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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per evasione e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso generici e manifestamente infondati, confermando la decisione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva correttamente negato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la gravità del reato e i precedenti penali dell’imputato. Il caso evidenzia come l’inammissibilità del ricorso in Cassazione sia una conseguenza diretta di censure non specifiche.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando le Censure Generiche Decretano il Fallimento dell’Appello

L’esito di un processo non sempre si conclude con i gradi di merito. Spesso, la parola finale spetta alla Corte di Cassazione, il cui giudizio, però, è strettamente vincolato a specifici requisiti di legge. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi possa portare a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Questo caso sottolinea l’importanza di formulare censure precise e pertinenti, anziché limitarsi a una generica contestazione della sentenza impugnata.

I Fatti del Processo

Il caso in esame riguarda un individuo condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per i reati di evasione (art. 385 c.p.) e porto di oggetti atti ad offendere (art. 4 della L. n. 110/1975). Non accettando la condanna, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a due motivi principali. Con il primo, contestava il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Con il secondo, metteva in discussione l’affermazione della sua responsabilità per il reato di porto d’armi.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminati i motivi, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, ritenendo che le censure mosse dall’imputato non fossero consentite in sede di legittimità. Secondo la Corte, i motivi erano non solo generici, ma anche manifestamente infondati, e non riuscivano a scalfire la solidità della motivazione della sentenza d’appello.

Analisi dei motivi di inammissibilità del ricorso in Cassazione

La Suprema Corte ha smontato entrambi i motivi di ricorso. Per quanto riguarda il diniego della non punibilità (art. 131-bis c.p.), i giudici hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica, coerente e puntuale. La gravità del fatto, desunta dalle modalità di tempo e di luogo, insieme ai numerosi precedenti penali e giudiziari dell’imputato, costituivano elementi sufficienti a giustificare l’esclusione di tale beneficio. Allo stesso modo, il secondo motivo relativo alla responsabilità per il porto di oggetti atti ad offendere è stato giudicato inammissibile perché la Corte di merito aveva già vagliato e disatteso le argomentazioni difensive con corretti argomenti giuridici, valorizzando le risultanze processuali e le dichiarazioni testimoniali.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nel principio secondo cui il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia palesemente illogica, contraddittoria o carente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva costruito una motivazione solida, basata su elementi concreti (gravità del fatto, precedenti dell’imputato, prove testimoniali). Le censure del ricorrente, al contrario, si sono rivelate mere contestazioni generiche, incapaci di evidenziare vizi di legittimità e quindi inidonee a superare il vaglio di ammissibilità.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: per accedere al giudizio di Cassazione, non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione precedente. È necessario articolare motivi specifici, che individuino con precisione gli errori di diritto o i vizi logici della sentenza impugnata. In assenza di tali requisiti, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con la conseguenza per il ricorrente non solo di vedere confermata la condanna, ma anche di essere onerato del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi presentati erano generici e manifestamente infondati, ovvero non consentiti dalla legge in sede di legittimità, dove non si possono riesaminare i fatti ma solo la corretta applicazione della legge.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per negare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte d’Appello ha considerato la gravità del fatto, valutata in base alle modalità di tempo e di luogo in cui è stato commesso, nonché i numerosi precedenti penali e giudiziari a carico dell’imputato.

Cosa comporta per il ricorrente la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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