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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per concorso in truffa. La decisione si fonda sulla genericità del primo motivo, che si limitava a contestare la valutazione dei fatti senza un confronto specifico con le argomentazioni della sentenza d’appello, e sulla manifesta infondatezza del secondo motivo, relativo alla mancata applicazione di un’attenuante. Questo caso sottolinea i rigorosi requisiti per l’ammissibilità del ricorso in cassazione.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi Sono Troppo Generici

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la precisione e la specificità siano requisiti imprescindibili per accedere al giudizio della Suprema Corte. Una recente pronuncia ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’inammissibilità del ricorso in Cassazione quando i motivi presentati sono generici e non si confrontano adeguatamente con la decisione impugnata. Questo caso, riguardante un’accusa di concorso in truffa, diventa una lezione pratica sull’importanza della tecnica redazionale negli atti di impugnazione.

I Fatti del Caso: Un Ricorso per Truffa

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’appello di Milano, che aveva confermato la responsabilità penale di un individuo per il reato di concorso in truffa. Il ricorrente ha basato la sua difesa davanti alla Corte di Cassazione su due motivi principali. Con il primo, lamentava presunte carenze motivazionali nella sentenza di secondo grado, sostenendo che la sua condanna fosse il risultato di una valutazione erronea dei fatti e delle prove. Con il secondo motivo, contestava la mancata applicazione dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, previsto dall’articolo 62, n. 4 del codice penale.

L’Analisi della Corte: L’inammissibilità del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi e li ha respinti, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni distinte ma convergenti verso un unico punto: il mancato rispetto dei requisiti di specificità richiesti dalla legge per l’impugnazione.

La Genericità del Primo Motivo

Il primo motivo è stato giudicato generico per due ragioni fondamentali. In primo luogo, era formulato in termini vaghi, senza indicare con precisione gli elementi di fatto e di diritto che avrebbero dovuto sostenere le richieste. In secondo luogo, e ancora più importante, il ricorso ometteva un confronto effettivo con le argomentazioni della Corte d’appello. Invece di criticare puntualmente il ragionamento del giudice di secondo grado, il ricorrente si è limitato a proporre una lettura alternativa delle prove, un’operazione che esula dai poteri della Corte di Cassazione. Quest’ultima, infatti, è un giudice di legittimità, non di merito, e non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti, salvo casi eccezionali di travisamento della prova, qui non ravvisati.

La Manifesta Infondatezza del Secondo Motivo

Anche il secondo motivo, relativo all’attenuante del danno di lieve entità, è stato ritenuto infondato. La Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva congruamente spiegato perché il danno causato dal reato non poteva essere considerato irrisorio o di minima rilevanza. La valutazione circa la speciale tenuità del pregiudizio è riservata all’apprezzamento del giudice di merito e, se motivata in modo logico e coerente, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione sull’inammissibilità del ricorso in cassazione richiamando gli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale. Queste norme impongono che i motivi di impugnazione siano specifici, indicando le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che li sorreggono. La specificità non è un mero formalismo, ma una garanzia funzionale a delimitare l’oggetto del giudizio di impugnazione e a consentire al giudice di comprendere esattamente le censure mosse. Un motivo generico, che non si correla con le argomentazioni della sentenza impugnata, viola questo principio e porta inevitabilmente all’inammissibilità. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di una “terza istanza” sul fatto, ma di controllo sulla corretta applicazione della legge.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza è un monito per ogni difensore. La redazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi critica e puntuale della decisione impugnata. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso o proporre una ricostruzione dei fatti più favorevole all’assistito. È necessario, invece, individuare i vizi logico-giuridici specifici che inficiano la motivazione del giudice e articolarli in modo chiaro e pertinente. L’esito contrario, come dimostra il caso in esame, non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata quantificata in tremila euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza d’appello e tendevano a sollecitare una nuova valutazione dei fatti, compito che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “generico”?
Secondo la Corte, un motivo è generico non solo quando è indeterminato, ma anche quando manca una correlazione tra le ragioni esposte nel ricorso e quelle argomentate nella decisione impugnata. In pratica, non basta lamentarsi della sentenza, ma bisogna spiegare in modo preciso dove e perché il giudice ha sbagliato.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Non può procedere a una “rilettura” dei fatti e delle prove, la cui valutazione è riservata in via esclusiva ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’appello), a meno che non si configuri un vizio specifico come il travisamento della prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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