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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da due individui condannati in Appello per un reato minore legato agli stupefacenti. Le motivazioni dell’inammissibilità del ricorso in Cassazione risiedono nella genericità delle argomentazioni presentate, che non si confrontavano specificamente con la sentenza impugnata e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono Troppo Generici

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14493 del 2024, offre un’importante lezione sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. La decisione ribadisce un principio fondamentale: per accedere al giudizio di legittimità, i motivi di ricorso devono essere specifici e confrontarsi criticamente con la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni o a sollecitare una nuova valutazione dei fatti. Analizziamo questa pronuncia per comprendere le ragioni che portano alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione e le conseguenze per i ricorrenti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che aveva condannato due persone per un reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli stupefacenti (d.P.R. 309/1990), relativo a fatti di lieve entità. Avverso tale decisione, entrambi gli imputati proponevano ricorso per Cassazione.

Le doglianze erano distinte:
– Un ricorrente contestava la sua responsabilità penale a titolo di compartecipazione, sostenendo l’errata valutazione del suo contributo al reato.
– L’altra ricorrente lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131 bis del codice penale.

Entrambi i ricorsi, tuttavia, sono stati fermati alle porte della Suprema Corte.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma ha rilevato un vizio preliminare che ha reso impossibile l’esame delle censure. Tale vizio risiedeva nella natura stessa dei motivi presentati, giudicati inadeguati a superare il vaglio di ammissibilità. La conseguenza diretta è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione ai ricorrenti del pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la Genericità dei Motivi e i Limiti del Giudizio di Cassazione

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni che hanno condotto all’inammissibilità del ricorso in Cassazione. La Corte ha evidenziato due profili critici:

1. Genericità e Mancanza di Confronto: I motivi sono stati ritenuti ‘del tutto generici’ e non si confrontavano in modo obiettivo con la motivazione della sentenza della Corte d’Appello. In altre parole, i ricorsi non spiegavano perché la decisione dei giudici di secondo grado fosse errata in diritto, ma si limitavano a reiterare argomentazioni difensive già respinte, senza attaccare specificamente la logica giuridica della sentenza impugnata.

2. Richiesta di una Nuova Valutazione dei Fatti: In particolare per uno dei ricorrenti, il ricorso non mirava a denunciare un vizio di legittimità (cioè una violazione di legge o un difetto di motivazione), ma tendeva a ‘sollecitare una diversa valutazione delle prove’. Questo è un punto cruciale. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è ricostruire i fatti o valutare diversamente le prove (come farebbe un ‘terzo grado’ di giudizio), ma solo controllare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria. Chiedere alla Cassazione di riesaminare le prove equivale a presentare un ricorso fuori dai suoi poteri, rendendolo per ciò stesso inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza è un monito chiaro sull’importanza della tecnica redazionale del ricorso per Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza per poterla impugnare con successo davanti alla Suprema Corte. È indispensabile formulare censure specifiche, puntuali e strettamente attinenti a vizi di legittimità. Un ricorso che si limiti a criticare genericamente la decisione o a chiedere una nuova e più favorevole lettura dei fatti è destinato all’inammissibilità, con l’ulteriore aggravio di spese e sanzioni per il ricorrente. La decisione sottolinea, quindi, la necessità di un approccio legale rigoroso e tecnicamente ineccepibile per accedere al massimo grado di giudizio.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché i motivi erano del tutto generici, non si confrontavano con la motivazione della sentenza impugnata e, in un caso, miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività non consentita nel giudizio di Cassazione.

Quali erano le richieste principali degli imputati nel loro ricorso?
Un imputato contestava il giudizio sulla sua responsabilità a titolo di compartecipazione nel reato, mentre l’altra imputata lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).

Quali sono state le conseguenze economiche per i ricorrenti dopo la dichiarazione di inammissibilità?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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