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Inammissibilità ricorso Cassazione: art. 131 bis c.p.

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso con cui si contestava la mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p. (particolare tenuità del fatto). La Suprema Corte ha stabilito che il ricorso era manifestamente infondato, in quanto si limitava a riproporre censure già correttamente esaminate e respinte dai giudici di merito. Tale pronuncia di inammissibilità ricorso cassazione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando la Censura è Manifestamente Infondata

L’accesso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una porta aperta a qualsiasi tipo di doglianza. La sua funzione è quella di garantire l’uniforme interpretazione della legge, non di riesaminare i fatti del processo. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ulteriormente i confini dell’istituto, confermando un principio fondamentale: l’inammissibilità ricorso cassazione quando le censure proposte sono una mera ripetizione di argomenti già vagliati e disattesi nei gradi di merito, soprattutto se relative all’applicazione dell’art. 131 bis del codice penale.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Applicazione dell’Art. 131 bis c.p.

Il caso in esame trae origine dalla decisione della Corte d’Appello che confermava una sentenza di condanna a carico di un imputato. Quest’ultimo, non rassegnandosi alla decisione, decideva di proporre ricorso per Cassazione. La sua unica doglianza si concentrava sulla mancata applicazione dell’articolo 131 bis del codice penale, la norma che prevede la non punibilità per la “particolare tenuità del fatto”. Secondo la difesa, i giudici di merito avevano errato nel non riconoscere la sussistenza dei presupposti per l’applicazione di tale causa di esclusione della punibilità.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 25 novembre 2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito della questione sollevata dal ricorrente, ma si è fermata a un vaglio preliminare, ritenendo il ricorso privo dei requisiti minimi per poter essere esaminato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla inammissibilità ricorso cassazione

La motivazione della Corte si fonda su un concetto cardine della procedura penale: la manifesta infondatezza del ricorso. I giudici hanno spiegato chiaramente perché la censura del ricorrente non potesse trovare accoglimento.

Ripetitività delle Doglianze

Il punto centrale della decisione è che il ricorso non presentava argomenti nuovi o critiche specifiche alla logicità della sentenza impugnata. Si trattava, invece, di una semplice riproposizione di temi e doglianze che erano già stati ampiamente esaminati e motivatamente respinti dai giudici dei precedenti gradi di giudizio. La Corte di Appello aveva già fornito una spiegazione giuridicamente corretta, puntuale e coerente per negare l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

La Cassazione ha ribadito il proprio ruolo di giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove, ma solo di controllare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. Poiché la motivazione della Corte d’Appello era immune da vizi logici o giuridici, il giudizio di merito non era sindacabile in quella sede. Di qui, la dichiarazione di inammissibilità ricorso cassazione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un importante monito per chi intende adire la Suprema Corte. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione di merito per poter proporre un ricorso efficace. È necessario, invece, individuare specifici vizi di legge o palesi illogicità nella motivazione della sentenza impugnata. Proporre un ricorso che si limiti a ripetere le stesse argomentazioni già respinte non solo è inutile, ma espone anche al rischio concreto di una condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La via per la Cassazione richiede censure mirate e fondate su questioni di diritto, non un semplice tentativo di ottenere una terza valutazione dei fatti.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. L’unica censura proposta era una semplice replica di doglianze già adeguatamente esaminate e respinte dai giudici di merito con motivazioni corrette, puntuali e logicamente coerenti.

Qual era l’argomento principale del ricorrente?
L’argomento principale del ricorrente era la contestazione della mancata applicazione dell’articolo 131 bis del codice penale, che prevede la non punibilità per la particolare tenuità del fatto.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
In conseguenza della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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