LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi non ammessi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per reati di droga. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi del ricorso erano mere repliche di argomentazioni già respinte in appello e miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. L’inammissibilità del ricorso Cassazione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi non Superano il Vaglio

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come l’istituto dell’inammissibilità del ricorso in Cassazione funzioni come un filtro per garantire che la Suprema Corte si pronunci solo su questioni di diritto. Un recente caso ha visto un imputato, condannato per un reato legato agli stupefacenti, vedersi respingere il proprio ricorso perché i motivi presentati non erano conformi a quanto richiesto dalla legge per il giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso nasce da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Messina per la violazione dell’articolo 73, comma 5, del d.P.R. 309/90, che sanziona i fatti di lieve entità in materia di sostanze stupefacenti. L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a tre principali motivi di doglianza: una presunta erronea valutazione della sua responsabilità, la mancata concessione delle attenuanti generiche e un’errata determinazione della pena.

L’Analisi della Suprema Corte: i motivi di inammissibilità del ricorso Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La Corte ha spiegato che i motivi addotti non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità, poiché non sollevavano questioni sulla corretta applicazione delle norme, ma tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, già compiuta dai giudici di merito.

La Replica di Censure Già Valutate

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato una semplice riproposizione di argomenti già ampiamente esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte territoriale aveva ricostruito la vicenda in modo puntuale e lineare, motivando correttamente la responsabilità dell’imputato. Ripetere le stesse censure in Cassazione, senza evidenziare un vizio di legge, porta inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso Cassazione.

La Mancata Concessione delle Attenuanti Generiche

Con il secondo motivo, il ricorrente lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Anche su questo punto, la Cassazione ha ritenuto inammissibile la censura, poiché la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, spiegando l’assenza di elementi positivi che potessero giustificare una riduzione della pena. La valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti è una prerogativa del giudice di merito, sindacabile in Cassazione solo in caso di motivazione mancante o palesemente illogica, cosa non avvenuta nel caso di specie.

La Determinazione della Pena

Infine, il terzo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato anch’esso respinto. La Suprema Corte ha rilevato come la sentenza impugnata fosse supportata da una motivazione ‘sufficiente e non illogica’, avendo considerato anche le argomentazioni difensive sul punto.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. La Suprema Corte non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici delle precedenti istanze. Il suo compito è verificare la corretta applicazione del diritto e la coerenza logica della motivazione. Quando un ricorso, come in questo caso, si limita a contestare l’apprezzamento dei fatti operato dal giudice di merito, senza individuare specifici errori di diritto, esso esula dall’ambito del giudizio di legittimità e deve essere dichiarato inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione pratica: per adire la Corte di Cassazione, non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione di merito. È necessario formulare censure specifiche che evidenzino vizi di violazione di legge o vizi motivazionali, come la manifesta illogicità. La proposizione di un ricorso con motivi generici o meramente ripetitivi non solo è destinata al fallimento, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, aggravando la posizione del ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non erano consentiti in sede di legittimità. Essi, infatti, replicavano argomentazioni già respinte nel merito e miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

È possibile riproporre in Cassazione gli stessi motivi già discussi in Appello?
No, non è possibile riproporre pedissequamente gli stessi motivi. Il ricorso per Cassazione deve denunciare vizi di legge o di motivazione (illogicità manifesta, contraddittorietà), non può limitarsi a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati