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Inammissibilità ricorso Cassazione: la sentenza 26858

La Corte di Cassazione, con la sentenza 26858/2024, ha dichiarato l’inammissibilità dei ricorsi presentati da un gruppo di imputati condannati per reato associativo, furto pluriaggravato e ricettazione. La decisione si fonda sulla genericità e aspecificità dei motivi di ricorso, che non si confrontavano adeguatamente con le motivazioni della sentenza d’appello. La Corte ha ribadito i rigorosi requisiti per l’accesso al giudizio di legittimità, sottolineando che l’inammissibilità del ricorso in Cassazione è la conseguenza di doglianze non pertinenti.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi Sono Troppo Generici

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: i ricorsi devono essere specifici e non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi precedenti. Con la sentenza in esame, i giudici hanno dichiarato l’inammissibilità del ricorso in cassazione per un gruppo di imputati, condannandoli al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione offre un’importante lezione sulla necessità di un’adeguata tecnica redazionale e di un confronto puntuale con le motivazioni della sentenza impugnata.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Bari che aveva confermato le condanne di primo grado nei confronti di diversi soggetti per reati gravi, tra cui la partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti pluriaggravati e delitti di ricettazione. Gli imputati, ritenendo ingiusta la decisione, avevano proposto distinti ricorsi per cassazione, sollevando varie questioni relative sia alla loro responsabilità penale sia alla determinazione della pena.

L’Analisi dei Ricorsi e l’Inammissibilità in Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i singoli ricorsi, riscontrando in tutti un vizio comune: la genericità e l’aspecificità delle doglianze. I motivi presentati, infatti, non si confrontavano in modo critico con l’articolato impianto argomentativo della sentenza d’appello, limitandosi a contestazioni astratte o a una rilettura dei fatti non consentita in sede di legittimità.

Le contestazioni sul reato associativo

Per quanto riguarda il reato associativo, i ricorrenti avevano contestato la sussistenza stessa del sodalizio criminale, sostenendo che le prove raccolte dimostrassero al massimo un concorso di persone nei singoli reati-fine. La Cassazione ha respinto questa tesi, evidenziando come i giudici di merito avessero valorizzato indici specifici (reiterate modalità esecutive, suddivisione dei compiti, organizzazione puntuale) che dimostravano l’esistenza di una struttura stabile e organizzata, finalizzata a un programma criminoso indeterminato. La critica dei ricorrenti è stata giudicata aspecifica perché si limitava a richiamare principi giurisprudenziali generali senza attaccare i dati fattuali posti a fondamento della condanna.

Le questioni sulla responsabilità per i singoli reati e sulla pena

Anche i motivi relativi ai singoli reati sono stati giudicati inammissibili. Ad esempio, le contestazioni sull’identificazione degli imputati sulla base delle intercettazioni sono state ritenute assertive e superficiali, in quanto non tenevano conto di tutti gli elementi valorizzati dalla Corte d’Appello (titolarità dell’autovettura, risultanze dei controlli di polizia, ecc.).

Analogamente, le lamentele sulla dosimetria della pena sono state considerate infondate. La Corte ha chiarito che il diniego delle circostanze attenuanti generiche era stato motivato in modo logico, sulla base della pericolosità espressa dalle condotte. Ha inoltre ribadito che, pur essendo necessario motivare gli aumenti per la continuazione, il grado di dettaglio richiesto è proporzionale all’entità degli aumenti stessi, e nel caso di specie non erano emerse violazioni dei limiti di legge o sproporzioni evidenti.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione fonda la propria decisione su principi consolidati. In primo luogo, un ricorso è inammissibile quando è ‘aspecifico’, ovvero quando non si confronta direttamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata. Non basta dissentire, occorre spiegare perché il ragionamento del giudice precedente è errato in diritto. In secondo luogo, in tema di reato associativo, non è necessaria una struttura gerarchica complessa; è sufficiente un’organizzazione anche rudimentale, purché stabile e preesistente rispetto ai singoli delitti. Infine, per quanto riguarda le circostanze attenuanti e la pena, il giudice di merito gode di un’ampia discrezionalità, e la sua valutazione è insindacabile in Cassazione se motivata in modo logico e non manifestamente illogico. Il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo elemento favorevole all’imputato, ma può limitarsi a indicare quelli ritenuti decisivi per la sua decisione.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un monito per la difesa: l’accesso al giudizio di legittimità richiede un rigore tecnico e argomentativo elevato. L’inammissibilità del ricorso in cassazione non è solo un esito processuale, ma la conseguenza diretta di una strategia difensiva che non riesce a individuare e a contestare specifici vizi di legge nella decisione impugnata. La pronuncia conferma che la Suprema Corte non è un terzo grado di merito dove poter riproporre valutazioni fattuali, ma il custode della corretta applicazione della legge. Per gli imputati, la declaratoria di inammissibilità comporta non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’onere di pagare le spese processuali e una sanzione economica a favore della Cassa delle ammende, rendendo l’esito ancora più gravoso.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi sono generici, assertivi e non si confrontano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, oppure se sono manifestamente infondati.

Cosa è necessario per dimostrare l’esistenza di un’associazione per delinquere?
È necessaria la sussistenza di un’organizzazione strutturale, che può essere anche rudimentale e non gerarchica, ma che sia stabile e preesistente rispetto alla commissione dei singoli reati, e finalizzata a un programma criminoso indeterminato.

Il giudice deve considerare ogni singolo elemento a favore dell’imputato per negare le attenuanti generiche?
No, non è necessario. Secondo la Corte, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione facendo riferimento agli elementi ritenuti decisivi (come la pericolosità della condotta), senza dover analizzare e confutare ogni singolo aspetto favorevole dedotto dalla difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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