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Inammissibilità ricorso: carenza d’interesse

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da tre soggetti contro un’ordinanza di sequestro per reati edilizi. La decisione si fonda sulla sopravvenuta carenza di interesse, poiché il bene sequestrato è stato restituito prima della decisione. Di conseguenza, i ricorrenti non sono stati condannati al pagamento delle spese processuali, in applicazione del principio secondo cui la cessazione dell’interesse per cause non imputabili al ricorrente non equivale a soccombenza.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Carenza d’Interesse: la Cassazione Chiarisce

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 44352 del 2024, offre un importante chiarimento sul concetto di inammissibilità ricorso per carenza interesse e sulle sue conseguenze in termini di spese processuali. Il caso riguardava un sequestro per presunti abusi edilizi, ma la sua risoluzione si è basata su un principio procedurale cruciale: la restituzione del bene sequestrato prima della decisione sul ricorso fa venir meno l’interesse ad agire, senza però comportare una condanna alle spese per i ricorrenti.

I Fatti: Dal Sequestro per Abuso Edilizio al Ricorso

Il Tribunale di Livorno aveva disposto il sequestro di alcuni manufatti, ipotizzando un reato edilizio consistente in una modifica di destinazione d’uso abusiva. Gli immobili, di proprietà di una società e locati a un’altra, erano stati oggetto di un provvedimento di riesame che aveva confermato il sequestro. Contro tale provvedimento, tre soggetti legati alle società coinvolte avevano proposto ricorso per cassazione.

I ricorrenti sostenevano la legittimità dell’uso impresso ai manufatti, ritenendolo compatibile con la destinazione urbanistica commerciale della zona, e contestavano la violazione di norme nazionali (DPR 380/01) e regionali (L. Toscana n. 65/2009). Uno dei ricorrenti lamentava anche la mancanza di motivazione riguardo al periculum in mora, ovvero il pericolo che il protrarsi del tempo potesse causare un danno irreparabile.

La Svolta Processuale e l’Inammissibilità del Ricorso per Carenza Interesse

L’elemento decisivo che ha cambiato le sorti del procedimento è intervenuto dopo la presentazione dei ricorsi: l’autorità giudiziaria ha disposto la restituzione dei manufatti sequestrati. A seguito di questo evento, tutti i ricorrenti hanno formalmente rinunciato al proprio ricorso.

Questa rinuncia, motivata dal fatto che l’obiettivo principale (la restituzione del bene) era stato raggiunto, ha portato la Suprema Corte a dichiarare i ricorsi inammissibili. La questione centrale, a questo punto, non era più la legittimità del sequestro, ma le conseguenze processuali di questa particolare forma di inammissibilità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha basato la propria decisione su un principio consolidato, richiamando una precedente sentenza (Cass. n. 45618/2021). Il principio stabilisce che quando l’inammissibilità del ricorso per carenza interesse deriva da una causa non imputabile al ricorrente, quest’ultimo non può essere condannato né al pagamento delle spese processuali né al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

Il ragionamento è il seguente: la restituzione del bene sequestrato, decisa dall’autorità giudiziaria, fa cessare l’interesse del ricorrente a ottenere una pronuncia sul suo appello. Questa situazione non configura un’ipotesi di soccombenza, ovvero di sconfitta nel merito della causa. Il venir meno dell’interesse alla decisione è una conseguenza di un evento favorevole al ricorrente, non di un suo errore o della fondatezza delle tesi avversarie. Pertanto, sarebbe ingiusto addebitargli i costi del procedimento.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

La sentenza in esame rafforza una garanzia fondamentale per chi impugna un provvedimento cautelare come il sequestro. Stabilisce chiaramente che se la situazione di fatto si risolve a favore del ricorrente durante il processo (ad esempio, con la restituzione del bene), la conseguente inammissibilità del ricorso non avrà conseguenze economiche negative. Questo principio tutela il diritto di difesa, evitando che un cittadino possa essere penalizzato con la condanna alle spese solo perché l’oggetto della controversia è venuto meno per un atto della stessa autorità che aveva imposto la misura.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché, dopo la loro presentazione, il bene oggetto del sequestro è stato restituito. Questo ha causato una ‘sopravvenuta carenza di interesse’ da parte dei ricorrenti, i quali hanno quindi rinunciato all’impugnazione.

I ricorrenti sono stati condannati a pagare le spese processuali?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, poiché la carenza di interesse è derivata da una causa non imputabile ai ricorrenti (la restituzione del bene), essi non dovevano essere condannati al pagamento delle spese né al versamento di un’ammenda.

Cosa significa che la sopravvenuta carenza di interesse non configura un’ipotesi di soccombenza?
Significa che il fatto che il ricorrente non abbia più interesse a una decisione non equivale a una sua sconfitta nel merito della causa. La soccombenza implica una valutazione negativa della fondatezza del ricorso, cosa che non avviene quando il processo si conclude per motivi procedurali favorevoli al ricorrente stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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