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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per frode, poiché i motivi sono stati giudicati generici, ripetitivi di quelli già presentati in appello e miranti a una inammissibile rivalutazione dei fatti. L’ordinanza conferma che la funzione del ricorso di legittimità è quella di una critica argomentata alla sentenza impugnata, non una mera riproposizione. Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto correttamente motivato.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono Troppo Generici

L’inammissibilità del ricorso in cassazione è uno degli ostacoli più frequenti nel percorso giudiziario. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre l’occasione per analizzare i requisiti di specificità che un ricorso deve possedere per superare il vaglio di ammissibilità, specialmente quando si contestano la responsabilità penale e la concessione delle attenuanti generiche.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di frode (art. 640 c.p.) emessa dalla Corte d’Appello. L’imputata, ritenuta colpevole, decideva di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, affidando il suo ricorso a due motivi principali: la contestazione della sua responsabilità penale e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione su una serie di elementi chiari: l’imputata era la titolare di una carta prepagata utilizzata per commettere il reato, aveva denunciato tardivamente lo smarrimento della stessa, non l’aveva bloccata e, anzi, la carta era stata utilizzata anche dopo la presunta perdita.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità in Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, giungendo a una conclusione netta: l’impugnazione è inammissibile. Vediamo nel dettaglio perché questa decisione è cruciale per comprendere la logica del giudizio di legittimità.

Il Primo Motivo: Genericità e Ripetitività

Il primo motivo, relativo alla responsabilità penale, è stato bocciato per mancanza di specificità. La Cassazione ha chiarito che la specificità dei motivi non va valutata solo ‘intrinsecamente’ (cioè per la genericità delle argomentazioni), ma anche ‘estrinsecamente’. Ciò significa che i motivi sono ‘apparenti’ quando:

1. Non c’è correlazione tra le argomentazioni del ricorrente e la complessità della motivazione della sentenza impugnata.
2. Il ricorso si limita a una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già presentati e respinti in appello.

In sostanza, il ricorso non svolgeva la sua funzione tipica, ovvero quella di una critica argomentata e puntuale contro la decisione di secondo grado. Tendeva, invece, a sollecitare una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione alternativa dei fatti, un’attività preclusa alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.

Il Secondo Motivo sull’Inammissibilità del Ricorso Cassazione

Anche il secondo motivo, riguardante il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per negare le attenuanti, il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli.

È sufficiente che si concentri sugli elementi negativi ritenuti decisivi o che evidenzi l’assenza di elementi positivi di rilievo. Nel caso specifico, i giudici d’appello avevano fornito una motivazione congrua e priva di vizi logici per giustificare il loro diniego, rendendo la critica mossa in Cassazione infondata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha sottolineato che le doglianze difensive, in entrambi i casi, miravano a ottenere una rivalutazione delle fonti di prova con criteri diversi da quelli adottati dal giudice di merito. Questo tentativo è estraneo al giudizio di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, a meno che non emergano ‘travisamenti’ evidenti e decisivi delle prove, cosa che in questo caso non è avvenuta. I giudici di merito avevano, al contrario, ampiamente e correttamente vagliato e disatteso le tesi difensive, basando la condanna su argomenti logici e giuridici solidi.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per i Ricorrenti

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Chi intende presentare un ricorso per cassazione deve evitare di riproporre semplicemente le argomentazioni già sconfitte in appello. È invece necessario costruire una critica mirata, specifica e pertinente, che attacchi la logica giuridica della sentenza impugnata, evidenziandone le contraddizioni o le violazioni di legge. Tentare di ottenere un ‘terzo grado di giudizio’ sul merito dei fatti è una strategia destinata a scontrarsi con una declaratoria di inammissibilità del ricorso in cassazione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando i motivi sono indeterminati, non si confrontano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, si limitano a ripetere le stesse doglianze già respinte in appello, oppure mirano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, che non è permessa in sede di legittimità.

È sufficiente riproporre in Cassazione gli stessi motivi già presentati in appello?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione richiede una ‘critica argomentata’ rivolta specificamente contro la decisione della Corte d’Appello. La mera e pedissequa reiterazione di motivi già esaminati e motivatamente disattesi non assolve a questa funzione e porta all’inammissibilità del ricorso.

Come deve motivare un giudice il diniego delle attenuanti generiche?
Per negare le attenuanti generiche, il giudice non è obbligato a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che la sua motivazione si basi su un riferimento congruo agli elementi negativi ritenuti decisivi o sulla constatazione dell’assenza di elementi positivi, purché il ragionamento sia esente da criticità giustificative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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