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Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti del riesame

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 753/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso in materia di stupefacenti. La decisione sottolinea come non sia possibile, in sede di legittimità, richiedere una nuova valutazione dei fatti o contestare la mancata assunzione di prove se non richiesta nei gradi di merito. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione è stata motivata dalla genericità delle doglianze e dal tentativo di ottenere un riesame del merito, precluso alla Suprema Corte. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando le Doglianze sul Fatto sono Inascoltate

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili del giudizio di legittimità, chiarendo le ragioni che portano a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Questo provvedimento offre spunti cruciali per comprendere perché non tutte le critiche a una sentenza di condanna possano trovare ascolto davanti alla Suprema Corte, specialmente quando si tenta di rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti.

Il Caso in Esame: Un Appello Respinto in Partenza

Il caso analizzato riguarda un soggetto condannato in appello per reati legati agli stupefacenti (art. 73, commi 1 e 4, d.P.R. 309/1990). L’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandolo su due principali motivi. Con il primo, lamentava la mancata assunzione di una prova che riteneva decisiva, relativa ad accertamenti su un numero di telefono, e più in generale contestava la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito. Con il secondo motivo, deduceva un vizio di motivazione generico, senza tuttavia specificare in modo chiaro e circostanziato le ragioni di diritto e di fatto a sostegno della sua tesi.

I Motivi dell’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte Suprema ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che delimitano nettamente il ruolo della Cassazione rispetto a quello dei giudici di primo e secondo grado.

Il Primo Motivo: La Critica alla Ricostruzione dei Fatti

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile perché le censure mosse dal ricorrente non vertevano su un errore di diritto o un vizio logico della motivazione, ma rappresentavano un tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito, definito sindacato di legittimità, è verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Inoltre, la Corte ha osservato che l’imputato, giudicato con rito abbreviato, non aveva richiesto in appello una rinnovazione dell’istruttoria per acquisire la prova che ora riteneva decisiva. Questa omissione procedurale ha reso la sua doglianza in sede di legittimità del tutto infondata.

Il Secondo Motivo: La Genericità delle Censure

Anche il secondo motivo è stato dichiarato inammissibile, ma per genericità. Il ricorrente non aveva articolato in modo specifico le sue critiche, limitandosi a enunciare un vizio di motivazione senza fornire gli elementi di fatto e di diritto necessari a sostenerlo. La Corte ha inoltre evidenziato una mancanza cruciale: a differenza di un coimputato, il ricorrente non aveva mai richiesto, nel giudizio d’appello, la riqualificazione del reato in un’ipotesi meno grave (prevista dal comma 5 dell’art. 73). Di conseguenza, non si poteva lamentare un’omessa motivazione su un punto che non era mai stato sottoposto al giudice dell’appello.

le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si concentrano sul principio fondamentale della netta separazione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso per cassazione è ammissibile solo se denuncia vizi specificamente previsti dalla legge, come l’erronea applicazione di una norma o una motivazione manifestamente illogica o contraddittoria. Non è lo strumento per proporre una lettura alternativa delle prove o per dolersi di una valutazione dei fatti che semplicemente non si condivide. La Corte ribadisce che le critiche del ricorrente erano “mere doglianze in punto di ricostruzione del fatto”, estranee al perimetro del sindacato di legittimità. L’assenza di una richiesta di rinnovazione istruttoria in appello e la mancata proposizione di specifiche questioni giuridiche (come la riqualificazione del reato) hanno definitivamente precluso ogni possibilità di successo del ricorso.

le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. È fondamentale che i motivi di ricorso siano redatti con specificità, precisione e pertinenza, concentrandosi esclusivamente su questioni di diritto o vizi logici evidenti e non su contestazioni fattuali. La decisione conferma che la scelta del rito abbreviato comporta delle conseguenze anche sulle successive impugnazioni. Infine, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, prevista dall’art. 616 del codice di procedura penale, funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati, che sovraccaricano il sistema giudiziario senza reali prospettive di accoglimento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per due ragioni: in primo luogo, conteneva critiche relative alla ricostruzione dei fatti, che equivalgono a una richiesta di rivalutazione delle prove non consentita in sede di legittimità; in secondo luogo, i motivi erano generici, privi delle necessarie argomentazioni di fatto e di diritto a loro sostegno.

È possibile contestare in Cassazione la mancata assunzione di una prova?
In linea di principio no, specialmente se l’imputato è stato giudicato con rito abbreviato. La Corte ha specificato che il ricorrente avrebbe dovuto richiedere la rinnovazione dell’istruttoria nel giudizio di appello. Non avendolo fatto, non poteva lamentare tale omissione per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato, per legge, al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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