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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per ricettazione. La decisione si basa sulla assoluta genericità e indeterminatezza dei motivi proposti, che miravano a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità. L’ordinanza sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di impugnazione, confermando che l’inammissibilità del ricorso in Cassazione scatta quando le doglianze sono astratte e non si confrontano puntualmente con la motivazione della sentenza impugnata. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: quando i motivi sono troppo generici

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, ribadendo un principio fondamentale: la necessità di motivi specifici e non generici. Quando si presenta un ricorso alla Suprema Corte, non è sufficiente esprimere un dissenso generico con la decisione precedente. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione è la conseguenza diretta di un’impugnazione che non individua con precisione i vizi di legge della sentenza impugnata. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio le ragioni e le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Roma per il reato di ricettazione, previsto dall’art. 648 del codice penale. L’imputato, non accettando la sentenza di secondo grado, decideva di rivolgersi alla Corte di Cassazione, sollevando diverse censure relative sia alla ricostruzione dei fatti e alla sua responsabilità penale, sia all’adeguatezza del trattamento sanzionatorio applicato.

La Decisione della Corte sull’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 6 marzo 2024, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La decisione della Corte si fonda su un’analisi puntuale di ciascun motivo di ricorso, riscontrandone l’inadeguatezza rispetto ai requisiti imposti dal codice di procedura penale.

Le Motivazioni: Analisi dei Motivi di Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha smontato uno per uno i motivi di ricorso, evidenziandone le carenze strutturali. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni dei giudici:

1. Primo Motivo: Genericità e Indeterminatezza. Il primo motivo è stato giudicato caratterizzato da “assoluta genericità ed indeterminatezza”. Secondo la Corte, il ricorrente si è limitato a sollevare critiche astratte senza indicare un effettivo pregiudizio derivante da un’ipotetica erronea applicazione della legge, non riuscendo a scalfire la coerenza logica della decisione impugnata.

2. Secondo Motivo: Tentativo di Rivalutazione del Merito. Con il secondo motivo, relativo alla qualificazione giuridica e all’accertamento della responsabilità, il ricorrente ha tentato di proporre una ricostruzione alternativa dei fatti. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di un controllo di legittimità. Il ricorso era privo di “concreta specificità” e non evidenziava decisivi travisamenti della prova, limitandosi a sollecitare una nuova valutazione delle prove, estranea al giudizio di Cassazione.

3. Terzo Motivo: Manifesta Infondatezza sulla Pena. Anche la censura sul trattamento sanzionatorio è stata respinta. La Corte ha osservato che la pena inflitta era prossima al minimo edittale e non presentava alcun profilo di irragionevolezza. Il motivo è stato quindi ritenuto manifestamente infondato, anche perché non si confrontava adeguatamente con la motivazione della Corte d’Appello, che aveva già implicitamente rigettato tale richiesta.

In sintesi, la Corte ha applicato rigorosamente l’art. 581 del codice di procedura penale, che impone, a pena di inammissibilità, l’enunciazione puntuale delle ragioni di diritto e dei riferimenti specifici alla motivazione dell’atto impugnato. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione è stata la logica conseguenza di un’impugnazione che mancava di questi requisiti essenziali.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: la specificità è tutto. Non si può sperare di ottenere una riforma della sentenza limitandosi a criticare genericamente l’operato dei giudici di merito. È necessario, invece, costruire un ricorso solido, che individui con precisione i vizi di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione nei limiti consentiti) e che si confronti in modo stringente con le argomentazioni contenute nella decisione che si intende impugnare. In caso contrario, il rischio concreto è quello di una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile quando mancano i requisiti di specificità previsti dall’art. 581 cod. proc. pen. Questo accade se i motivi sono generici, indeterminati, non si confrontano con la motivazione della sentenza impugnata o propongono una rivalutazione dei fatti, che non è consentita in sede di legittimità.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico’ o ‘privo di specificità’?
Significa che la critica mossa alla sentenza è astratta, vaga e non indica in modo puntuale e concreto quale norma sarebbe stata violata o quale vizio logico affliggerebbe la motivazione del giudice. In pratica, non si limita a contestare la decisione, ma non spiega in modo chiaro e dettagliato il perché sia errata in diritto.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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