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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi nuovi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati condannati per appropriazione indebita. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione è stata motivata dal fatto che i ricorrenti hanno presentato motivi basati su una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità, su una errata interpretazione della prescrizione e, infine, su una questione non sollevata nel precedente grado di giudizio, risultando quindi un motivo nuovo e tardivo.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

L’inammissibilità del ricorso in Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e tecnicamente rilevanti nel processo penale. Con la presente ordinanza, la Suprema Corte ribadisce i confini invalicabili del giudizio di legittimità, chiarendo perché certi motivi di ricorso non possano trovare accoglimento. Analizziamo un caso concreto di appropriazione indebita per comprendere le ragioni che portano a una tale pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo nei confronti di due persone per il reato di appropriazione indebita, previsto dall’art. 646 del codice penale. Gli imputati, non accettando la decisione, hanno deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi per cercare di annullare la condanna.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità in Cassazione

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre argomentazioni principali, ognuna delle quali è stata respinta dalla Suprema Corte per ragioni procedurali ben precise, portando a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione.

1. Primo Motivo: Vizio di Motivazione e Violazione di Legge: Gli imputati sostenevano che non sussistessero gli elementi costitutivi del reato di appropriazione indebita. La Corte ha ritenuto questo motivo inammissibile perché si trattava di una contestazione puramente fattuale. Il compito della Cassazione non è quello di riesaminare le prove o di fornire una nuova valutazione dei fatti, ma solo di controllare la corretta applicazione della legge. Essendoci una ‘doppia conforme’ (sentenze uguali in primo e secondo grado), la ricostruzione dei fatti era già stata ampiamente e logicamente motivata.

2. Secondo Motivo: Sopravvenuta Prescrizione: I ricorrenti hanno eccepito l’estinzione del reato per prescrizione, indicando come data di inizio del reato quella della stipula di un contratto di locazione. Anche questo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che l’appropriazione indebita si era protratta nel tempo e che il termine di prescrizione doveva essere calcolato dal momento in cui la persona offesa aveva avuto effettiva conoscenza della sottrazione dei beni. Tenuto conto anche delle sospensioni del processo, il termine massimo di prescrizione non era ancora maturato.

3. Terzo Motivo: Mancato Riconoscimento della Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.): Infine, i ricorrenti lamentavano il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questo motivo è stato dichiarato inammissibile perché proposto per la prima volta in Cassazione. La legge processuale stabilisce, in virtù dell’effetto devolutivo, che non possono essere sollevate in sede di legittimità questioni che non siano state precedentemente sottoposte al giudice d’appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha sistematicamente smontato ciascun motivo di ricorso, evidenziando la loro natura puramente fattuale o proceduralmente scorretta. La decisione si fonda su principi cardine del giudizio di legittimità: il divieto di una terza valutazione del merito della causa e il divieto di introdurre ‘motivi nuovi’ non discussi nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha sottolineato come la sentenza d’appello fosse esaustiva, logica e coerente con le risultanze processuali, rendendo ogni tentativo di rimettere in discussione i fatti del tutto vano. La corretta individuazione del momento consumativo del reato ha poi chiuso la porta a qualsiasi dubbio sulla prescrizione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un chiaro monito sull’importanza di strutturare correttamente i motivi di ricorso per Cassazione. Non è una sede dove si possono riaprire le discussioni sulle prove o introdurre tardivamente nuove difese. La decisione finale di dichiarare i ricorsi inammissibili, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, conferma la rigidità dei requisiti di accesso al giudizio di legittimità e cristallizza la responsabilità penale degli imputati. Questo caso dimostra come una strategia difensiva non attenta alle regole procedurali sia destinata inevitabilmente al fallimento.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo non discusso in Appello?
No, la Corte ha stabilito che non sono proponibili in Cassazione motivi nuovi che non siano stati dedotti nei motivi di appello e che, di conseguenza, non potevano essere esaminati dai giudici di secondo grado. Questo viola il principio dell’effetto devolutivo dell’impugnazione.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, il ruolo della Corte di Cassazione è quello di giudicare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non di effettuare una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. Tali attività sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

Come viene calcolata la prescrizione se il reato si protrae nel tempo?
La prescrizione inizia a decorrere non necessariamente dall’inizio dell’azione, ma dal momento in cui il reato si è pienamente consumato. Nel caso di un’appropriazione indebita protratta nel tempo, la Corte ha considerato come data di riferimento quella in cui la persona offesa ha avuto concreta conoscenza dell’illecita apprensione dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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