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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi nuovi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7517/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso in materia penale. La decisione si fonda su due principi cardine: la genericità dei motivi che mirano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e il divieto di introdurre motivi nuovi, come la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. sulla particolare tenuità del fatto, per la prima volta in Cassazione. Questa pronuncia ribadisce il rigore formale necessario per l’ammissibilità del ricorso.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: quando i motivi sono nuovi o generici

L’ordinanza n. 7517 del 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla tecnica di redazione dei ricorsi e sui limiti del giudizio di legittimità. La pronuncia chiarisce, ancora una volta, le ragioni che conducono a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione, specialmente quando i motivi sono generici o sollevati per la prima volta in questa sede. Analizziamo la decisione per comprendere i principi applicati dai giudici.

I fatti del processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto due principali motivi di ricorso alla Suprema Corte. Con il primo, contestava la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito. Con il secondo, sollevava per la prima volta la questione della non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.

I motivi del ricorso e l’inammissibilità in Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, ritenendoli entrambi inammissibili, sebbene per ragioni diverse. Questa analisi è fondamentale per capire le regole procedurali che governano il ricorso.

1. Il primo motivo: genericità e tentativo di rivalutazione del merito. La Corte ha ritenuto che le censure relative alla responsabilità penale fossero prive dei requisiti di specificità e autosufficienza. In sostanza, il ricorso non individuava vizi di legge precisi, ma tendeva a proporre una diversa lettura delle prove, un’operazione che non è consentita in sede di legittimità. La Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma un organo che verifica la corretta applicazione della legge. Le doglianze sull’inutilizzabilità di alcune prove sono state parimenti respinte come generiche, poiché non specificavano l’impatto decisivo di tali prove sulla condanna (la cosiddetta ‘prova di resistenza’).

2. Il secondo motivo: la novità della censura. Il punto cruciale della decisione riguarda il secondo motivo, relativo all’art. 131-bis c.p. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso in Cassazione su questo punto perché la questione non era mai stata sollevata nel precedente grado di giudizio, ovvero nell’atto di appello. L’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce che non possono essere dedotte in Cassazione questioni non prospettate nei motivi di appello, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha fondato la propria decisione su consolidati principi procedurali. In primo luogo, ha ribadito che il ricorso per cassazione deve denunciare vizi specifici della sentenza impugnata, non limitarsi a contestare la valutazione del giudice di merito. Qualsiasi tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove è destinato all’inammissibilità.

Il cuore della motivazione, tuttavia, risiede nel divieto di introdurre ‘motivi nuovi’. I giudici hanno chiarito che il perimetro del giudizio di Cassazione è delimitato dai motivi presentati in appello. Consentire di sollevare per la prima volta questioni come l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto significherebbe alterare la struttura del processo e le competenze dei diversi gradi di giurisdizione. L’imputato avrebbe dovuto sollevare tale richiesta davanti alla Corte d’Appello; non avendolo fatto, ha perso la possibilità di farla valere in Cassazione.

Le conclusioni

La pronuncia in esame è un monito sull’importanza della strategia difensiva e del rispetto delle regole processuali. Per evitare una dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione, è essenziale che tutti i motivi di doglianza siano articolati in modo specifico e, soprattutto, che vengano presentati tempestivamente nel grado di giudizio competente. La preclusione processuale per i motivi nuovi è una regola rigorosa che garantisce l’ordine e la funzionalità del sistema giudiziario, impedendo che il giudizio di legittimità si trasformi in un’ulteriore istanza di merito.

Perché il ricorso in esame è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il primo motivo era generico e mirava a una rivalutazione dei fatti non permessa in Cassazione, mentre il secondo motivo sollevava una questione (l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.) per la prima volta, in violazione del divieto di proporre motivi nuovi in sede di legittimità.

È possibile chiedere l’applicazione della non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ per la prima volta in Cassazione?
No. Secondo questa ordinanza, la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis del codice penale deve essere presentata come motivo di appello. Se non viene dedotta in quella sede, non può essere proposta per la prima volta con il ricorso per cassazione, pena l’inammissibilità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere contestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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