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Inammissibilità ricorso Cassazione: i motivi

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso a causa di motivi infondati e generici. L’ordinanza analizza tre distinti motivi di doglianza, respingendoli tutti: il primo per mera reiterazione di argomenti già disattesi in appello, il secondo per manifesta infondatezza riguardo alla prescrizione e alla recidiva, e il terzo per la genericità della richiesta di pene sostitutive. La decisione sottolinea l’importanza di formulare censure specifiche e pertinenti nei ricorsi per Cassazione, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

L’inammissibilità del ricorso per Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e, al contempo, più tecnici del processo penale. Con la recente ordinanza n. 9998/2024, la Suprema Corte ha ribadito alcuni principi fondamentali che ogni legale dovrebbe tenere a mente nella redazione dei motivi di impugnazione. Questo provvedimento offre spunti cruciali sulla differenza tra una critica argomentata e una mera riproposizione di censure già esaminate, nonché sul calcolo della prescrizione in presenza di recidiva.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria. Il ricorrente lamentava diverse violazioni di legge e vizi di motivazione, articolando il proprio gravame su tre distinti motivi. La difesa contestava la valutazione delle prove, l’errato calcolo della prescrizione del reato e la mancata applicazione di una pena sostitutiva alla detenzione.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

La Corte di Cassazione ha analizzato separatamente ciascun motivo, giungendo a una declaratoria di inammissibilità del ricorso nella sua interezza. Vediamo nel dettaglio le ragioni di tale decisione.

Primo Motivo: La Reiterazione delle Censure d’Appello

Il primo motivo, relativo alla presunta violazione degli articoli 187, 192 c.p.p. e 648, 712 c.p., è stato giudicato indeducibile. La Corte ha osservato come le argomentazioni non costituissero una critica specifica e puntuale alla sentenza impugnata, ma si risolvessero in una ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già presentate e respinte in sede di appello. Per la Cassazione, un ricorso è valido solo se attacca specificamente le ragioni della decisione di secondo grado, non se si limita a riproporre le stesse doglianze.

Secondo Motivo: Prescrizione e Recidiva Reiterata

Il secondo motivo, che lamentava l’omessa declaratoria di estinzione del reato per prescrizione a causa di un presunto errore nel calcolo del tempus commissi delicti e dell’errata applicazione della recidiva, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che la recidiva reiterata, in quanto circostanza aggravante ad effetto speciale, incide direttamente sui termini di prescrizione. Nello specifico, essa aumenta sia il termine minimo (art. 157 c.p.) sia, in presenza di atti interruttivi, il termine massimo (art. 161 c.p.). La Corte ha quindi confermato che il reato non era prescritto, individuando la data di estinzione al 7 aprile 2026.

Terzo Motivo: La Genericità della Richiesta di Pene Sostitutive

Infine, il terzo motivo, con cui si contestava la mancata applicazione di una pena sostitutiva, è stato dichiarato inammissibile per la sua genericità. La Suprema Corte ha richiamato il principio secondo cui i motivi generici sono viziati da un’inammissibilità originaria. Questo vizio non viene sanato neanche se il giudice dell’impugnazione non lo dichiara esplicitamente, rendendo la doglianza non scrutinabile nel merito.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, i motivi devono essere specifici e criticare le argomentazioni del giudice d’appello, non riproporre tesi già esaminate. In secondo luogo, la Corte ha ribadito che la valutazione della recidiva e dei suoi effetti sulla prescrizione deve tenere conto della complessiva storia criminale dell’imputato e della sua perdurante inclinazione al delitto. Infine, l’ordinanza riafferma che la genericità di un motivo di ricorso ne determina l’inammissibilità ab origine, precludendone ogni esame.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito sull’importanza della tecnica redazionale e della specificità dei motivi nel ricorso per Cassazione. Una difesa efficace in sede di legittimità richiede un’analisi critica e argomentata della sentenza di secondo grado, evitando la mera riproposizione di questioni di fatto o motivi generici. La decisione conferma che il mancato rispetto di questi requisiti procedurali conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile se ripete gli stessi motivi dell’appello?
Perché il ricorso per Cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata contro le ragioni della sentenza di appello, non una semplice riproposizione di doglianze già esaminate e respinte dal giudice precedente. La sua funzione è di controllo sulla legittimità della decisione, non un nuovo giudizio sul fatto.

In che modo la recidiva reiterata influisce sulla prescrizione di un reato?
La recidiva reiterata è una circostanza aggravante ad effetto speciale che aumenta i termini di prescrizione. Incide sia sul termine minimo previsto dall’art. 157 c.p., sia sul termine massimo in caso di atti interruttivi, come stabilito dall’art. 161 c.p., ritardando così l’estinzione del reato.

Cosa accade se un motivo di ricorso è formulato in modo generico?
Un motivo di ricorso formulato in modo generico è considerato viziato da un’inammissibilità originaria. Questo significa che il giudice non può esaminarlo nel merito, e tale vizio non può essere sanato, anche se il giudice dell’impugnazione precedente non lo ha esplicitamente sanzionato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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