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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi non specifici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da due persone condannate per invasione di edifici. La decisione si fonda sulla non specificità dei motivi, che si limitavano a ripetere argomenti già respinti in appello senza una critica puntuale alla sentenza impugnata. Questo caso chiarisce il concetto di ‘pedissequa reiterazione’ e le conseguenze economiche, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, derivanti dalla presentazione di un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: La Lezione sulla Specificità dei Motivi

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti formali del ricorso, ribadendo un principio fondamentale: non basta avere ragione, bisogna saperla far valere nel modo corretto. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso per la sua genericità, un chiaro monito per chi intende adire il massimo grado di giudizio. Questo caso evidenzia l’importanza di evitare la semplice ripetizione degli argomenti e di formulare critiche precise contro la sentenza impugnata, pena l’inammissibilità del ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso: Invasione di Edifici e Stato di Necessità

Due persone, condannate in appello per il reato di invasione di edifici ai sensi degli articoli 633 e 639-bis del codice penale, hanno presentato ricorso per Cassazione. La loro difesa si basava principalmente sul riconoscimento della scriminante dello stato di necessità, sostenendo di aver agito per far fronte a un pericolo imminente e grave. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva già esaminato e respinto tale argomentazione, motivando adeguatamente la sua decisione.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Suprema Corte, senza entrare nel merito della questione, ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La decisione si è articolata sull’analisi dei due motivi presentati dai ricorrenti, entrambi ritenuti non idonei a superare il vaglio di ammissibilità.

Il Primo Motivo: La Critica della “Pedissequa Reiterazione”

Il primo motivo di ricorso contestava la violazione di legge e la contraddittorietà della motivazione della sentenza di condanna. La Cassazione ha rilevato che tale motivo non era altro che una “pedissequa reiterazione” di quanto già dedotto e discusso nel giudizio di appello. I ricorrenti si sono limitati a riproporre le stesse argomentazioni, senza formulare una critica specifica e argomentata contro le ragioni esposte dalla Corte d’Appello per rigettarle. Secondo la Suprema Corte, un motivo di ricorso è considerato “apparente” e non specifico quando omette di assolvere alla sua funzione tipica, che è quella di criticare puntualmente la decisione impugnata, e non di riproporre semplicemente la propria tesi difensiva.

Il Secondo Motivo: L’Introduzione di Censure Nuove

Il secondo motivo, invece, introduceva una censura per violazione di legge che non era stata sollevata nei precedenti motivi di appello. La procedura penale non consente di presentare per la prima volta in Cassazione motivi che non siano stati oggetto del precedente grado di giudizio, motivo per cui anche questa censura è stata giudicata inammissibile.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso Generico è Destinato a Fallire?

La motivazione della Corte di Cassazione è un pilastro del diritto processuale. Il giudizio di legittimità non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per questo, il ricorso deve essere specifico. Non può limitarsi a una lamentela generica o a ripetere argomenti già vagliati. Deve, invece, individuare con precisione il punto della decisione che si ritiene errato e spiegare, con argomentazioni giuridiche puntuali, perché lo sia. In questo caso, i ricorrenti non hanno spiegato perché la Corte d’Appello avesse sbagliato nel negare lo stato di necessità; si sono limitati a dire, ancora una volta, di averne diritto. Questa mancanza di specificità ha reso il ricorso inammissibile, impedendo alla Corte di esaminare il caso nel merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche e un Monito per la Difesa

La decisione in esame ha conseguenze pratiche significative. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro ciascuno) in favore della Cassa delle ammende. Questo provvedimento serve da monito: il ricorso per Cassazione è uno strumento serio, da utilizzare con perizia e cognizione di causa. Per gli avvocati, la lezione è chiara: è fondamentale studiare a fondo la sentenza d’appello e costruire un ricorso che ne smonti le fondamenta logico-giuridiche, piuttosto che limitarsi a riproporre vecchie battaglie. Per gli assistiti, significa affidarsi a professionisti che conoscano a fondo le rigorose regole del giudizio di legittimità.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non soddisfa specifici requisiti procedurali. Nel caso analizzato, ciò è avvenuto perché i motivi erano una semplice ripetizione (‘pedissequa reiterazione’) di argomenti già respinti in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata, e perché è stato introdotto un motivo di doglianza nuovo, non presentato nel precedente grado di giudizio.

Cosa significa che un motivo di ricorso è una ‘pedissequa reiterazione’?
Significa che l’appellante si limita a riproporre esattamente gli stessi argomenti già presentati e respinti dal giudice precedente, senza argomentare in modo specifico perché la decisione di quel giudice sarebbe errata. Un ricorso efficace deve criticare puntualmente la motivazione della sentenza impugnata, non solo ripetere la propria tesi.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Oltre al fatto che la condanna diventa definitiva, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la sanzione è stata fissata in 3.000 euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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