LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi e limiti

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di due ricorsi in materia di stupefacenti. L’ordinanza chiarisce i limiti del sindacato sulla determinazione della pena e ribadisce il principio secondo cui non è possibile presentare motivi nuovi in Cassazione. Questa decisione sottolinea l’importanza di una corretta formulazione dei motivi d’appello per evitare una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando e Perché i Motivi Vengono Respinti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sul tema dell’inammissibilità del ricorso in Cassazione, un esito che preclude l’esame nel merito delle doglianze sollevate. Attraverso l’analisi di due distinti ricorsi, la Suprema Corte ribadisce due principi fondamentali della procedura penale: i limiti del sindacato di legittimità sulla quantificazione della pena e il divieto di introdurre motivi nuovi non dedotti in appello. Comprendere queste dinamiche è essenziale per strutturare una difesa efficace in ogni grado di giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Torino che, in parziale riforma di una decisione di primo grado, aveva rideterminato la pena per uno degli imputati e confermato la condanna per l’altro, entrambi accusati di reati in materia di stupefacenti.

Nello specifico, per il primo imputato, la Corte d’Appello aveva riconosciuto la continuazione tra i reati del procedimento in corso e quelli di una precedente sentenza, applicando una pena complessiva di nove anni, nove mesi e dieci giorni di reclusione. Per il secondo imputato, era stata confermata la condanna a nove anni di reclusione.

Entrambi gli imputati, tramite i loro difensori, hanno proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza d’appello.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I due ricorsi si fondavano su argomentazioni distinte:

1. Primo Ricorrente: Lamentava la violazione degli articoli 133 e 81 cpv. del codice penale. Sosteneva che la pena, ricalcolata a seguito del riconoscimento della continuazione, fosse stata determinata in modo illegittimo.
2. Secondo Ricorrente: Sollevava tre motivi distinti, tutti relativi alla presunta inutilizzabilità delle intercettazioni. Contestava il difetto di motivazione dei decreti autorizzativi, l’assenza stessa del provvedimento autorizzativo e la contraddittorietà della motivazione riguardo all’attribuzione di alcune utenze telefoniche.

La Decisione della Corte: Inammissibilità di Entrambi i Ricorsi

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione si basa su due pilastri argomentativi differenti, uno per ciascun ricorso.

Le Motivazioni dell’Inammissibilità del Ricorso Cassazione

La Suprema Corte ha fornito motivazioni chiare e distinte per l’inammissibilità di ciascun ricorso, riaffermando principi consolidati.

Manifesta Infondatezza della Doglianza sulla Pena

Per quanto riguarda il primo ricorso, la Corte ha ritenuto la doglianza sulla determinazione della pena manifestamente infondata. Ha ricordato che una motivazione specifica e dettagliata sui criteri di quantificazione della pena (ex art. 133 c.p.) è richiesta solo quando la sanzione si avvicina al massimo edittale o supera significativamente la media. Nel caso di una pena media o prossima al minimo, come quella in esame, la scelta del giudice di merito è considerata implicitamente basata sui criteri di legge ed è, pertanto, insindacabile in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta correttamente motivata e rispettosa della normativa.

Divieto di Proporre Motivi Nuovi in Cassazione

Per il secondo ricorso, la Corte ha rilevato un vizio procedurale dirimente: i motivi proposti erano motivi nuovi, ovvero questioni non sollevate con l’atto di appello. La giurisprudenza costante della Cassazione afferma che non è possibile dedurre per la prima volta in sede di legittimità questioni che non sono state sottoposte al giudice del gravame. Questo principio serve a evitare che la Cassazione annulli una sentenza per un difetto di motivazione su un punto che, intenzionalmente o meno, era stato sottratto alla cognizione del giudice d’appello. Poiché le contestazioni sull’utilizzabilità delle intercettazioni non erano state formulate nel precedente grado di giudizio, non potevano essere esaminate per la prima volta dalla Suprema Corte.

Conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito sulla corretta tecnica processuale e sui limiti del giudizio di legittimità. Sottolinea due aspetti fondamentali: in primo luogo, il sindacato della Cassazione sulla pena è limitato ai casi di palese illegalità o di motivazione assente/illogica per pene particolarmente severe; in secondo luogo, il perimetro del ricorso per Cassazione è definito dai motivi presentati in appello. Introdurre motivi nuovi conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione, con conseguente condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria. La strategia difensiva deve quindi essere costruita sin dai primi gradi di giudizio, articolando in modo completo ed esaustivo tutte le possibili censure.

Quando la Corte di Cassazione può sindacare la misura della pena decisa dal giudice di merito?
Secondo l’ordinanza, una motivazione specifica sulla quantificazione della pena è richiesta solo quando la sanzione è prossima al massimo edittale o comunque superiore alla media. Per pene di misura media o vicine al minimo, la scelta del giudice è considerata insindacabile in Cassazione se non palesemente illogica o illegale.

È possibile sollevare nuove questioni legali per la prima volta in un ricorso per Cassazione?
No. La Corte ribadisce il principio consolidato secondo cui non sono deducibili con il ricorso per cassazione questioni che non abbiano costituito oggetto dei motivi di appello. Introdurre “motivi nuovi” porta all’inammissibilità del ricorso.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati