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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi di fatto

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sul principio che i motivi presentati erano mere doglianze di fatto, volte a una nuova valutazione delle prove, e non contestavano vizi di legittimità della sentenza impugnata, in particolare riguardo al rigetto dell’applicazione di una norma più favorevole in materia di stupefacenti. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi di Appello sono Solo di Fatto

Affrontare un procedimento in Corte di Cassazione richiede una strategia legale precisa e rigorosa. Non è una sede dove si possono ridiscutere i fatti, ma unicamente dove si può contestare l’errata applicazione della legge. Un’ordinanza recente della Suprema Corte chiarisce ancora una volta questo principio, dichiarando l’inammissibilità del ricorso in Cassazione presentato da un imputato e sottolineando la netta distinzione tra motivi di legittimità e mere doglianze fattuali.

Il Caso in Esame: Un Ricorso in Materia di Stupefacenti

La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. L’imputato contestava la decisione dei giudici di merito, in particolare per quanto riguarda il mancato riconoscimento di un’ipotesi di reato meno grave, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990). Questa norma prevede pene più miti per i fatti di lieve entità. Il ricorso mirava a ottenere una riconsiderazione delle prove per dimostrare che la sua condotta rientrasse in tale fattispecie.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione e le Sue Cause

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La ragione di tale decisione non risiede nel merito della questione, ma in un vizio fondamentale dell’impostazione del ricorso stesso. I giudici supremi hanno evidenziato come i motivi addotti dalla difesa non fossero critiche sulla violazione di legge, ma tentativi di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

La Mancata Contestazione della Motivazione

Il punto cruciale della decisione è che il ricorrente non ha attaccato il ragionamento logico-giuridico della Corte d’Appello. La sentenza impugnata aveva fondato il suo convincimento sul numero di dosi ricavabili dalla sostanza sequestrata e sulla percentuale di principio attivo. Per contestare efficacemente tale decisione, il ricorrente avrebbe dovuto dimostrare un vizio logico o un errore di diritto nella motivazione, non semplicemente proporre una lettura alternativa degli stessi fatti. Questo mancato confronto con la ratio decidendi della sentenza ha reso il ricorso inefficace e, di conseguenza, inammissibile.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che i motivi del ricorso erano costituiti da “mere doglianze in punto di fatto senza alcun reale confronto con la motivazione della sentenza impugnata”. Si è trattato, in sostanza, di una richiesta di “rivalutazione e/o alternativa rilettura delle fonti probatorie”, compito che esula completamente dalle funzioni della Cassazione. Il giudizio di legittimità serve a garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali, non a funzionare come un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Poiché il ricorso non ha individuato specifici travisamenti o errori di diritto, ma si è limitato a riproporre una valutazione fattuale già compiuta (e motivata) dai giudici precedenti, è stato inevitabilmente dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: un ricorso deve essere tecnicamente impeccabile e focalizzato esclusivamente su questioni di diritto. Proporre argomenti che attengono al merito della vicenda non solo è inutile, ma conduce a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di tremila euro. La decisione serve da monito: l’accesso al più alto grado della giustizia penale è riservato alla censura di errori giuridici, non al riesame dei fatti.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano costituiti da mere doglianze sui fatti e miravano a una nuova valutazione delle prove, attività non consentita in sede di legittimità, anziché contestare specifici errori di diritto della sentenza impugnata.

Quale errore specifico ha commesso la difesa nel presentare il ricorso?
La difesa non si è confrontata adeguatamente con la motivazione della sentenza della Corte d’Appello, la quale aveva basato la sua decisione sul numero di dosi preparabili e sulla percentuale di principio attivo per escludere un’ipotesi di reato meno grave. Il ricorso non ha evidenziato vizi logici o giuridici in tale ragionamento.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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