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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da tre imputati condannati per furto aggravato. La decisione si fonda sulla genericità e aspecificità dei motivi di appello, che non si confrontavano con la motivazione della sentenza impugnata. Questa pronuncia ribadisce i requisiti formali per un valido ricorso e comporta la condanna degli imputati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando la validità della valutazione del giudice di merito.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: La Condanna per Motivi Generici

L’inammissibilità del ricorso in Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e, al contempo, più significativi nel processo penale. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito l’importanza della specificità dei motivi di ricorso, sanzionando con l’inammissibilità e una condanna pecuniaria i tentativi di rimettere in discussione il merito della vicenda processuale con argomentazioni generiche. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere i criteri che governano l’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: Il Ricorso per Furto Aggravato

Tre individui, precedentemente condannati dalla Corte d’Appello di Bari per il reato di furto aggravato, hanno proposto ricorso per Cassazione. Ciascuno, con atti separati, ha sollevato motivi di doglianza sostanzialmente simili. Le censure si concentravano sulla presunta violazione degli articoli 132 e 133 del codice penale, relativi ai criteri di determinazione della pena. In particolare, i ricorrenti lamentavano un’errata commisurazione della sanzione e, in alcuni casi, la mancata concessione delle attenuanti generiche o l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto in toto le argomentazioni dei ricorrenti, dichiarando i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: i motivi di ricorso devono essere specifici e confrontarsi puntualmente con la motivazione della sentenza impugnata. Tentare di introdurre valutazioni di fatto, già di competenza esclusiva dei giudici di merito, si traduce in un vizio che conduce inevitabilmente all’inammissibilità.

Analisi dei Motivi di Doglianza

I giudici hanno osservato come tutte le allegazioni presentate fossero “prive della necessaria specificità”. I ricorrenti, infatti, si erano limitati a criticare la decisione della Corte d’Appello in modo astratto, omettendo qualsiasi confronto critico con le argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato. Inoltre, sono state qualificate come “irrituali” le allegazioni in fatto, che esulano dal perimetro del giudizio di Cassazione, il quale è chiamato a giudicare della corretta applicazione del diritto, non a ricostruire la vicenda storica.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e si pongono in continuità con un orientamento giurisprudenziale consolidato. La Corte d’Appello, secondo gli Ermellini, aveva correttamente escluso l’applicazione delle attenuanti generiche, evidenziando la mancanza di elementi positivi da valorizzare. La valutazione della gravità del fatto e della personalità negativa degli imputati era stata fondata su elementi concreti, rientranti nei parametri dell’art. 133 del codice penale, e giustificata con una motivazione congrua e logica. Di fronte a una motivazione immune da vizi logico-giuridici, il tentativo dei ricorrenti di ottenere una nuova valutazione del merito si è rivelato infruttuoso e proceduralmente scorretto. La Suprema Corte ha quindi esercitato il proprio potere discrezionale, ritenendo preponderanti gli elementi negativi evidenziati dal giudice di secondo grado.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito sulla necessità di redigere ricorsi per Cassazione con rigore tecnico e specificità. L’esito non è stato solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione del pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione aggiuntiva è prevista dall’art. 616 c.p.p. quando l’inammissibilità del ricorso in Cassazione è riconducibile a una colpa del ricorrente, ravvisabile proprio nella palese infondatezza e genericità dei motivi proposti. La decisione, pertanto, non solo chiude la vicenda processuale per i tre imputati, ma riafferma con forza il ruolo e i limiti del giudizio di legittimità, arginando l’abuso dello strumento processuale.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché le allegazioni erano prive della necessaria specificità, omettevano qualsiasi confronto con la motivazione della sentenza impugnata e contenevano irrituali allegazioni in fatto, che esulano dalla competenza della Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze economiche dell’inammissibilità in questo caso?
Oltre alla conferma della condanna, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un’impugnazione evidentemente inammissibile.

La Corte di Cassazione ha riesaminato la decisione sulla concessione delle attenuanti generiche?
No, la Corte ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello di escludere le attenuanti generiche fosse correttamente motivata, basata sul difetto di elementi positivi da valorizzare e sulla valutazione della gravità del fatto e della personalità degli imputati, rientrando tale giudizio nel potere discrezionale del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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