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Inammissibilità ricorso Cassazione: la guida pratica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7763/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello che confermava la sua condanna per i reati di cui agli artt. 385 e 496 c.p. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi di ricorso inammissibili per diverse ragioni, tra cui la genericità, la proposizione di questioni non sollevate in appello e il tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, ha confermato l’inammissibilità ricorso Cassazione e condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: Cosa Succede Quando i Motivi sono Deboli?

L’ordinanza n. 7763 del 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti necessari per presentare un’impugnazione efficace. Comprendere quando e perché si verifica l’inammissibilità ricorso Cassazione è fondamentale per evitare esiti sfavorevoli. Questo provvedimento chiarisce che la genericità dei motivi, la proposizione tardiva di eccezioni e il tentativo di rimettere in discussione il merito dei fatti sono errori che portano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato da un soggetto condannato sia in primo grado che in appello per i reati previsti dagli articoli 385 (evasione) e 496 (false dichiarazioni sull’identità) del codice penale. La Corte d’Appello di Napoli aveva confermato la sentenza di condanna. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, sollevando quattro distinti motivi di ricorso, sperando di ottenere un annullamento della condanna.

## I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità ricorso Cassazione

Il ricorrente ha basato la sua difesa su quattro argomentazioni principali, tutte respinte dalla Suprema Corte:

1. Mancanza di Motivazione: Il primo motivo lamentava una presunta carenza di motivazione nella sentenza d’appello. La Cassazione lo ha giudicato generico, in quanto si limitava a formulare affermazioni astratte senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni della Corte territoriale.
2. Incompetenza Territoriale: Con il secondo motivo, veniva eccepita l’incompetenza territoriale del giudice di primo grado. Questa eccezione è stata dichiarata inammissibile perché non era stata sollevata nei motivi di appello, risultando quindi tardiva.
3. Insussistenza del Reato (art. 496 c.p.): Il terzo motivo contestava la sussistenza stessa del reato di false dichiarazioni. La Corte ha stabilito che tale motivo non era consentito in sede di legittimità. Si trattava, infatti, di un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti (“travisamento del fatto”) e una rilettura delle prove, attività preclusa alla Cassazione, specialmente a fronte di una “doppia conforme” di condanna (cioè due sentenze uguali nei primi due gradi di giudizio).
4. Esclusione della Non Punibilità (art. 131 bis c.p.): L’ultimo motivo contestava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Anche questo è stato ritenuto inammissibile perché riproponeva censure già esaminate e respinte dal giudice d’appello con argomentazioni logiche e corrette, senza che il ricorrente muovesse critiche specifiche a tali argomentazioni.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, i motivi di ricorso devono essere specifici e non generici, dovendo confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. In secondo luogo, le questioni procedurali, come l’incompetenza territoriale, devono essere sollevate nei tempi e nei modi previsti dalla legge, altrimenti si considerano rinunciate. Infine, il ruolo della Corte di Cassazione è quello di giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. L’aver tentato di ottenere una nuova valutazione delle prove è stato uno dei fattori chiave che ha portato all’inammissibilità ricorso Cassazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce l’importanza di una corretta formulazione dei motivi di ricorso per Cassazione. Un’impugnazione basata su doglianze generiche, su questioni procedurali sollevate tardivamente o su un tentativo di ridiscutere il merito del processo è destinata all’inammissibilità. La conseguenza non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in 3.000 euro. Questa pronuncia serve da monito: il ricorso in Cassazione è uno strumento straordinario, da utilizzare solo in presenza di vizi di legittimità specifici e ben argomentati.

Perché il primo motivo di ricorso è stato considerato generico?
Perché si esauriva in mere proposizioni astratte prive di riferimenti specifici al reale corredo argomentativo su cui si basava la condanna della Corte d’Appello.

Per quale ragione l’eccezione di incompetenza territoriale è stata dichiarata inammissibile?
L’eccezione è stata ritenuta inammissibile perché non era stata proposta con i motivi di appello, risultando quindi tardiva per la presentazione in sede di Cassazione.

È possibile contestare la valutazione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Pertanto, non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una rilettura alternativa delle fonti probatorie, soprattutto a fronte di una doppia sentenza conforme di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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