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Inammissibilità ricorso Cassazione: pena e 131-bis

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 14/05/2025, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un’imputata contro una sentenza della Corte d’Appello. I motivi, relativi all’eccessività della pena e alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sono stati ritenuti una riproposizione di censure già esaminate e respinte con motivazione logica dal giudice di merito. La Corte ha ribadito che la valutazione sulla pena è una prerogativa insindacabile del giudice di merito, se correttamente motivata.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando è Inammissibile la Contestazione sulla Pena

L’inammissibilità del ricorso in Cassazione è un concetto cruciale nel nostro sistema giudiziario, che definisce i confini entro cui la Suprema Corte può operare. Un’ordinanza recente chiarisce ulteriormente i limiti per contestare l’entità della pena e la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., ribadendo principi consolidati. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

Il Caso in Esame: Appello per Pena Eccessiva

Una ricorrente si è rivolta alla Corte di Cassazione per impugnare una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. I motivi del ricorso erano principalmente due: la presunta eccessività della pena inflitta e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

La difesa sosteneva che la sanzione fosse sproporzionata e che il fatto, per le sue caratteristiche, dovesse rientrare nell’ambito della non punibilità.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Corte non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione della legge. I motivi presentati dalla ricorrente sono stati considerati ‘riproduttivi’, ovvero una semplice ripetizione di censure già esaminate e respinte con adeguata motivazione logica dalla Corte d’Appello.

La Valutazione della Pena: Discrezionalità del Giudice di Merito

Uno dei punti centrali dell’ordinanza riguarda la graduazione della pena. La Corte ha ribadito che la determinazione della sanzione rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito (tribunale e corte d’appello). Questo potere deve essere esercitato seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole, ecc.).

Se il giudice di merito ha fornito una motivazione logica e coerente per la pena inflitta, la Corte di Cassazione non può intervenire per modificarla, anche se un’altra valutazione sarebbe stata astrattamente possibile. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse assolto al proprio onere argomentativo in modo adeguato.

L’Esclusione dell’Art. 131-bis cod. pen.

Analogamente, anche la decisione di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata considerata insindacabile in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva escluso tale possibilità sulla base di elementi ritenuti decisivi e rilevanti, e la Cassazione ha confermato la congruità di tale ragionamento, senza entrare nel merito della scelta.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si basa sulla natura stessa del giudizio di Cassazione. Non è compito della Suprema Corte riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il suo ruolo è verificare che il percorso logico-giuridico seguito nella sentenza impugnata sia corretto e privo di vizi evidenti. Poiché i motivi del ricorso si limitavano a riproporre questioni di fatto e valutazioni già adeguatamente affrontate, senza evidenziare reali violazioni di legge, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: per ottenere una revisione della pena in Cassazione, non è sufficiente lamentarne l’eccessività. È necessario dimostrare un vizio logico manifesto nella motivazione del giudice di merito o una palese violazione dei criteri legali stabiliti dagli articoli 132 e 133 c.p. In assenza di tali vizi, il ricorso che si limita a sollecitare una nuova e diversa valutazione del merito è destinato all’inammissibilità del ricorso in Cassazione, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare l’entità della pena in Cassazione?
No, non è possibile se il giudice di merito (primo grado o appello) ha fornito una motivazione logica e coerente per la sua decisione. La determinazione della pena rientra nella sua discrezionalità e non può essere riesaminata dalla Cassazione, a meno che non vi sia un vizio di legge o una motivazione manifestamente illogica.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati, relativi all’eccessività della pena e alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., erano una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte con motivazione logica dalla Corte d’Appello. La Cassazione non può riesaminare il merito dei fatti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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