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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27086/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per bancarotta fraudolenta. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi presentati, che si risolvevano in una mera riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte in appello, configurando un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione del merito. Questa pronuncia ribadisce i rigorosi requisiti di specificità per l’accesso al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: quando i motivi sono generici

L’ordinanza n. 27086/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti formali e sostanziali per adire il giudice di legittimità. La decisione sottolinea come la genericità dei motivi e la mera riproposizione di doglianze già esaminate portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in cassazione, confermando il ruolo della Suprema Corte come giudice della legge e non dei fatti. Il caso in esame riguarda un imputato condannato per bancarotta fraudolenta che ha visto il suo ricorso respinto senza nemmeno un esame nel merito.

I Fatti del Processo

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, proponeva ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello. I motivi del ricorso erano molteplici. In primo luogo, lamentava la mancata partecipazione al giudizio di appello, svoltosi in forma ‘cartolare’, sostenendo di essere sottoposto a un programma di protezione in qualità di collaboratore di giustizia. In secondo luogo, presentava una serie di doglianze relative alla sua responsabilità penale, all’elemento soggettivo del reato e alla mancata riqualificazione del fatto in bancarotta semplice, reiterando di fatto le argomentazioni già disattese dalla Corte territoriale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso integralmente inammissibile. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni del ricorrente, evidenziandone la manifesta infondatezza e la palese genericità. La Corte ha stabilito che non sussisteva alcun diritto alla partecipazione fisica in un processo d’appello celebrato con rito cartolare. Inoltre, tutte le altre censure sono state qualificate come un tentativo, neanche troppo velato, di ottenere una terza valutazione del merito della vicenda, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Analisi dell’inammissibilità del ricorso in cassazione

La Corte ha ribadito un principio cardine della procedura penale: i motivi di ricorso per Cassazione devono essere specifici, chiari e pertinenti. Non è sufficiente propugnare una tesi alternativa o negatoria rispetto a quella dei giudici di merito. È necessario, invece, indicare con precisione gli elementi su cui si fonda la censura e le ragioni per cui la motivazione della sentenza impugnata sarebbe illogica o contraddittoria. Nel caso di specie, il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse difese, con un ‘frasario decisamente ridondante’, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della Corte d’Appello.

Il Divieto di Rivalutazione del Merito in Cassazione

Un altro aspetto cruciale della decisione riguarda il perimetro del giudizio di legittimità. La Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono rivalutare le prove o la ricostruzione dei fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. I motivi del ricorso che, come in questo caso, si traducono in una ‘pedissequa reiterazione’ di quanto già dedotto in appello sono considerati ‘indeducibili’ perché mirano a una rivalutazione del fatto, estranea alle competenze della Suprema Corte.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su consolidati orientamenti giurisprudenziali. I giudici hanno sottolineato come i motivi d’appello, e di conseguenza quelli di Cassazione, debbano rispettare i requisiti di specificità previsti dall’art. 581 cod. proc. pen. Quando i motivi sono generici fin dall’origine, l’inammissibilità è ‘genetica’ e non può essere sanata. La Corte d’Appello avrebbe potuto non prenderli nemmeno in considerazione e, anche se lo ha fatto respingendoli nel merito, ciò non apre la via a un ricorso per Cassazione ugualmente viziato. La Corte ha quindi concluso che il ricorso era privo dei requisiti minimi per poter essere esaminato, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per i difensori: il ricorso per Cassazione è uno strumento tecnico che richiede rigore e precisione. La semplice insoddisfazione per l’esito dei giudizi di merito non è sufficiente. È indispensabile individuare specifici vizi di legittimità nella sentenza impugnata e argomentarli in modo puntuale, evitando di riproporre questioni di fatto già ampiamente dibattute e decise. In assenza di tali requisiti, l’esito non può che essere una declaratoria di inammissibilità del ricorso in cassazione, con conseguente condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, non specifici, manifestamente infondati, o quando si limitano a riproporre questioni di fatto già valutate nei precedenti gradi di giudizio, senza indicare precise violazioni di legge o vizi logici della motivazione della sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti compiuta nei gradi precedenti?
No, non è possibile. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione.

L’assenza dell’imputato a un’udienza d’appello ‘cartolare’ costituisce un motivo valido di ricorso?
No. Secondo la Corte, in un processo che si svolge in forma ‘cartolare’ (cioè basato solo su atti scritti), la partecipazione fisica delle parti non è prevista né necessaria. Pertanto, lamentare la mancata ‘traduzione’ o partecipazione all’udienza è un motivo manifestamente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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