Inammissibilità Ricorso Cassazione: Analisi di un Caso Pratico
L’inammissibilità del ricorso in Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e tecnicamente rilevanti nel processo penale. Con la presente ordinanza, la Suprema Corte ribadisce i confini invalicabili del giudizio di legittimità, chiarendo perché certi motivi di ricorso non possano trovare accoglimento. Analizziamo un caso concreto di appropriazione indebita per comprendere le ragioni che portano a una tale pronuncia.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo nei confronti di due persone per il reato di appropriazione indebita, previsto dall’art. 646 del codice penale. Gli imputati, non accettando la decisione, hanno deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi per cercare di annullare la condanna.
I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità in Cassazione
I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre argomentazioni principali, ognuna delle quali è stata respinta dalla Suprema Corte per ragioni procedurali ben precise, portando a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione.
1. Primo Motivo: Vizio di Motivazione e Violazione di Legge: Gli imputati sostenevano che non sussistessero gli elementi costitutivi del reato di appropriazione indebita. La Corte ha ritenuto questo motivo inammissibile perché si trattava di una contestazione puramente fattuale. Il compito della Cassazione non è quello di riesaminare le prove o di fornire una nuova valutazione dei fatti, ma solo di controllare la corretta applicazione della legge. Essendoci una ‘doppia conforme’ (sentenze uguali in primo e secondo grado), la ricostruzione dei fatti era già stata ampiamente e logicamente motivata.
2. Secondo Motivo: Sopravvenuta Prescrizione: I ricorrenti hanno eccepito l’estinzione del reato per prescrizione, indicando come data di inizio del reato quella della stipula di un contratto di locazione. Anche questo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che l’appropriazione indebita si era protratta nel tempo e che il termine di prescrizione doveva essere calcolato dal momento in cui la persona offesa aveva avuto effettiva conoscenza della sottrazione dei beni. Tenuto conto anche delle sospensioni del processo, il termine massimo di prescrizione non era ancora maturato.
3. Terzo Motivo: Mancato Riconoscimento della Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.): Infine, i ricorrenti lamentavano il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questo motivo è stato dichiarato inammissibile perché proposto per la prima volta in Cassazione. La legge processuale stabilisce, in virtù dell’effetto devolutivo, che non possono essere sollevate in sede di legittimità questioni che non siano state precedentemente sottoposte al giudice d’appello.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte ha sistematicamente smontato ciascun motivo di ricorso, evidenziando la loro natura puramente fattuale o proceduralmente scorretta. La decisione si fonda su principi cardine del giudizio di legittimità: il divieto di una terza valutazione del merito della causa e il divieto di introdurre ‘motivi nuovi’ non discussi nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha sottolineato come la sentenza d’appello fosse esaustiva, logica e coerente con le risultanze processuali, rendendo ogni tentativo di rimettere in discussione i fatti del tutto vano. La corretta individuazione del momento consumativo del reato ha poi chiuso la porta a qualsiasi dubbio sulla prescrizione.
Conclusioni
L’ordinanza in esame è un chiaro monito sull’importanza di strutturare correttamente i motivi di ricorso per Cassazione. Non è una sede dove si possono riaprire le discussioni sulle prove o introdurre tardivamente nuove difese. La decisione finale di dichiarare i ricorsi inammissibili, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, conferma la rigidità dei requisiti di accesso al giudizio di legittimità e cristallizza la responsabilità penale degli imputati. Questo caso dimostra come una strategia difensiva non attenta alle regole procedurali sia destinata inevitabilmente al fallimento.
È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo non discusso in Appello?
No, la Corte ha stabilito che non sono proponibili in Cassazione motivi nuovi che non siano stati dedotti nei motivi di appello e che, di conseguenza, non potevano essere esaminati dai giudici di secondo grado. Questo viola il principio dell’effetto devolutivo dell’impugnazione.
La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, il ruolo della Corte di Cassazione è quello di giudicare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non di effettuare una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. Tali attività sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.
Come viene calcolata la prescrizione se il reato si protrae nel tempo?
La prescrizione inizia a decorrere non necessariamente dall’inizio dell’azione, ma dal momento in cui il reato si è pienamente consumato. Nel caso di un’appropriazione indebita protratta nel tempo, la Corte ha considerato come data di riferimento quella in cui la persona offesa ha avuto concreta conoscenza dell’illecita apprensione dei beni.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 12885 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 12885 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 07/03/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME nato il 01/11/1990 COGNOME nato il 22/04/1989
avverso la sentenza del 29/02/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letti i ricorsi proposti nell’interesse di NOME COGNOME e NOME COGNOME; rilevato che il primo motivo di impugnazione, con cui i ricorrenti lamentano violazione di legge e vizio di motivazione in ordine alla sussistenza degli elementi costitutivi del reato di cui all’art. 646 cod. pen., è articolato esclusivamente in fatto e, quindi, proposto al di fuori dei limiti del giudizio di legittimità, restando estranei ai poteri della Corte di cassazione quello di una rilettura degli elementi probatori posti a fondamento della decisione o l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti;
rilevato che i giudici di appello, con motivazione esaustiva e conforme alle risultanze processuali, che riprende le argomentazioni del giudice di primo grado come è fisiologico in presenza di una doppia conforme, hanno indicato la pluralità di elementi idonei a dimostrare la penale responsabilità del ricorrente in ordine al reato di appropriazione indebita (vedi pagg. 1-2 della sentenza impugnata), tale ricostruzione, in nessun modo censurabile sotto il profilo della completezza e della razionalità, è fondata su apprezzamenti di fatto non qualificabili in termini di contraddittorietà o di manifesta illogicità e perciò insindacabili in questa sede;
rilevato che il secondo motivo di impugnazione con cui i ricorrenti eccepiscono la sopravvenuta prescrizione del reato contestato, è manifestamente infondato. Il ricorrente indica quale momento di consumazione del reato la data di stipula del contratto di locazione, senza tenere conto del fatto che l’appropriazione indebita si è protratta quantomeno fino alla data del 09 gennaio 2019, data in cui la persona offesa prendeva contezza dell’illecita apprensione dei beni indicati nel capo di imputazione. In considerazione della data di commissione del reato e della sospensione dei termini di prescrizione conseguente al rinvio delle udienze del 21 dicembre 2020, 12 aprile 2021, 05 luglio 2021 e 07 aprile 2022 (per complessivi 8 mesi), il termine massimo di prescrizione si perfezionerà soltanto in data 09.03.2027;
rilevato, che il terzo motivo con il quale si lamenta la violazione dell’art. 131bis, cod. pen. ed il vizio di motivazione in ordine al mancato riconoscimento della causa di esclusione della punibilità non è consentito in quanto ha ad oggetto una doglianza non dedotta in sede di appello e non rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio. Deve esser ribadito che non sono proponibili in cassazione motivi con i quali vengono sollevate per la prima volta questioni che, per non essere state dedotte nei motivi di appello, non potevano essere rilevate dai giudici di secondo grado, per non essere riconducibili nei limiti degli effetti devolutivi prodotti dall’impugnazione.
rilevato, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 7 marzo 2025 Il Con GLYPH sten •
La Presidente