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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per il reato di cui all’art. 493ter c.p. I motivi sono stati giudicati una mera riproposizione di censure già respinte in appello, nonché un tentativo non consentito di riesaminare il merito dei fatti. L’inammissibilità ricorso Cassazione è stata confermata anche per la genericità delle doglianze sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. e sulla dosimetria della pena.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi Sono Generici

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione affronti i ricorsi basati su motivi non adeguatamente formulati, ribadendo i confini del proprio giudizio e sancendo l’inammissibilità del ricorso Cassazione. Questo provvedimento sottolinea l’importanza di presentare censure specifiche e pertinenti, evitando la semplice riproposizione di argomenti già esaminati nei gradi di merito. Analizziamo insieme la vicenda processuale e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Condanna Confermata in Appello

Il caso trae origine da una condanna per il delitto previsto dall’articolo 493ter del codice penale, confermata dalla Corte di Appello di Torino. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione affidandosi a diversi motivi. La difesa contestava la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito, denunciava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e criticava la dosimetria della pena.

L’Analisi della Corte: L’inammissibilità del ricorso Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso, dichiarandoli tutti inammissibili. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione, che toccano aspetti fondamentali della procedura penale.

Motivi Ripetitivi e Rilettura dei Fatti

I primi due motivi di ricorso, con cui si contestava la valutazione della responsabilità penale, sono stati considerati inammissibili perché si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha chiarito che un ricorso non può essere una semplice fotocopia dell’atto di appello, ma deve contenere una critica argomentata e specifica alla motivazione della sentenza impugnata. Inoltre, le censure si traducevano in una richiesta di rilettura delle prove (come le dichiarazioni dell’imputato e di suo fratello), un’attività preclusa al giudice di legittimità, il cui compito è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti.

L’Inapplicabilità della Causa di Non Punibilità

Anche il terzo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato giudicato infondato. La Corte d’Appello aveva motivato il rigetto della richiesta evidenziando la non modesta entità del danno, l’assenza di un risarcimento e la reiterazione delle condotte. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione logica e congrua, e pertanto insindacabile in sede di legittimità, confermando che la valutazione sulla tenuità del fatto è un giudizio di merito che, se ben motivato, non può essere rivisto.

Genericità sulla Dosimetria della Pena

Infine, il quarto motivo, che contestava la determinazione della pena, è stato qualificato come aspecifico. La difesa si era limitata a sottolineare il riconoscimento delle attenuanti generiche in primo grado, senza però confrontarsi con la motivazione della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile il relativo motivo di gravame per genericità. La Suprema Corte ha ricordato che il riconoscimento di attenuanti non comporta automaticamente l’applicazione della pena nel minimo edittale e che il motivo di ricorso deve sempre confrontarsi criticamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati del processo penale. L’inammissibilità del ricorso Cassazione deriva dalla natura stessa del giudizio di legittimità, che non è un terzo grado di merito. I ricorsi devono essere formulati nel rispetto del principio di specificità, indicando con precisione le violazioni di legge o i vizi logici della motivazione della sentenza impugnata. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso, ma è necessario sviluppare una critica puntuale e argomentata. In questo caso, i motivi erano o ripetitivi di doglianze già esaminate e respinte, o si traducevano in una richiesta di rivalutazione del materiale probatorio, o erano formulati in termini generici senza un reale confronto con la decisione appellata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza costituisce un importante monito per la prassi forense. Per evitare una declaratoria di inammissibilità, è fondamentale che l’atto di ricorso per Cassazione sia redatto con estremo rigore. Occorre abbandonare la logica della mera riproposizione degli argomenti difensivi e concentrarsi sull’individuazione di specifici vizi di legittimità della sentenza di secondo grado. La decisione ribadisce che il ruolo della Cassazione non è quello di offrire un’ulteriore opportunità per discutere i fatti, ma di garantire l’uniforme interpretazione della legge e la tenuta logica delle motivazioni giudiziarie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano considerati una mera riproposizione di censure già respinte in appello, si traducevano in un tentativo non consentito di riesaminare le prove e i fatti (attività riservata ai giudici di merito), ed erano formulati in modo generico, senza un confronto critico specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove?
No, non è possibile. Il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può riesaminare le prove (es. testimonianze, documenti) per fornire una nuova ricostruzione dei fatti, ma si limita a controllare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

Per quale motivo non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La causa di non punibilità non è stata applicata perché i giudici di merito, con una valutazione ritenuta corretta dalla Cassazione, hanno considerato l’offesa non particolarmente tenue. Tale giudizio si basava su elementi specifici come la non modesta entità del danno, la mancata riparazione del pregiudizio e la reiterazione delle condotte delittuose da parte dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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