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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi infondati

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione è stata motivata dalla manifesta infondatezza dei motivi, che replicavano censure già respinte e sollevavano questioni non pertinenti al giudizio. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono Manifestamente Infondati

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di inammissibilità del ricorso in Cassazione quando i motivi addotti dal ricorrente risultano generici, ripetitivi e giuridicamente non pertinenti. La Suprema Corte, con una decisione netta, ribadisce i confini invalicabili del giudizio di legittimità, sanzionando l’abuso dello strumento processuale. Analizziamo la vicenda per comprendere i principi applicati e le conseguenze per il ricorrente.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. L’imputato contestava la decisione dei giudici di secondo grado, sollevando diverse censure. In particolare, lamentava la violazione del principio del divieto di reformatio in peius, ovvero il divieto per il giudice dell’appello di peggiorare la situazione dell’imputato. Tuttavia, come vedremo, tale doglianza è stata ritenuta dalla Cassazione del tutto fuori luogo rispetto al tema centrale del giudizio.

La Decisione della Suprema Corte: La Scure dell’Inammissibilità

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle accuse, ma si ferma a un livello preliminare, verificando se il ricorso possiede i requisiti minimi per essere esaminato. In questo caso, la Corte ha ritenuto che i motivi presentati non fossero consentiti dalla legge in sede di legittimità, in quanto manifestamente infondati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni dell’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su una serie di considerazioni precise. In primo luogo, ha evidenziato come i motivi del ricorso fossero una mera riproposizione di censure già esaminate e respinte dai giudici di merito. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma un organo che controlla la corretta applicazione della legge. Replicare argomenti già disattesi senza introdurre nuovi profili di violazione di legge rende il ricorso inammissibile.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato l’erroneo riferimento al divieto di reformatio in peius. La questione centrale del processo non era un peggioramento della pena in appello, ma la corretta qualificazione giuridica del fatto operata dal primo giudice ai sensi dell’art. 336 c.p. (violenza o minaccia a un pubblico ufficiale), nel rispetto dell’art. 521 c.p.p. (correlazione tra accusa e sentenza). L’argomento del ricorrente è stato definito ‘palesemente distonico’, cioè completamente slegato dal contesto giuridico del caso.

Infine, i giudici di legittimità hanno confermato la bontà del ragionamento dei giudici di merito, ritenendolo giuridicamente corretto, puntuale, coerente con le prove acquisite e privo di manifeste incongruenze logiche. Di fronte a una motivazione solida e ben argomentata, le censure generiche del ricorrente non potevano trovare accoglimento.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante sull’uso corretto del ricorso per Cassazione. Non è sufficiente essere insoddisfatti di una sentenza per impugnarla davanti alla Suprema Corte. È necessario formulare motivi specifici, pertinenti e che evidenzino una chiara violazione di legge o un vizio logico grave nella motivazione della sentenza impugnata. Tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti o riproporre le stesse argomentazioni già respinte porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione, con la conseguente condanna a spese e sanzioni pecuniarie. La decisione rafforza il ruolo della Cassazione come custode della legge e non come giudice del fatto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità, in quanto manifestamente infondati, ripetitivi di censure già respinte e basati su argomenti giuridici non pertinenti al caso.

Quale errore ha commesso il ricorrente nel citare il divieto di ‘reformatio in peius’?
Il ricorrente ha invocato il principio del divieto di ‘reformatio in peius’ (divieto di peggiorare la condanna in appello) in modo ‘palesemente distonico’, poiché la questione giuridica centrale del processo non era un peggioramento della pena, ma la corretta qualificazione del reato effettuata dal giudice di primo grado.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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