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Inammissibilità ricorso Cassazione: la rivalutazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7514/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso in materia penale. La decisione sottolinea che un appello non può limitarsi a richiedere una diversa valutazione delle prove già esaminate nei gradi di merito. Il caso evidenzia come la genericità dei motivi e la mancata contestazione specifica delle argomentazioni della sentenza impugnata portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità ricorso Cassazione, con condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: Quando l’Appello è un Tentativo di Rivalutare i Fatti

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 7514 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Questa pronuncia offre spunti cruciali sull’inammissibilità ricorso Cassazione, chiarendo i confini invalicabili per chi intende impugnare una sentenza di secondo grado. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Brescia, che aveva confermato la responsabilità penale di un imputato. L’appellante ha sollevato diversi motivi di doglianza, sperando di ottenere un annullamento della condanna. Tuttavia, l’esito del giudizio di legittimità è stato netto: il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità ricorso Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato attentamente i motivi del ricorso, concludendo che essi non rientravano nei limiti del sindacato di legittimità. La decisione si fonda su argomentazioni chiare e distinte per ciascuno dei punti sollevati dalla difesa.

Il Divieto di Rivalutazione del Merito

I primi due motivi del ricorso sono stati giudicati inammissibili perché miravano, in sostanza, a ottenere una diversa valutazione delle prove assunte nel giudizio di merito. La difesa non ha evidenziato vizi logici o giuridici nel ragionamento della Corte d’Appello, ma ha proposto una lettura alternativa dei fatti. La Cassazione ha ricordato che il suo compito non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

La Genericità degli Altri Motivi

Anche gli altri motivi sono stati respinti. La censura relativa alla mancata concessione delle attenuanti generiche è stata definita di ‘assoluta genericità’. Allo stesso modo, il motivo sul riconoscimento della recidiva è stato giudicato infondato, poiché la Corte territoriale aveva esplicitamente e adeguatamente motivato la sua decisione, basandola sulla biografia criminale dell’imputato e sulla sua accresciuta pericolosità.

La Coerenza della Sentenza Impugnata

La Corte ha sottolineato come la sentenza di secondo grado avesse spiegato in modo logico e coerente la sussistenza del reato. Era stato dimostrato che l’imputato aveva agito sin dall’inizio con l’intento fraudolento di non adempiere a un’obbligazione, utilizzando artifizi e raggiri per rassicurare la controparte e indurla a effettuare la propria prestazione. Il ricorrente, nel suo appello, non si è confrontato con questa solida architettura motivazionale, limitandosi a denunciare vizi inesistenti.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella distinzione netta tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. I giudici di legittimità hanno ribadito che il ricorso per Cassazione è ammissibile solo se denuncia una violazione di legge o un vizio di motivazione (illogicità manifesta o contraddittorietà). Non è sufficiente essere in disaccordo con la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito. Il ricorrente deve individuare lo specifico errore di diritto o il preciso passaggio illogico nella motivazione, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. La Corte ha concluso che il ricorso era solo un pretesto per chiedere un inammissibile ‘terzo grado’ di giudizio sui fatti, pretendendo un ‘diverso apprezzamento delle prove’.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa decisione conferma un orientamento consolidato e serve da monito: l’accesso alla Corte di Cassazione richiede un’impostazione tecnica rigorosa. Chi intende presentare ricorso deve concentrarsi esclusivamente sui vizi di legittimità, evitando di riproporre questioni di fatto già decise. L’inammissibilità ricorso Cassazione non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche significative: la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver intrapreso un’azione giudiziaria priva dei presupposti di legge.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Risposta: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare errori di diritto, sollecitava una nuova valutazione delle prove e dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. Inoltre, alcuni motivi erano generici e non si confrontavano adeguatamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare il merito della causa?
Risposta: Significa che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Il suo ruolo è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio, senza riesaminare le prove.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Risposta: La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, alla Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte senza validi motivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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