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Inammissibilità ricorso Cassazione: il caso 648-bis

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di due imputati condannati per riciclaggio (art. 648-bis c.p.). Gli imputati chiedevano la riqualificazione del reato in ricettazione (art. 648 c.p.), ma la Corte ha respinto la richiesta. La decisione si fonda sul principio per cui non è possibile riproporre in Cassazione le stesse argomentazioni già respinte in appello con una motivazione logica e adeguata. La Corte ha ribadito che il suo compito non è rivalutare i fatti, ma controllare la coerenza della sentenza impugnata. Di conseguenza, l’inammissibilità del ricorso in Cassazione è stata confermata, con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono Ripetitivi

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un importante chiarimento sui limiti del giudizio di legittimità, confermando un principio consolidato in tema di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Il caso riguarda due soggetti condannati per il reato di riciclaggio previsto dall’art. 648-bis del codice penale, i quali hanno tentato di ottenere una riqualificazione del fatto nel meno grave reato di ricettazione (art. 648 c.p.). La Corte Suprema, tuttavia, ha chiuso le porte a tale richiesta, dichiarando i ricorsi inammissibili.

I Fatti del Caso: La Contestazione tra Riciclaggio e Ricettazione

Due individui venivano condannati nei gradi di merito per il reato di riciclaggio. La difesa, non condividendo la qualificazione giuridica attribuita ai fatti, proponeva ricorso per Cassazione. La tesi difensiva sosteneva che le condotte contestate non integrassero gli estremi del riciclaggio, ma al più quelli della ricettazione, un reato con un trattamento sanzionatorio differente e meno severo. L’obiettivo era ottenere una pronuncia che modificasse il titolo del reato, con evidenti benefici per gli imputati.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato le istanze difensive, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili. La Corte non è entrata nel merito della distinzione tra riciclaggio e ricettazione, poiché ha ravvisato un vizio procedurale che ha precluso l’analisi delle doglianze. La decisione si fonda su un principio cardine del processo penale: il ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi già presentati e respinti in appello.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni di carattere prettamente processuale, ribadendo i confini del proprio sindacato.

Il Limite del Giudizio di Legittimità

I giudici hanno sottolineato che la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che il suo compito non è quello di effettuare una nuova valutazione delle prove o di ricostruire i fatti in modo alternativo a quanto fatto dai giudici dei precedenti gradi di giudizio. La Corte deve limitarsi a verificare che la sentenza impugnata sia immune da vizi di legge e che la sua motivazione sia logica, coerente e non manifestamente contraddittoria. Qualsiasi tentativo di indurre la Corte a una “rivalutazione delle fonti probatorie” è destinato a fallire.

La Reiterazione dei Motivi d’Appello come Causa di Inammissibilità

Il punto cruciale della decisione risiede nell’aver qualificato i motivi di ricorso come una “pedissequa reiterazione” di quelli già dedotti in appello. I giudici di secondo grado avevano già esaminato e puntualmente disatteso tali argomentazioni, fornendo una motivazione ritenuta dalla Cassazione “adeguata, logica e rispondente a principi di diritto”. Proporre nuovamente le stesse questioni senza individuare specifici vizi di legittimità nella sentenza d’appello rende il ricorso generico e, quindi, inammissibile. Citando un importante precedente delle Sezioni Unite (sentenza Jakani del 2000), la Corte ha ricordato che non si può chiedere al giudice di legittimità di confrontare la motivazione della sentenza con “modelli di ragionamento mutuati dall’esterno”, ma solo di valutarne la coerenza interna.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ribadisce un’importante lezione per la redazione dei ricorsi per Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione di merito; è necessario individuare e argomentare vizi specifici che attengono alla violazione di legge o a un difetto manifesto della motivazione. La semplice riproposizione delle tesi difensive già esaminate e rigettate in appello costituisce una strategia processuale inefficace, che conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione, con la conseguente condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Per quale motivo i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché si risolvevano in una mera ripetizione delle stesse argomentazioni già presentate in appello e che erano state puntualmente respinte dalla Corte di merito con una motivazione considerata adeguata, logica e conforme ai principi di diritto.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di una causa e le prove?
No, il provvedimento chiarisce che alla Corte di Cassazione è normativamente preclusa la possibilità di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei gradi precedenti o di proporre una ricostruzione alternativa dei fatti. Il suo ruolo è verificare la coerenza logica e strutturale della sentenza impugnata.

Qual è stata la conseguenza economica della dichiarazione di inammissibilità per i ricorrenti?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e, ciascuno, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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