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Inammissibilità ricorso Cassazione per motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per furto aggravato in abitazione. I motivi di ricorso sono stati giudicati manifestamente infondati, generici e mera riproposizione di argomentazioni già respinte nei gradi di merito, confermando così la condanna e le statuizioni della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei rigorosi requisiti richiesti per un ricorso in Cassazione, evidenziando come la genericità e la ripetitività dei motivi portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Il caso riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per due episodi di furto in abitazione aggravato, il quale ha tentato di contestare la sentenza d’appello dinanzi alla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un soggetto, ritenuto responsabile di furto aggravato, ricorreva in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua condanna. Il ricorso era articolato in cinque motivi, con i quali si contestavano vari aspetti della decisione dei giudici di merito: la determinazione della pena, la sussistenza dell’aggravante della minorata difesa, la modifica dell’imputazione da tentato a consumato, l’applicazione dell’aggravante della violenza sulle cose, e infine la mancata concessione delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo alla medesima conclusione per tutti: l’inammissibilità. Vediamo perché:

1. Primo motivo (Pena e minorata difesa): La Corte ha ritenuto le doglianze manifestamente infondate. La pena era conforme alla legge vigente all’epoca dei fatti (art. 624-bis c.p.) e l’aggravante della minorata difesa (art. 61, n. 5 c.p.) era stata correttamente motivata dalla corte territoriale in base alle modalità concrete della commissione del reato.

2. Secondo e Terzo motivo (Modifica imputazione e violenza sulle cose): Questi motivi sono stati giudicati inammissibili perché si risolvevano in una pedissequa reiterazione di argomentazioni già presentate e respinte in appello. Inoltre, il terzo motivo è stato considerato estremamente generico e privo di un reale confronto con la ratio decidendi della sentenza impugnata, che aveva chiarito come le modalità di introduzione nell’abitazione configurassero l’aggravante della violenza sulle cose (art. 625, n. 2 c.p.).

3. Quarto e Quinto motivo (Attenuanti generiche e sospensione della pena): Anche in questo caso, la Corte ha rilevato l’inammissibilità. I motivi erano affidati a deduzioni astratte, senza un confronto specifico con le puntuali motivazioni della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva spiegato in modo logico e conforme alla legge le ragioni del diniego delle attenuanti e della sospensione condizionale, rendendo insindacabile la sua decisione in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel principio secondo cui il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non è la sede per riproporre le stesse questioni di fatto già valutate dai giudici dei primi due gradi. Il ricorrente deve, invece, individuare vizi specifici di legittimità, come l’erronea applicazione della legge o un vizio logico manifesto nella motivazione. Nel caso di specie, i motivi erano o manifestamente infondati, o semplici ripetizioni delle argomentazioni d’appello, o talmente generici da non consentire un vero scrutinio di legittimità. La Suprema Corte ha ribadito che, quando una decisione è motivata in modo conforme alla legge e ai canoni della logica, non c’è spazio per una sua revisione.

Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale del processo penale: per accedere al giudizio di Cassazione è necessario formulare censure specifiche, pertinenti e che si confrontino criticamente con la decisione impugnata. La mera riproposizione di doglianze di fatto o la contestazione generica delle valutazioni dei giudici di merito conduce a una sicura declaratoria di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Ciò serve a garantire la funzione della Corte di Cassazione come giudice della legittimità e non come un’ulteriore istanza per la revisione del merito della vicenda.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati, estremamente generici o si limitavano a ripetere le stesse argomentazioni già dedotte e respinte dalla Corte d’Appello, senza un reale confronto con le motivazioni della sentenza impugnata.

È possibile riproporre in Cassazione le stesse lamentele già esaminate in Appello?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso non può essere una semplice reiterazione delle doglianze già esaminate e disattese nel grado di merito. Tale comportamento porta alla dichiarazione di inammissibilità.

Quali sono i requisiti per contestare validamente il diniego delle attenuanti generiche in Cassazione?
Per contestare il diniego delle attenuanti generiche, non è sufficiente una critica generica, ma è necessario confrontarsi specificamente con le ragioni esposte dalla corte di merito. Se la decisione del giudice è motivata in modo logico e conforme ai criteri di legge (artt. 132 e 133 c.p.), non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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