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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi e limiti

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di due imputati. Vengono respinte le doglianze riproduttive su riciclaggio e trattamento sanzionatorio, e si chiariscono i rigidi limiti di impugnazione delle sentenze emesse con “concordato in appello”, confermando la condanna e le sanzioni pecuniarie.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: La Suprema Corte Fissa i Paletti

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione affronta due distinti ricorsi, dichiarandoli entrambi inammissibili e cogliendo l’occasione per ribadire principi fondamentali in materia di impugnazioni. L’analisi del provvedimento offre spunti cruciali sulla corretta formulazione dei motivi di ricorso e sui limiti specifici dell’appello contro sentenze derivanti da “concordato”. La decisione evidenzia l’importanza di una strategia difensiva mirata per evitare l’inammissibilità del ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Due soggetti proponevano ricorso per Cassazione avverso tale decisione.
Il primo ricorrente contestava la sua condanna per il reato di riciclaggio, lamentando sia un vizio di motivazione che un’erronea applicazione della legge penale. Inoltre, si doleva del trattamento sanzionatorio, criticando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la valutazione della pena.
Il secondo ricorrente, invece, aveva definito la sua posizione in appello attraverso un “concordato sulla pena” ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Il suo unico motivo di ricorso verteva sull’aumento di pena applicato a titolo di continuazione, ritenendolo carente di motivazione.

La Decisione della Corte: l’inammissibilità del ricorso in Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, sebbene per ragioni diverse, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Per il primo imputato, la Corte ha rilevato che i motivi proposti non erano altro che una sterile riproposizione di argomentazioni già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Mancava, quindi, una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata, requisito essenziale per un valido ricorso in Cassazione.

Per il secondo imputato, la decisione si è basata sulla natura stessa della sentenza impugnata. Essendo stata emessa a seguito di un “concordato in appello”, le possibilità di impugnazione sono estremamente limitate dalla legge. La doglianza relativa alla determinazione della pena non rientrava tra i motivi ammessi, portando inevitabilmente all’inammissibilità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono un compendio di principi procedurali di fondamentale importanza.

Il Vizio dei Motivi Riproduttivi

Riguardo al primo ricorso, la Cassazione ha sottolineato che l’impugnazione di legittimità non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non è sufficiente riproporre le stesse questioni già decise, ma è necessario individuare e criticare specificamente i vizi logici o giuridici presenti nella motivazione della sentenza d’appello. Un ricorso che si limiti a ripetere le argomentazioni difensive senza confrontarsi con la risposta del giudice di merito è per sua natura inammissibile, poiché non svolge la funzione di controllo di legittimità propria della Corte di Cassazione.

I Limiti dell’Impugnazione del Concordato in Appello

Di particolare interesse è la motivazione relativa al secondo ricorso, che chiarisce la portata dell’art. 599-bis c.p.p. La Corte ha spiegato che, quando le parti accedono al “concordato”, rinunciano implicitamente a far valere determinate censure. Il ricorso in Cassazione avverso la sentenza che ratifica tale accordo è ammissibile solo per vizi specifici: problemi legati alla formazione della volontà delle parti (ad esempio, un consenso viziato), dissenso del pubblico ministero o una decisione del giudice non conforme all’accordo raggiunto. Restano inammissibili, invece, le doglianze su aspetti che si considerano rinunciati con l’accordo, come la valutazione delle circostanze o la determinazione della pena, a meno che la sanzione finale non sia palesemente illegale (perché fuori dai limiti edittali o diversa da quella prevista dalla legge).

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce due lezioni pratiche essenziali per la difesa penale. In primo luogo, l’inammissibilità del ricorso in Cassazione è una conseguenza diretta della presentazione di motivi generici o meramente riproduttivi. L’atto di impugnazione deve essere un’analisi critica e mirata della decisione appellata. In secondo luogo, la scelta del “concordato in appello” è una decisione strategica con conseguenze significative: cristallizza la pena concordata e preclude quasi ogni possibilità di successiva impugnazione sulla sua entità, salvo casi eccezionali di illegalità della sanzione. Pertanto, tale strumento processuale deve essere valutato con estrema attenzione, essendo una via che, una volta intrapresa, difficilmente ammette ripensamenti.

È possibile presentare un ricorso in Cassazione semplicemente riproponendo gli stessi motivi già respinti in Appello?
No, la Corte ha stabilito che un ricorso è inammissibile se si limita a riprodurre doglianze già esaminate e respinte dal giudice di merito, senza una specifica critica alle argomentazioni della sentenza impugnata.

Si può impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di “concordato in appello” (art. 599-bis c.p.p.) per contestare la determinazione della pena?
No, il ricorso è inammissibile. L’impugnazione di una sentenza di questo tipo è consentita solo per motivi relativi alla formazione della volontà delle parti, al consenso del pubblico ministero o se la pronuncia del giudice è difforme dall’accordo. Non si possono contestare aspetti rinunciati con l’accordo, come la determinazione della pena, a meno che la sanzione non sia illegale.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La Corte condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro ciascuno) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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