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Inammissibilità ricorso Cassazione: i motivi nuovi

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per truffa. La sentenza stabilisce che il motivo relativo al difetto di querela non può essere sollevato per la prima volta in sede di legittimità, in quanto richiede accertamenti di fatto. Inoltre, respinge la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, giudicandola generica a fronte della comprovata abitualità del comportamento criminale dell’imputato.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi Sono Nuovi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 1311/2024, offre un importante chiarimento sui limiti delle difese proponibili in sede di legittimità. Il caso riguarda una condanna per truffa e solleva due questioni procedurali cruciali: la possibilità di eccepire per la prima volta in Cassazione il difetto di querela e i criteri per l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione della Corte sottolinea un principio fondamentale: l’inammissibilità del ricorso in Cassazione quando si introducono questioni che avrebbero dovuto essere trattate nei gradi di merito. Analizziamo insieme la vicenda e le sue implicazioni.

Il Caso in Esame: Dalla Truffa al Ricorso in Cassazione

I fatti traggono origine da una condanna per il reato di truffa, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Milano. Un soggetto, agendo in qualità di corriere, attraverso artifizi e raggiri, non aveva consegnato la merce al destinatario. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Difetto di Querela e Tenuità del Fatto

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su due punti principali:

1. Vizio di motivazione relativo al difetto di querela: Si sosteneva che la persona che aveva sporto querela non ne avesse il diritto, in quanto non era ancora proprietaria della merce sottratta. Secondo la tesi difensiva, non avendo ancora pagato il prezzo e essendo la fattura stata emessa solo un mese dopo, il querelante non poteva essere considerato la ‘persona offesa’ dal reato.
2. Vizio di motivazione sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato le ragioni che avrebbero spinto l’imputato a commettere il reato, come una presunta ‘necessità economica della propria famiglia’, né avesse valutato tutti gli elementi che avrebbero potuto giustificare la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione per Motivi Nuovi

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara lezione sulla strategia processuale. Il primo motivo, relativo al difetto di querela, è stato ritenuto inammissibile perché sollevato per la prima volta in questa sede. La Corte ha ribadito un principio consolidato: le questioni di improcedibilità che richiedono accertamenti di fatto, come la verifica della legittimazione della persona offesa a sporgere querela, devono essere devolute al giudice del merito (Tribunale e Corte d’Appello). Non è possibile introdurre tali questioni per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione, il cui compito è valutare la corretta applicazione della legge, non ricostruire i fatti.

La Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per genericità. La Corte ha osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua per negare il beneficio della non punibilità. Nello specifico, era stato evidenziato il comportamento ‘abituale’ dell’imputato, che aveva commesso almeno altri due illeciti della stessa indole (due rapine). Questa condizione di recidiva infraquinquennale è un ostacolo normativo esplicito al riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Il ricorrente, d’altro canto, si era limitato a richiamare genericamente gli indici normativi e a citare un precedente giurisprudenziale non pertinente al caso di specie, senza contestare specificamente la motivazione della Corte territoriale.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte Suprema sono nette. La questione sulla validità della querela è una questione mista di fatto e di diritto che non può trovare ingresso per la prima volta nel giudizio di legittimità. Sarebbe stato onere della difesa sollevare tale eccezione durante il processo di merito, consentendo al giudice di effettuare le necessarie verifiche. Riguardo all’art. 131-bis c.p., la Corte ha evidenziato come la motivazione della sentenza impugnata fosse logica e completa, basandosi su un elemento ostativo chiaro (l’abitualità del comportamento), rendendo l’argomento del ricorrente vago e non idoneo a scalfire la decisione precedente.

Conclusioni

La sentenza ribadisce l’importanza di una corretta strategia difensiva, che deve articolare tutte le eccezioni e le richieste nei gradi di merito. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione è la sanzione processuale per chi tenta di introdurre tardivamente questioni che richiedono un’analisi fattuale. Questa decisione serve da monito: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito, ma un rigoroso controllo sulla corretta applicazione del diritto. La conseguenza per il ricorrente è stata non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la questione della mancanza di una valida querela?
No, la Corte ha stabilito che la questione di improcedibilità del reato per mancanza di querela non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità se comporta accertamenti di fatto, i quali sono riservati al giudice del merito.

Perché è stata negata l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La richiesta è stata respinta perché il motivo del ricorso era generico e la Corte d’Appello aveva già adeguatamente motivato il diniego sulla base della natura abituale del comportamento dell’imputato, il quale aveva commesso altri reati gravi (due rapine), condizione che osta al riconoscimento del beneficio.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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