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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per permanenza illegale nel territorio dello Stato. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello e sulla tardiva richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, non sollevata nei gradi di merito. Questo caso evidenzia l’importanza di formulare censure specifiche e tempestive nel processo penale.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Cassazione: Le Conseguenze di Motivi Generici

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i requisiti di specificità per un ricorso, sottolineando come la genericità delle censure porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione. La pronuncia analizza anche il momento processuale corretto per invocare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, escludendone la proponibilità per la prima volta in sede di legittimità.

Il Contesto: la Condanna del Giudice di Pace

Il caso ha origine da una sentenza del Giudice di Pace di Ancona, che aveva condannato un cittadino straniero per il reato previsto dall’art. 10-bis del d.lgs. 286/1998, ovvero per essersi trattenuto illegalmente nel territorio nazionale. La condanna consisteva in una pena pecuniaria di cinquemila euro di ammenda, oltre al pagamento delle spese processuali.

Contro questa decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi di violazione di legge e di motivazione.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità in Cassazione

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due motivi principali, entrambi però ritenuti infondati dalla Suprema Corte.

La Genericità del Primo Motivo

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile a causa della sua estrema genericità. La difesa si era limitata a enunciare i vizi di legge e di motivazione senza però articolare critiche specifiche e puntuali contro l’apparato argomentativo della sentenza impugnata. Secondo la Corte, non è sufficiente denunciare un’ipotetica illogicità o una carenza probatoria senza confrontarsi concretamente con le motivazioni del giudice di merito, che nel caso di specie erano state ritenute puntuali e complete.

La Tardività della Richiesta di Particolare Tenuità del Fatto

Il secondo motivo riguardava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 34 del d.lgs. 274/2000 per i procedimenti davanti al Giudice di Pace. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha osservato che tale richiesta non era mai stata formulata nel corso del giudizio di merito. La giurisprudenza consolidata, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che questa causa di esclusione della punibilità non può essere dichiarata d’ufficio dal giudice, ma richiede una specifica istanza di parte e la non opposizione dell’imputato e della persona offesa. Di conseguenza, la questione non può essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso per cassazione, ha ribadito due principi procedurali fondamentali. In primo luogo, il ricorso deve contenere una critica argomentata e specifica della decisione impugnata, non potendosi limitare a una mera enunciazione di vizi. Il ricorrente ha l’onere di confrontarsi con la motivazione della sentenza e di indicare precisamente le ragioni per cui la ritiene errata. Un ricorso generico, che non assolve a tale onere, è destinato all’inammissibilità.

In secondo luogo, la Corte ha confermato un orientamento consolidato riguardo alla particolare tenuità del fatto nei procedimenti davanti al Giudice di Pace. La richiesta di applicazione di tale istituto deve essere presentata durante il giudizio di merito, poiché la sua valutazione richiede una partecipazione processuale (la non opposizione delle parti) incompatibile con una declaratoria d’ufficio o con una richiesta avanzata per la prima volta davanti alla Cassazione. La mancata formulazione di tale istanza preclude la possibilità di far valere la relativa doglianza in sede di legittimità.

Conclusioni: L’importanza della Specificità nel Ricorso

La decisione in esame offre un’importante lezione pratica: la preparazione di un ricorso per Cassazione richiede massima cura e specificità. Non è sufficiente contestare genericamente una sentenza, ma è necessario smontarne punto per punto le argomentazioni giuridiche e fattuali. Inoltre, tutte le istanze e le difese, come quella relativa alla particolare tenuità del fatto, devono essere tempestivamente presentate nel corso del giudizio di merito, poiché le omissioni non possono essere sanate nel successivo grado di legittimità. La conseguenza di tali negligenze è, come in questo caso, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: la genericità del primo motivo, che non formulava critiche specifiche alla sentenza impugnata, e la tardività del secondo motivo, poiché la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto non era stata avanzata nel giudizio di merito.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che la doglianza relativa all’improcedibilità per particolare tenuità del fatto non è proponibile per la prima volta in sede di legittimità. Tale istituto richiede una deduzione specifica della difesa nel merito e la non opposizione delle parti, condizioni non valutabili in Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma, in questo caso determinata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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