia un vizio di legittimità della sentenza (es. violazione di legge o vizio di motivazione), ma si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte o a chiedere una nuova valutazione delle prove, attività che non compete alla Corte di Cassazione.

Se in appello si contesta solo la pena, il giudice deve motivare anche sulla responsabilità?
No. In base al principio devolutivo, il giudice d’appello deve decidere solo sui punti della sentenza che sono stati specificamente contestati. Se l’appello riguarda solo la pena, la responsabilità si considera non controversa e il giudice non è tenuto a fornire una nuova motivazione su di essa, salvo il dovere di rilevare d’ufficio cause di proscioglimento evidenti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per colpa del ricorrente?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile per ragioni attribuibili al ricorrente (come la genericità dei motivi), quest’ultimo è condannato, per legge, al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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