Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 34897 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 34897 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME, nato a Motta d’Affermo il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/12/2024 della Corte d’appello di Palermo dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
considerato che l’unico motivo di doglianza, con cui si contesta l’affermazione della penale responsabilità del ricorrente per il reato di ricettazione e la violazione del principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio, non viene formulato in termini consentiti nella presente sede dal momento che è fondato su motivi che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla Corte di merito (cfr. le pagg. 1-3 dell’impugnata sentenza) ed è volto a prefigurare una diversa valutazione delle risultanze probatorie;
che va ribadito come sia preclusa alla Corte di cassazione la possibilità di una nuova valutazione delle risultanze acquisite, da contrapporre a quella effettuata dal giudice di merito, attraverso una diversa lettura, sia pure essa logica, dei dati processuali o una diversa ricostruzione storica dei fatti o un diverso giudizio di rilevanza o comunque di attendibilità delle fonti di prova (Sez. 5, n. 26455 del 09/06/2022, COGNOME, Rv. 283370; Sez. 2, n. 9106 del 12/02/2021,
COGNOME, Rv. 280747; Sez. 6, n. 5465 del 04/11/2020, F., Rv. 280601; Sez. 3, n. 18521 del 11/01/2018, Ferri, Rv. 273217);
che, ancora, per costante giurisprudenza della Corte di cassazione, la regola di giudizio compendiata nella formula “al di là di ogni ragionevole dubbio” rileva in sede di legittimità esclusivamente ove la sua violazione si traduca nella illogicità manifesta e decisiva della motivazione della sentenza (cfr., in tal senso, Sez. 2, n. 28957 del 03/04/2017, COGNOME, Rv. 270108; Sez. 4, n. 2132 del 12/01/2021, Maggio, Rv. 280245);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 23 settembre 2025.