LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione per tenuità fatto

La Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso Cassazione avverso una condanna per spaccio e resistenza. Il motivo, basato sulla richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto, è stato rigettato perché si risolveva in una richiesta di riesame del merito, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito che avevano valorizzato le modalità del fatto rispetto alla condotta successiva dell’imputato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: quando la valutazione di merito non è ammessa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Il caso in esame riguarda l’inammissibilità del ricorso Cassazione presentato da un imputato che chiedeva il riconoscimento della particolare tenuità del fatto, offrendo una lettura delle prove diversa da quella dei giudici precedenti.

I fatti di causa

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per i reati di spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la condanna, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione al diniego della particolare tenuità del fatto. La sua difesa si concentrava, in particolare, sulla sua condotta successiva al reato, ritenuta meritevole di una valutazione più favorevole.

L’inammissibilità del ricorso Cassazione: la decisione della Corte

La Suprema Corte, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione (cioè se la tenuità del fatto fosse applicabile o meno), ma si ferma a un livello precedente, di natura prettamente processuale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dall’imputato non erano ammissibili in quella sede.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della sua colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

Le motivazioni: perché il ricorso è inammissibile?

La chiave di volta della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. L’analisi sull’inammissibilità del ricorso in Cassazione si fonda proprio su questo cardine.

La distinzione tra merito e legittimità

Il giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) ha il compito di ricostruire i fatti, valutare le prove (testimonianze, documenti, ecc.) e decidere sulla colpevolezza o innocenza dell’imputato. Il giudice di legittimità, ovvero la Corte di Cassazione, ha un ruolo diverso: non può riesaminare i fatti, ma deve solo controllare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano fornito una motivazione logica e non contraddittoria.

Nel caso specifico, l’imputato non ha evidenziato un errore di diritto o un’illogicità manifesta nella sentenza d’appello. Ha, invece, proposto un “diverso apprezzamento di merito”, chiedendo alla Cassazione di dare un peso diverso alla sua condotta successiva al reato rispetto a quanto fatto dalla Corte territoriale. Questo tipo di richiesta è preclusa in sede di legittimità.

La valutazione della “particolare tenuità del fatto”

La Corte di Cassazione ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione specifica e non manifestamente illogica per negare l’art. 131-bis c.p. I giudici di secondo grado avevano infatti ritenuto “maggiormente qualificanti, in senso opposto, le modalità e circostanze del fatto”. In altre parole, la gravità delle azioni commesse era stata considerata preponderante rispetto a eventuali elementi a favore dell’imputato, come il comportamento post-reato. Una tale valutazione, essendo fondata sui fatti ed espressa con una motivazione coerente, non è sindacabile dalla Cassazione.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della pronuncia

Questa ordinanza è un importante monito per chi intende proporre ricorso per cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione dei giudici di merito; è necessario individuare specifici vizi di legittimità. Proporre una semplice rilettura dei fatti o una diversa ponderazione degli elementi probatori conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. La decisione riafferma la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione, custode della corretta interpretazione della legge, e non giudice di ultima istanza sui fatti.

Quando un ricorso in Cassazione per il riconoscimento della particolare tenuità del fatto è considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando, invece di denunciare vizi di legge o una motivazione manifestamente illogica, si limita a proporre una diversa valutazione dei fatti (un apprezzamento di merito) rispetto a quella già compiuta in modo logico e coerente dal giudice di appello.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per negare la particolare tenuità del fatto in questo caso?
La Corte d’Appello ha ritenuto maggiormente qualificanti e quindi decisive, in senso negativo, le modalità e le circostanze concrete del fatto, considerandole prevalenti rispetto alla condotta tenuta dall’imputato successivamente al reato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, poiché non è stata ravvisata un’assenza di colpa da parte sua nel determinare la causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati