LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione: il caso decisivo

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale e minaccia aggravata. Il motivo? La censura sull’elemento soggettivo del reato non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio. L’ordinanza conferma un principio cruciale sull’inammissibilità del ricorso in Cassazione per motivi nuovi, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Perché i Motivi Vanno Proposti in Appello

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’inammissibilità del ricorso in Cassazione per motivi non sollevati nel precedente grado di giudizio. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i limiti dell’impugnazione di legittimità e le conseguenze della mancata deduzione di specifiche censure in sede di appello. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e minaccia aggravata (art. 612, comma 2, c.p.).

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione lamentando una violazione di legge in relazione alla configurabilità dell’elemento soggettivo, ovvero l’intenzione colpevole, del reato di resistenza a pubblico ufficiale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con una sintetica ma chiara ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito della questione sollevata (la sussistenza o meno del dolo nel reato di resistenza), ma si ferma a un vaglio preliminare di natura puramente processuale. La Corte, infatti, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni sull’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

Il fulcro della decisione risiede in una constatazione decisiva: il motivo di ricorso presentato in Cassazione era nuovo. La Corte ha rilevato che l’imputato non aveva sollevato, in sede di appello, alcuna censura specifica riguardante l’affermazione di responsabilità per il reato di resistenza a pubblico ufficiale sotto il profilo dell’elemento soggettivo.

Questo vizio procedurale è fatale. Il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono riesaminare i fatti o introdurre nuove doglianze. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, ma solo sulla base dei motivi che sono stati ritualmente proposti e discussi in appello. Proporre un motivo ‘per saltum’, ovvero saltando il grado di appello, non è consentito, salvo casi eccezionali qui non ravvisati.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza, pur nella sua brevità, è un monito importante per la strategia difensiva. Dimostra che è essenziale articolare in modo completo ed esaustivo tutti i possibili motivi di contestazione già nell’atto di appello. Omettere una censura in quella sede preclude la possibilità di farla valere successivamente davanti alla Suprema Corte, determinando una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione.

La conseguenza non è solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione di ulteriori oneri economici a carico dell’imputato, come le spese processuali e la sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La decisione, pertanto, sottolinea l’importanza di una difesa tecnica attenta e scrupolosa in ogni fase del processo penale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato, relativo all’elemento soggettivo del reato di cui all’art. 337 c.p., non era stato sollevato in sede di appello.

È possibile presentare alla Corte di Cassazione un motivo non discusso in Appello?
No, sulla base di quanto deciso in questa ordinanza, un motivo di ricorso non dedotto nel precedente grado di giudizio (l’appello) non può essere validamente proposto per la prima volta in Cassazione e viene considerato inammissibile.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della declaratoria di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati