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Inammissibilità ricorso: analisi di un caso pratico

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso presentato da due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello. Il motivo principale del rigetto riguarda un’errata interpretazione del termine di prescrizione del reato, considerato dalla Corte manifestamente infondato. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce i ricorsi che non soddisfano i requisiti di legge, portando a una dichiarazione di inammissibilità ricorso. Questo provvedimento sottolinea l’importanza di una corretta formulazione dei motivi di appello, specialmente quando si toccano temi complessi come la prescrizione del reato. Analizziamo insieme i dettagli del caso per comprendere le ragioni della decisione e le sue conseguenze pratiche per i ricorrenti.

I Fatti del Processo

Due soggetti avevano presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro. La sentenza di secondo grado aveva parzialmente riformato quella di primo grado, rideterminando la pena per il reato di resistenza commesso il 6 marzo 2017. Tra i vari motivi di ricorso, uno in particolare contestava l’avvenuta prescrizione del reato, sostenendo che il termine massimo fosse già decorso.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’inammissibilità ricorso

La Suprema Corte, con una decisione concisa ma perentoria, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La conseguenza diretta di questa pronuncia non è stata solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione evidenzia la severità con cui la Corte tratta i ricorsi palesemente infondati.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nella valutazione del motivo relativo alla prescrizione. La Corte lo ha definito ‘manifestamente infondato’. I giudici hanno spiegato che, per calcolare correttamente il termine massimo di prescrizione, era necessario sommare al termine ordinario anche i periodi di sospensione del processo. Non essendo intervenuta una prescrizione ‘intermedia’, il calcolo corretto spostava la data di estinzione del reato al 4 febbraio 2026. Poiché la decisione è stata presa il 5 maggio 2025, il reato non era ancora prescritto. La palese infondatezza di questo motivo ha reso inutile l’analisi degli altri, determinando l’inammissibilità dell’intero ricorso.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche

Questo provvedimento ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: un ricorso in Cassazione deve basarsi su motivi solidi e giuridicamente validi. La presentazione di un ricorso con motivi ‘manifestamente infondati’ non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche sanzioni economiche significative per il ricorrente. La condanna al pagamento delle spese e della somma alla Cassa delle ammende serve da deterrente contro la presentazione di appelli dilatori o pretestuosi. Pertanto, è cruciale affidarsi a una difesa tecnica che valuti attentamente la fondatezza dei motivi prima di adire la Suprema Corte, per evitare una declaratoria di inammissibilità ricorso e le relative conseguenze negative.

Perché il ricorso sulla prescrizione è stato ritenuto infondato?
La Corte ha stabilito che al calcolo del termine ordinario di prescrizione dovevano essere aggiunti i periodi di sospensione. Questo spostava la data di estinzione del reato a una data futura (4 febbraio 2026), rendendo il reato non ancora prescritto al momento della decisione.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa comporta una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati a pagare sia le spese del procedimento sia una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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