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Inammissibilità ricorso Cassazione: il caso di truffa

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per truffa. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici e ripetitivi di argomentazioni già respinte in appello, senza un confronto critico con la sentenza impugnata. L’ordinanza conferma che la mancata concessione delle attenuanti generiche era stata adeguatamente motivata. La decisione sottolinea i requisiti di specificità necessari per l’ammissibilità del ricorso in Cassazione.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando le Argomentazioni non Bastano

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti formali e sostanziali di un ricorso, chiarendo perché la mera riproposizione di argomenti già discussi porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità ricorso Cassazione. Analizziamo un caso concreto relativo a un delitto di truffa per comprendere i principi applicati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna per il reato di truffa (art. 640 c.p.) emessa da un tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi. Il primo motivo contestava la sua responsabilità penale, il secondo lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e il terzo l’omesso avviso sulla possibilità di sostituire la pena detentiva.

Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato attentamente i motivi del ricorso, giungendo a una conclusione netta: l’inammissibilità totale. Vediamo nel dettaglio le ragioni per ciascun motivo.

Il Primo Motivo: Genericità e Ripetitività

La Corte ha stabilito che il primo motivo, relativo alla responsabilità per il delitto di truffa, era inammissibile perché non possedeva i requisiti di specificità richiesti dall’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. In pratica, l’imputato si era limitato a riproporre le stesse censure già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato che un ricorso non può essere una semplice reiterazione, ma deve contenere una critica argomentata e specifica delle ragioni della decisione impugnata. In questo caso, mancava un effettivo confronto con la motivazione della sentenza d’appello, la quale aveva già analiticamente descritto le condotte che integravano il reato di truffa.

Il Secondo Motivo sull’Inammissibilità del Ricorso: Mancanza di Attenuanti e Pena

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente per negare le circostanze attenuanti generiche. La Cassazione ha richiamato il suo consolidato orientamento giurisprudenziale: il giudice di merito non è obbligato a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli aspetti ritenuti decisivi. La scelta di negare le attenuanti, se logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità. Lo stesso principio è stato applicato alla determinazione della pena, ritenuta congruamente motivata in base ai criteri degli artt. 132 e 133 c.p.

Il Terzo Motivo: Pene Sostitutive

Infine, il terzo motivo, riguardante l’omesso avviso sulla possibilità di accedere a pene sostitutive, è stato dichiarato manifestamente infondato. La Corte ha evidenziato come tale doglianza fosse in contrasto con i principi già affermati dalla giurisprudenza di legittimità, secondo cui il giudice non ha l’obbligo di proporre d’ufficio tali sanzioni.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su principi cardine del processo penale di legittimità. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Per questo, i motivi devono essere specifici, non generici o ripetitivi. Devono attaccare la struttura logico-giuridica della sentenza impugnata, non semplicemente riproporre una tesi difensiva già scartata. La decisione ribadisce la discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti e della pena, un potere che può essere censurato solo in caso di motivazione assente, palesemente illogica o contraddittoria.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. È essenziale che l’atto di ricorso sia redatto con la massima precisione, evitando di riproporre passivamente le argomentazioni dei gradi precedenti. È necessario, invece, un confronto critico e puntuale con la decisione che si intende impugnare, evidenziandone i vizi di legittimità. In caso contrario, il risultato sarà, come nel caso di specie, una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rendendo definitiva la condanna.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non soddisfa i requisiti di legge, ad esempio se i motivi sono generici, ripetitivi di argomentazioni già respinte nei gradi precedenti, o se non si confrontano criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Il giudice è obbligato a considerare tutti gli elementi a favore dell’imputato per concedere le attenuanti generiche?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata citata nell’ordinanza, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione basandosi sugli elementi ritenuti decisivi, implicitamente superando o disattendendo tutti gli altri non menzionati.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza di condanna impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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