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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi reiterativi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per tentato furto d’auto. I motivi sono stati giudicati meramente ripetitivi di quelli già presentati in appello, senza un reale confronto con la sentenza impugnata. L’analisi sottolinea che l’inammissibilità del ricorso in cassazione è una conseguenza diretta di tale approccio difensivo.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi Sono Solo Copia-Incolla

L’inammissibilità del ricorso in Cassazione rappresenta uno degli ostacoli procedurali più severi per la difesa. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ancora una volta che la mera riproposizione delle stesse argomentazioni già presentate in appello, senza un confronto critico con la decisione impugnata, porta inevitabilmente a questa declaratoria. Analizziamo il caso di un tentato furto d’auto per comprendere i principi applicati e le loro implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Tentato Furto e la Condanna nei Primi Gradi

Un individuo veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Vercelli che in secondo grado dalla Corte d’Appello di Torino per concorso in un tentativo di furto di un’autovettura. Il reato era aggravato dalla violenza sulle cose, dall’esposizione del bene alla pubblica fede e dalla recidiva. La difesa decideva di presentare ricorso per cassazione, basandolo su tre punti principali: la presunta invalidità della querela, la contestazione di un riconoscimento testimoniale e il mancato accoglimento dell’attenuante per danno di lieve entità.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione per Motivi Reiterativi

La Corte di Cassazione ha stroncato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La ragione principale risiede nel fatto che i motivi presentati erano una semplice reiterazione delle doglianze già sviluppate in appello. La Corte ha richiamato il consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sentenza Galtelli, 2017), secondo cui l’atto di impugnazione deve contenere un confronto effettivo e critico con le motivazioni della sentenza che si intende contestare. Un ‘copia-incolla’ dei motivi d’appello non soddisfa questo requisito e rende il ricorso inammissibile.

La Validità della Querela del Possessore

Uno dei punti contestati dalla difesa riguardava la legittimità della querela, sostenendo che chi l’aveva sporta non fosse il proprietario del veicolo. La Corte ha respinto questa argomentazione, chiarendo un principio fondamentale in materia di furto. Il bene giuridico protetto non è solo la proprietà, ma anche il possesso, inteso come relazione di fatto con la cosa. Di conseguenza, anche il semplice possessore o utilizzatore di un bene, come nel caso dell’automobilista, è considerato persona offesa e ha pieno diritto di sporgere querela, anche se il suo possesso è clandestino o illecito.

Il Diniego dell’Attenuante del Danno Lieve

La difesa aveva richiesto l’applicazione dell’attenuante del danno di particolare tenuità, prevista dall’articolo 62, n. 4 del codice penale. La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, ricordando che, secondo la giurisprudenza costante, questa attenuante presuppone un pregiudizio economico ‘lievissimo’, quasi irrisorio o irrilevante. Nel caso di specie, essendo stato accertato un danno effettivo alla persona offesa a seguito del tentativo di furto, tale requisito non poteva considerarsi soddisfatto.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su tre pilastri giuridici solidi. In primo luogo, il principio di specificità dei motivi del ricorso per cassazione, che vieta la mera riproduzione delle argomentazioni precedenti e impone un confronto analitico con la sentenza d’appello. In secondo luogo, la Corte riafferma un’interpretazione ampia del concetto di ‘persona offesa’ nel reato di furto, estendendolo a chiunque abbia una relazione di fatto (possesso) con il bene sottratto. Infine, viene ribadita la rigorosa interpretazione dell’attenuante del danno di lieve entità, che trova applicazione solo in casi di pregiudizio economico veramente insignificante.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione importante sulla tecnica di redazione dei ricorsi per cassazione. Evidenzia l’inutilità di presentare motivi non specifici e meramente ripetitivi, che conducono unicamente a una declaratoria di inammissibilità e alla condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Per gli operatori del diritto, emerge la necessità di strutturare l’impugnazione come una critica puntuale e argomentata delle specifiche ragioni giuridiche esposte nella sentenza precedente, unico modo per superare il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile, tra le altre ragioni, quando i motivi presentati sono una mera ripetizione di quelli già esposti in appello, senza un effettivo confronto critico con le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata.

Chi può sporgere querela per il reato di furto?
La querela per furto può essere sporta non solo dal proprietario del bene, ma anche da chiunque ne abbia il possesso o la detenzione, intesa come relazione di fatto con la cosa. Questo perché il bene giuridico tutelato è anche la relazione possessoria, a prescindere dal titolo giuridico.

Quali sono i requisiti per ottenere l’attenuante del danno di lieve entità (art. 62 n. 4 c.p.)?
Per ottenere l’attenuante del danno di particolare tenuità, è necessario che il pregiudizio economico causato alla persona offesa sia lievissimo, ossia di valore economico pressoché irrisorio o irrilevante. Non è sufficiente che il danno sia modesto, ma deve essere quasi nullo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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