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Inammissibilità ricorso Cassazione: quando è generico

Una donna è stata condannata dal Giudice di Pace per il reato di percosse a una pena pecuniaria. Ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, che lo ha dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che i motivi di appello erano in parte generici, non superando la ‘prova di resistenza’, e in parte miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Questa decisione sottolinea i rigorosi criteri per l’inammissibilità del ricorso, portando alla condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Lezioni dalla Cassazione

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui criteri che governano l’inammissibilità del ricorso per Cassazione. Quando un ricorso non supera il vaglio preliminare della Corte, non viene nemmeno discusso nel merito, con conseguenze significative per il ricorrente. Analizziamo questo caso per capire quali errori procedurali possono portare a una tale declaratoria, basandoci sulla recente pronuncia della Suprema Corte.

Il Fatto: Dalla Condanna per Percosse al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da una sentenza del Giudice di Pace di Viggiano, che ha condannato un’imputata al pagamento di una multa di 172 euro per il reato di percosse, previsto dall’art. 581 del codice penale. L’imputata, ritenendo ingiusta la condanna, ha proposto appello. Tuttavia, a seguito di una trasmissione degli atti, il caso è giunto direttamente dinanzi alla Corte di Cassazione.

La difesa ha presentato diversi motivi di ricorso, alcuni dei quali sono stati successivamente oggetto di rinuncia. La strategia difensiva si è concentrata sulla presunta inutilizzabilità di alcune testimonianze e sulla contraddittorietà della motivazione della sentenza di primo grado.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi di impugnazione e li ha giudicati inammissibili per diverse ragioni, fornendo chiarimenti su principi fondamentali della procedura penale.

Il Primo Motivo: la Prova di Resistenza

Il primo motivo lamentava l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese da un testimone. La Corte lo ha respinto definendolo ‘generico’. Per contestare l’uso di una prova, non è sufficiente affermarne l’illegittimità; è necessario superare la cosiddetta ‘prova di resistenza’. Il ricorrente deve dimostrare che, eliminando quella specifica prova, la decisione del giudice sarebbe cambiata. In questo caso, la condanna si basava anche sulle dichiarazioni della persona offesa e di altri due testimoni, rendendo la testimonianza contestata non decisiva.

La Rinuncia ai Motivi e la Procura Speciale

La difesa aveva rinunciato al secondo e al quarto motivo di ricorso. La Corte ha precisato che la rinuncia a singole argomentazioni è legittima per il difensore, ma la rinuncia a un intero motivo di ricorso (un ‘capo o punto della decisione’) è un atto abdicativo che compete solo all’imputato o a un difensore munito di procura speciale. Questa distinzione è cruciale e sottolinea il rigore formale richiesto in sede di legittimità.

Il Divieto di Rivalutazione del Merito

Il terzo e il quarto motivo, che criticavano la motivazione della sentenza per presunta contraddittorietà e l’omessa pronuncia su una richiesta, sono stati anch’essi dichiarati inammissibili. La Corte ha ribadito un principio cardine: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Non è possibile chiedere alla Suprema Corte di riesaminare i fatti o di fornire una diversa interpretazione delle prove. Tali motivi sollecitavano una ‘rivalutazione di merito’ mascherata da vizio di motivazione, una pratica non consentita.

Le Motivazioni della Corte e l’inammissibilità del ricorso

La motivazione centrale della Corte per dichiarare l’inammissibilità del ricorso risiede nella natura stessa dei motivi presentati. Essi non hanno evidenziato una violazione di legge o un vizio logico manifesto nella sentenza impugnata. Piuttosto, hanno tentato di ottenere una nuova valutazione delle prove, un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo e secondo grado). La Corte ha sottolineato che, quando la motivazione del giudice di merito è coerente e logicamente fondata sugli elementi probatori, essa non può essere messa in discussione in sede di legittimità. La genericità del primo motivo e la natura di merito degli altri hanno determinato l’esito del ricorso.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa pronuncia della Cassazione è un monito per chi intende impugnare una sentenza penale. Per avere successo in sede di legittimità, i motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti e focalizzati su questioni di diritto, non di fatto. È fondamentale dimostrare come un errore di legge o un vizio di motivazione abbia concretamente inciso sulla decisione, superando la ‘prova di resistenza’. Tentare di riaprire il dibattito sui fatti è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta di ulteriori spese e sanzioni a carico del ricorrente.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione è considerato ‘generico’?
Secondo l’ordinanza, un motivo è generico quando non supera la cosiddetta ‘prova di resistenza’, ossia non illustra in modo specifico come l’eventuale eliminazione di un elemento di prova contestato potrebbe modificare l’esito finale della decisione, specialmente quando questa si fonda su altre prove sufficienti a giustificare il convincimento del giudice.

Perché la Cassazione non può riesaminare i fatti del processo?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è stabilire come sono andati i fatti, ma verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. Richiedere una nuova valutazione delle prove è quindi un’attività preclusa in questa sede.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente (come nel caso di motivi evidentemente infondati), quest’ultimo viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, but anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata determinata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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