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Inammissibilità ricorso Cassazione: la lezione del 14546

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14546/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati. La decisione si fonda sulla mancanza di specificità dei motivi, che si limitavano a riproporre argomenti già respinti in appello, e sulla manifesta infondatezza delle censure relative alla pena e alle attenuanti, rientranti nella discrezionalità del giudice di merito. Si tratta di un’importante pronuncia sull’inammissibilità del ricorso in Cassazione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: La Guida alla Sentenza 14546/2024

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 14546 del 2024 offre uno spunto fondamentale per comprendere i requisiti di un ricorso efficace e, soprattutto, le ragioni che portano a una dichiarazione di inammissibilità ricorso cassazione. La decisione sottolinea un principio cardine del nostro sistema processuale: non basta dissentire da una sentenza, è necessario contestarla con argomenti specifici, pertinenti e critici rispetto alla motivazione del provvedimento impugnato. Analizziamo insieme questo caso per trarne utili insegnamenti pratici.

I Fatti di Causa

Due persone, condannate dalla Corte d’appello di Firenze, decidevano di presentare un unico ricorso alla Suprema Corte di Cassazione per contestare la sentenza di secondo grado. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della condanna, sperando in un esito diverso nel massimo grado di giudizio.

I Motivi del Ricorso e l’inammissibilità ricorso cassazione

Il ricorso si articolava su diversi punti, che possiamo riassumere come segue:

1. Errata qualificazione giuridica del fatto: I ricorrenti contestavano il modo in cui i giudici di merito avevano inquadrato legalmente la loro condotta, deducendo un vizio di motivazione e una violazione di legge.
2. Determinazione della pena: Si lamentava un vizio di motivazione riguardo alla quantificazione della sanzione applicata.
3. Diniego delle attenuanti generiche: I ricorrenti criticavano la decisione della Corte d’Appello di non concedere le circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

Tuttavia, come vedremo, la struttura di queste lamentele si è rivelata il loro punto debole, portando a una pronuncia sfavorevole.

La Decisione della Corte: Mancanza di Specificità

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La ragione principale, evidenziata per i primi due motivi, è stata la loro mancanza di specificità. I ricorrenti, infatti, non avevano formulato critiche mirate contro la logica della sentenza d’appello, ma si erano limitati a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio. La Corte ha sottolineato la ‘mancanza di correlazione tra le ragioni argomentate dalla decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione’. In altre parole, un ricorso in Cassazione non può essere una semplice fotocopia delle difese precedenti; deve affrontare e smontare, punto per punto, il ragionamento del giudice che si contesta.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena e le Attenuanti

Per quanto riguarda il terzo e quarto motivo, la Corte li ha ritenuti ‘manifestamente infondati’. La graduazione della pena e la concessione delle attenuanti generiche, infatti, rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere non è sindacabile in sede di legittimità se non è esercitato in modo palesemente arbitrario o illogico. Nel caso di specie, la Corte d’appello aveva fornito una motivazione sufficiente. Inoltre, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per negare le attenuanti generiche, il giudice non è obbligato a esaminare ogni singolo elemento favorevole addotto dalla difesa, ma è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli elementi ritenuti decisivi o sulla generale assenza di fattori positivi.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su due pilastri fondamentali del processo penale. Il primo è il principio di specificità dei motivi di ricorso, che impone all’impugnante un onere di critica puntuale e argomentata contro la decisione che intende contestare. Non è ammissibile un generico dissenso, ma è richiesta una vera e propria confutazione logico-giuridica. Il secondo pilastro è il rispetto della discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle circostanze di fatto e nella determinazione della pena, un ambito in cui la Cassazione interviene solo per correggere errori di diritto o vizi logici macroscopici, non per sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. La preparazione di un ricorso di successo richiede un’analisi approfondita e critica della sentenza impugnata, individuandone le specifiche debolezze argomentative. La mera riproposizione di tesi già sconfitte è una strategia destinata al fallimento e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in cassazione, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per mancanza di specificità. I motivi presentati si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già discusse e respinte dalla Corte d’appello, senza contestare in modo mirato e critico il ragionamento della sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
Sì, ma solo in casi limitati. La determinazione della pena è un potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se tale potere è stato esercitato in modo arbitrario o con un ragionamento illogico, e non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente. Nel caso specifico, la motivazione è stata ritenuta sufficiente.

Cosa ha stabilito la Corte riguardo al diniego delle circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ribadito che, nel motivare il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, il giudice non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli indicati dalla difesa. È sufficiente che faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o alla mancanza di fattori positivi per giustificare la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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