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Inammissibilità ricorso Cassazione: i limiti del giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per il reato di cui all’art. 646 c.p. (appropriazione indebita). I motivi, relativi alla mancanza dell’elemento soggettivo e alla tardività della querela, sono stati respinti in quanto miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e reiteravano censure già esaminate in appello. La decisione sottolinea il principio della inammissibilità del ricorso in Cassazione quando non si contestano vizi di legge, ma si tenta di ottenere un nuovo giudizio di merito.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Cassazione e i Limiti del Giudizio: Quando un Ricorso è Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità, chiarendo i motivi che portano alla declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di custode della corretta applicazione del diritto. Analizziamo come questi principi siano stati applicati a un caso concreto di appropriazione indebita.

Il Caso in Analisi

Un soggetto, condannato in primo grado e in appello per il reato di appropriazione indebita ai sensi dell’art. 646 del codice penale, ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso erano principalmente due:

1. Assenza dell’elemento soggettivo: L’imputato contestava la sussistenza dell’intenzione di commettere il reato, criticando la motivazione della Corte d’Appello che aveva fondato il giudizio di colpevolezza.
2. Tardività della querela: Veniva sollevata un’eccezione sulla tempestività della querela presentata dalla persona offesa, sostenendo che fosse stata sporta oltre i termini di legge.

Entrambi i motivi miravano a scardinare la decisione di condanna, ma attraverso un approccio che la Suprema Corte ha ritenuto non consentito.

La Decisione della Suprema Corte e l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti, uno per ciascun motivo di ricorso.

Il Divieto di “Rilettura” dei Fatti

Con riferimento al primo motivo, la Corte ha sottolineato che contestare la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito non è ammissibile in sede di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di primo e secondo grado, i quali hanno il compito esclusivo di analizzare le prove e formare il proprio convincimento. Se la motivazione della sentenza d’appello è logica, coerente e non presenta vizi giuridici, essa è insindacabile. Tentare di ottenere una “rilettura” degli elementi di fatto, come ha fatto il ricorrente, si traduce in una richiesta di un nuovo giudizio di merito, compito che esula completamente dai poteri della Suprema Corte. Questo principio, consolidato da tempo (si veda la storica sentenza delle Sezioni Unite n. 6402/1997), è un cardine del nostro sistema processuale.

La Mera Ripetizione delle Censure d’Appello

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che l’eccezione sulla tardività della querela era una “pedissequa” reiterazione di censure già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Il giudice di secondo grado aveva già affrontato la questione, fornendo una motivazione congrua e logica sulla tempestività della querela. Riproporre in Cassazione le stesse argomentazioni, senza individuare uno specifico vizio di logicità o di diritto nella decisione d’appello, rende il motivo privo di fondamento e, quindi, inammissibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è chiara e didascalica. Il ricorso per Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità, ovvero errori nell’applicazione o interpretazione della legge, oppure vizi di motivazione palesi e manifesti (come la contraddittorietà o l’illogicità manifesta). Non può essere uno strumento per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. L’ordinanza riafferma la netta distinzione tra il giudizio di merito, che si conclude con la sentenza d’appello, e il giudizio di legittimità, che ha una funzione di controllo sulla corretta osservanza della legge. Qualsiasi tentativo di superare questo confine è destinato a scontrarsi con una declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni

L’ordinanza esaminata è un monito per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. È fondamentale che i motivi di ricorso siano focalizzati su questioni di puro diritto o su vizi motivazionali qualificati, evitando di trasformare l’atto in un’istanza di revisione fattuale. Le conseguenze di un ricorso inammissibile non sono solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione di ulteriori spese e sanzioni, come avvenuto nel caso di specie. La difesa tecnica deve quindi operare una rigorosa selezione dei motivi, concentrandosi esclusivamente sui profili consentiti dalla legge per evitare una pronuncia di inammissibilità del ricorso in Cassazione.

Posso ricorrere in Cassazione se non sono d’accordo su come il giudice ha interpretato le testimonianze?
No. Secondo questa ordinanza, la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono compiti esclusivi dei giudici di merito (primo e secondo grado). Il ricorso in Cassazione non può chiedere una ‘rilettura’ degli elementi di fatto o una diversa valutazione delle prove, ma deve limitarsi a contestare errori di diritto.

Cosa succede se il mio ricorso in Cassazione si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello?
Un ricorso che si limita a reiterare ‘pedissequamente’ censure già esaminate e risolte dal giudice d’appello, senza individuare un vizio specifico (di logica o di diritto) nella motivazione di quest’ultimo, viene dichiarato inammissibile. È necessario presentare critiche nuove e specifiche alla decisione impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Come stabilito in questo provvedimento, la declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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