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Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3936/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di due ricorsi, stabilendo principi chiari sui limiti del controllo giurisdizionale in caso di ‘patteggiamento in appello’. La decisione sottolinea come, accettando la pena concordata, l’imputato rinunci implicitamente a far valere motivi sulla responsabilità. L’analisi sull’inammissibilità ricorso Cassazione si è estesa anche a motivi palesemente infondati, come la contestazione sulla prescrizione e la determinazione della pena, confermando la condanna degli imputati al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: La Suprema Corte fissa i paletti

L’inammissibilità del ricorso in Cassazione rappresenta uno degli esiti più severi per chi impugna una sentenza, poiché impedisce un esame nel merito della questione. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito i confini invalicabili di questo istituto, in particolare nei casi di ‘patteggiamento in appello’ e di motivi di ricorso palesemente infondati. Analizziamo questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto Giudiziario: Due Ricorsi a Confronto

Il caso trae origine dai ricorsi presentati da due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello. Sebbene distinti, entrambi i ricorsi sono stati giudicati inammissibili dalla Corte di Cassazione, ma per ragioni parzialmente diverse che meritano un’analisi approfondita.

La Posizione del Primo Ricorrente: Patteggiamento e Prescrizione

Il primo imputato aveva optato per il cosiddetto ‘patteggiamento in appello’, un accordo sulla pena con la pubblica accusa. Nonostante ciò, nel suo ricorso in Cassazione, sollevava questioni relative a un potenziale proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale, e contestava il calcolo dei termini di prescrizione del reato.

La Posizione del Secondo Ricorrente: Pena e Bilanciamento delle Circostanze

Il secondo ricorrente, invece, contestava la sentenza d’appello su altri fronti. I suoi motivi di ricorso vertevano sulla presunta violazione di legge nella determinazione della pena e nel giudizio di bilanciamento tra le circostanze aggravanti e attenuanti, ritenendolo illogico e arbitrario.

La Decisione della Cassazione sulla inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le impugnazioni, dichiarandole inammissibili. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per i ricorrenti di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende. La pronuncia è fondamentale per comprendere i limiti del sindacato di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni fornite dalla Corte sono cruciali per delineare i principi di diritto applicati e comprendere le ragioni dietro la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione.

Limiti del Giudice nel ‘Patteggiamento in Appello’

Per il primo ricorso, la Corte ha chiarito un punto fondamentale: quando un imputato sceglie di patteggiare in appello, rinuncia implicitamente ai motivi di impugnazione che riguardano la sua responsabilità. In virtù dell’effetto devolutivo dell’impugnazione, la cognizione del giudice è circoscritta ai soli aspetti non coperti dalla rinuncia. Pertanto, il giudice d’appello non è tenuto a motivare sul perché non abbia prosciolto l’imputato, dato che la questione della colpevolezza è stata sottratta al suo esame dall’accordo stesso. Inoltre, il motivo sulla prescrizione è stato ritenuto manifestamente infondato, poiché, tenuto conto della recidiva reiterata e specifica, il termine non era ancora decorso.

Manifesta Infondatezza degli Altri Motivi

Anche il secondo ricorso è stato giudicato inammissibile per manifesta infondatezza. La Cassazione ha ricordato che la determinazione della pena e il giudizio di bilanciamento tra le circostanze sono valutazioni discrezionali tipiche del giudice di merito. Queste valutazioni possono essere sindacate in sede di legittimità solo se viziate da palese illogicità, arbitrarietà o carenza di motivazione. Nel caso di specie, la sentenza impugnata, seppur sintetica, era stata ritenuta congrua e logica, rendendo la doglianza del ricorrente un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione dei fatti.

Conclusioni: Le Conseguenze dell’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

Questa ordinanza riafferma con forza due principi cardine della procedura penale. In primo luogo, la scelta del patteggiamento in appello è una scelta strategica con conseguenze precise, che limita drasticamente le successive possibilità di impugnazione. In secondo luogo, il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove ridiscutere il merito delle valutazioni del giudice, ma un controllo di legittimità sui vizi della sentenza. Proporre ricorsi basati su motivi non consentiti o manifestamente infondati conduce inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità, con l’ulteriore aggravio di spese e sanzioni per il ricorrente.

Quando un imputato accetta un ‘patteggiamento in appello’, il giudice può comunque assolverlo per altre cause?
No. Secondo la Corte, una volta che l’imputato rinuncia ai motivi di appello sulla responsabilità per concordare la pena, la cognizione del giudice è limitata ai soli motivi non oggetto di rinuncia. Il giudice non deve motivare sul mancato proscioglimento per le cause previste dall’art. 129 c.p.p.

Cosa succede se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorso non viene esaminato nel merito. I ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro ciascuno) a favore della Cassa delle ammende.

La determinazione della pena e il bilanciamento delle circostanze possono essere contestati in Cassazione?
Sì, ma solo in casi limitati. La Cassazione non può riesaminare la valutazione discrezionale del giudice di merito, a meno che non sia palesemente illogica, arbitraria o priva di motivazione sufficiente, condizione che in questo caso non è stata riscontrata dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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