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Inammissibilità ricorso Cassazione: i motivi nuovi

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per lesioni aggravate. Il motivo centrale è che la censura relativa all’applicazione della recidiva non era stata sollevata nel precedente grado di appello. Questa ordinanza ribadisce il principio fondamentale secondo cui non è possibile introdurre nuovi motivi di doglianza per la prima volta in Cassazione. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione per Motivi Nuovi: Un Principio Fondamentale

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul processo penale, ribadendo un principio cardine: l’inammissibilità del ricorso in Cassazione quando vengono sollevati motivi non presentati nel precedente grado di giudizio. Questo principio, noto come effetto devolutivo dell’appello, limita la cognizione del giudice superiore alle sole questioni specificamente contestate nell’atto di impugnazione. Analizziamo come la Corte ha applicato questa regola in un caso concreto.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato dalla Corte di Appello per il reato di lesioni personali aggravate ai sensi degli articoli 582 e 585 del codice penale. Avverso tale sentenza, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione all’applicazione della recidiva, una circostanza che aggrava la pena per chi ha già commesso altri reati.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Analisi della Decisione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito della questione. La ragione è puramente processuale ma di fondamentale importanza: il motivo di ricorso non era mai stato sollevato prima.

Il Principio Devolutivo dell’Appello

Il cuore della decisione risiede nel cosiddetto ‘effetto devolutivo’ dell’impugnazione. Questo principio stabilisce che il giudice dell’appello può pronunciarsi solo sui punti della sentenza di primo grado che sono stati oggetto di specifica critica da parte dell’appellante. Di conseguenza, il ricorrente non può ‘riservarsi’ delle censure per presentarle per la prima volta in Cassazione.

La Corte ha specificato che «non possono essere dedotte con il ricorso per cassazione questioni sulle quali il giudice di appello abbia correttamente omesso di pronunciare siccome non devolute con la dovuta specificità alla sua cognizione». Le uniche eccezioni riguardano questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio o quelle che non era stato possibile dedurre in precedenza, eventualità non riscontrate nel caso di specie.

Le Conseguenze della Dichiarazione di Inammissibilità

L’inammissibilità del ricorso non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato:

1. Al pagamento delle spese processuali.
2. Al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa seconda sanzione è stata giustificata dalla Corte ravvisando ‘profili di colpa’ da parte del ricorrente, data l’evidente e manifesta inammissibilità della sua impugnazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte sono state lineari e ancorate a consolidati orientamenti giurisprudenziali. I giudici hanno sottolineato che la censura relativa alla recidiva non era stata prospettata con l’atto di appello. Pertanto, il giudice di secondo grado non si era pronunciato su di essa non per una dimenticanza, ma perché non era stato investito della questione. Proporre tale doglianza per la prima volta in sede di legittimità costituisce una violazione delle regole procedurali che governano i gradi di giudizio. La Corte ha richiamato numerose sentenze conformi, sia delle sezioni semplici che delle Sezioni Unite, a sostegno del principio secondo cui i motivi nuovi non sono ammessi in Cassazione. La condanna al pagamento della somma alla Cassa delle ammende è stata motivata sulla base della colpa del ricorrente nell’aver intrapreso un’iniziativa giudiziaria palesemente destinata al fallimento, sprecando così risorse del sistema giudiziario.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per la pratica legale: la strategia difensiva deve essere completa e articolata fin dal primo atto di impugnazione. L’appello deve contenere in modo specifico e dettagliato tutte le censure che si intendono muovere alla sentenza di primo grado. Omettere un motivo in appello significa, nella maggior parte dei casi, perdere definitivamente la possibilità di farlo valere in Cassazione. La decisione evidenzia l’importanza di una scrupolosa preparazione degli atti processuali per evitare non solo una pronuncia di inammissibilità del ricorso in Cassazione, ma anche le relative sanzioni economiche.

È possibile presentare per la prima volta un motivo di ricorso davanti alla Corte di Cassazione?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha ribadito che non possono essere dedotte questioni nuove che non siano state specificamente sottoposte al giudice d’appello, salvo che si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

Quali sono le conseguenze se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, qualora la Corte ravvisi una colpa nell’aver proposto l’impugnazione, anche al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché in questo caso il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna è stata inflitta perché la Corte ha ritenuto che vi fosse colpa da parte del ricorrente nel proporre l’impugnazione. L’inammissibilità del ricorso era infatti ‘evidente’, poiché basato su un motivo non sollevato nel precedente grado di giudizio, rendendo l’iniziativa processuale prevedibilmente infruttuosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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