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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per falsità materiale. I motivi, basati su doglianze di fatto e critiche generiche sulla pena e sulle attenuanti, sono stati ritenuti manifestamente infondati, confermando così la decisione di merito.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile: Quando i Motivi Vengono Respinti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre uno spunto fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le ragioni che portano a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Quando un imputato decide di impugnare una sentenza di condanna fino all’ultimo grado di giudizio, deve formulare motivi specifici che attengano a violazioni di legge o a vizi logici della motivazione, non potendo limitarsi a una semplice riproposizione delle proprie tesi fattuali. Vediamo nel dettaglio come la Corte ha applicato questi principi.

Il Contesto del Caso Giudiziario

I fatti alla base della vicenda processuale riguardano una condanna emessa dal Tribunale di Benevento e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato era stato riconosciuto colpevole per i reati di falsità materiale commessa da privato e uso di atto falso, previsti dagli articoli 477 e 482 del codice penale.

Non ritenendo giusta la decisione dei giudici di merito, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a due specifici motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità in Cassazione

Il ricorrente ha tentato di scardinare la sentenza di condanna su due fronti: la valutazione delle prove e la determinazione della pena. Tuttavia, entrambi i motivi sono stati giudicati dalla Suprema Corte come manifestamente infondati e generici, portando a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione.

Primo Motivo: Il Vizio di Motivazione sulla Responsabilità

L’imputato ha lamentato un vizio di motivazione, sostenendo che il quadro probatorio non fosse sufficiente a fondare un giudizio di colpevolezza. La Corte di Cassazione ha rigettato questa censura, qualificandola come una mera “doglianza in punto di fatto”. In altre parole, il ricorrente non ha evidenziato un errore di diritto o un’illogicità manifesta nel ragionamento della Corte d’Appello, ma ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di merito, ma di controllore della corretta applicazione della legge.

Secondo Motivo: La Pena e le Attenuanti Generiche

Il secondo motivo di ricorso criticava la determinazione della pena e, in particolare, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Anche in questo caso, la Corte ha rilevato la genericità e la manifesta infondatezza del motivo. I giudici hanno sottolineato che la motivazione della sentenza impugnata, pur sintetica, era esente da illogicità. Il diniego delle attenuanti era stato giustificato in modo sufficiente, senza che fosse necessario per il giudice di merito confutare analiticamente ogni singolo elemento potenzialmente favorevole all’imputato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi consolidati nella giurisprudenza di legittimità. Richiamando una storica sentenza delle Sezioni Unite (la n. 47289/2003, Petrella), i giudici hanno ribadito che il sindacato della Cassazione sulla motivazione è circoscritto al riscontro di un apparato argomentativo logico, senza possibilità di verificare la rispondenza di tale motivazione alle risultanze processuali.

Inoltre, per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha confermato l’orientamento secondo cui il giudice di merito non è obbligato a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti. È sufficiente che egli indichi quali elementi ha ritenuto decisivi per la sua valutazione, implicitamente disattendendo tutti gli altri. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello era stata ritenuta adeguata a questo standard.

Conclusioni: Lezioni Pratiche sulla Redazione del Ricorso

L’ordinanza si chiude con una condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una conseguenza diretta dell’inammissibilità. Questa decisione rappresenta un monito importante: un ricorso per Cassazione deve essere redatto con rigore tecnico, concentrandosi su vizi di legittimità chiaramente identificabili e argomentati. Tentare di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti o formulare critiche generiche si traduce quasi inevitabilmente in una declaratoria di inammissibilità, con ulteriori conseguenze economiche per il condannato.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se si limita a presentare critiche sulla ricostruzione dei fatti (cosiddette “doglianze in punto di fatto”) invece di evidenziare errori di diritto, oppure se i motivi sono formulati in modo generico e non si confrontano specificamente con la logica della sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove. Il suo compito è limitato a un “controllo di legittimità”, ovvero verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e che la loro motivazione sia logica e non contraddittoria. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare tutti gli elementi a favore dell’imputato?
No. Secondo quanto affermato dalla Corte, per negare la concessione delle attenuanti generiche è sufficiente che il giudice di merito faccia riferimento agli elementi che ritiene decisivi o rilevanti ai fini della decisione, rimanendo così superati o disattesi tutti gli altri elementi non menzionati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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