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Inammissibilità ricorso cassazione: l’analisi del caso

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per furto. I motivi, relativi al mancato riconoscimento di attenuanti e alla pena, sono stati giudicati generici e volti a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Questa decisione sull’inammissibilità ricorso cassazione comporta la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono Troppo Generici

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 36367/2024, offre un chiaro esempio dei requisiti di specificità che un ricorso deve possedere per superare il vaglio di ammissibilità. L’analisi di questo provvedimento è fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze di una impugnazione formulata in modo non corretto. Il caso in esame riguarda l’inammissibilità ricorso cassazione presentato da un imputato condannato per furto aggravato, la cui difesa è stata giudicata generica e orientata a una non consentita rivalutazione del merito.

I Fatti del Caso: Il Ricorso contro la Condanna per Furto

Un soggetto, condannato per furto aggravato in primo e secondo grado dalla Corte d’Appello di Bologna, ha proposto ricorso per cassazione. La difesa ha articolato il ricorso su tre principali censure:

1. Il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, previsto dall’art. 62, n. 4 del codice penale.
2. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.
3. L’eccessività della pena inflitta.

L’imputato lamentava un’erronea applicazione della legge penale e un vizio di motivazione da parte della Corte territoriale. Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto in toto le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile.

Le ragioni dell’inammissibilità del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha analizzato separatamente i motivi di ricorso, evidenziandone per ciascuno i profili di inammissibilità. Questo approccio metodologico chiarisce i confini tra la critica legittima a un provvedimento e il tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, precluso in sede di legittimità.

La Genericità del Motivo sull’Attenuante del Danno Lieve

Con riferimento alla prima censura, la Corte ha stabilito che il motivo era generico e ‘versato in fatto’. La difesa, infatti, non contestava un errore di diritto o un ‘travisamento della prova’ (ovvero una lettura palesemente errata di un atto processuale), ma proponeva semplicemente un diverso apprezzamento del compendio probatorio. La Corte d’Appello aveva già motivato adeguatamente la sua decisione di non applicare l’attenuante, basandosi sul valore accertato della refurtiva. La Cassazione, richiamando la propria giurisprudenza consolidata (Sez. 2, n. 46288/2016), ha ribadito che non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se questa è logicamente argomentata.

L’Infondatezza dei Motivi sulle Attenuanti Generiche e la Pena

Anche i motivi relativi alle attenuanti generiche e alla commisurazione della pena sono stati ritenuti manifestamente infondati, generici e versati in fatto. La Corte territoriale aveva dato conto in maniera congrua e logica delle ragioni della sua decisione, fondandola sui criteri dell’art. 133 del codice penale. In particolare, aveva considerato come preponderanti i numerosi precedenti penali, anche specifici, dell’imputato. Secondo la Cassazione, non è possibile censurare in sede di legittimità tale apprezzamento discrezionale, perorando una diversa valutazione delle condizioni soggettive dell’imputato o dell’esiguità del bene sottratto.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine della procedura penale: il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Il ricorrente non può limitarsi a presentare una lettura alternativa delle prove o a lamentare la severità della pena senza individuare specifici vizi di legge o di motivazione (illogicità manifesta o contraddittorietà). Nel caso di specie, il ricorso si risolveva in una critica generica all’operato dei giudici di merito, senza indicare dove e come questi avessero violato la legge o fossero caduti in un errore logico-giuridico evidente. La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse esercitato correttamente il proprio potere discrezionale, bilanciando gli elementi a favore e a sfavore dell’imputato e fornendo una giustificazione coerente e plausibile per le sue conclusioni.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso cassazione ha comportato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, conseguenze economiche significative per il ricorrente. Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali, è stato condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione aggiuntiva è stata giustificata dalla Corte sulla base della ‘colpa’ del ricorrente nell’aver proposto un’impugnazione ‘evidente inammissibilità’, in linea con i principi affermati dalla Corte Costituzionale (sent. n. 186/2000). Questa ordinanza ribadisce quindi un importante monito: il ricorso per cassazione deve essere uno strumento tecnico e rigoroso, finalizzato a denunciare vizi specifici della sentenza impugnata, e non un tentativo di ottenere un riesame complessivo della vicenda processuale.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Risposta: Perché i motivi presentati dall’imputato sono stati giudicati generici e ‘versati in fatto’, ovvero miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e del merito della vicenda, attività che non è consentita alla Corte di Cassazione, la quale si occupa solo di errori di diritto.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Risposta: In base alla decisione, chi presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se la Corte ravvisa una colpa nell’aver proposto un’impugnazione palesemente infondata, può condannare il ricorrente a pagare una somma aggiuntiva alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

Perché non sono state concesse le attenuanti generiche all’imputato?
Risposta: La Corte ha confermato la decisione del giudice di merito, il quale aveva negato le attenuanti generiche sulla base dei numerosi e specifici precedenti penali dell’imputato. Questo elemento negativo è stato ritenuto preponderante rispetto ad altri fattori potenzialmente a suo favore, come le condizioni soggettive o le modalità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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