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Inammissibilità ricorso abuso edilizio: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso per abuso edilizio presentato da un committente condannato per violazioni antisismiche. Il ricorso, basato sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), è stato ritenuto generico perché non affrontava l’impossibilità di sanare tali specifiche violazioni, un elemento cruciale per la valutazione della gravità del reato.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Abuso Edilizio: La Genericità Costa Cara

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 22012 del 2024, offre un importante chiarimento sulla inammissibilità del ricorso per abuso edilizio quando l’appello si fonda su argomentazioni generiche. Il caso riguarda la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.) in un contesto di violazioni edilizie non sanabili. La Suprema Corte ha ribadito che la difesa deve essere specifica e pertinente alle accuse contestate, altrimenti il ricorso è destinato a fallire.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Vibo Valentia aveva condannato il committente di alcune opere edili per reati legati alla violazione della normativa antisismica e delle disposizioni sulle costruzioni in conglomerato cementizio (artt. 93 segg. e 53, 64 segg. d.P.R. 380/1981). Le opere erano state realizzate in una zona sismica senza il preventivo avviso all’Ufficio Tecnico Regionale, senza un progetto redatto da un tecnico abilitato e senza la preventiva denuncia al Comune.

Il Ricorso in Cassazione e l’Inammissibilità per Abuso Edilizio

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando che il Tribunale avesse omesso di motivare la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., norma che esclude la punibilità per reati di lieve entità. La difesa si è limitata a sostenere l’insussistenza di condizioni ostative e a richiamare un orientamento giurisprudenziale favorevole in caso di abusi edilizi minori.

La Corte di Cassazione ha giudicato tale motivo di ricorso inammissibile per la sua manifesta genericità. I giudici hanno sottolineato come le argomentazioni della difesa fossero ‘distoniche’, ovvero non in linea con le imputazioni specifiche. Infatti, il processo non riguardava la costruzione in assenza di permesso di costruire (reato per il quale l’imputato aveva ottenuto una sanatoria), bensì la violazione di norme tecniche a tutela della pubblica incolumità, come quelle antisismiche e sul cemento armato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: le violazioni della normativa antisismica e sulle opere in conglomerato cementizio non sono suscettibili di sanatoria. Il conseguimento di un permesso di costruire in sanatoria (ex art. 36 d.P.R. 380/2001) estingue i reati urbanistici, ma non quelli relativi alla sicurezza strutturale.

Questa ‘impossibilità di sanatoria’ diventa un elemento centrale nella valutazione dei presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha chiarito che, per valutare la particolare tenuità del fatto in materia edilizia, non basta considerare le dimensioni dell’opera. Bisogna analizzare un insieme di parametri, tra cui: l’impatto sul carico urbanistico, il contrasto con gli strumenti urbanistici, la presenza di vincoli e, appunto, l’impossibilità di regolarizzare l’opera. Un intervento non sanabile, specialmente se viola norme poste a presidio della sicurezza pubblica, difficilmente può essere considerato di ‘particolare tenuità’.

Poiché il ricorso non ha affrontato in modo specifico questi aspetti, limitandosi a deduzioni generiche, è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un insegnamento fondamentale per la difesa tecnica: un ricorso in cassazione deve essere puntuale e pertinente. In materia di abusi edilizi, invocare l’art. 131-bis c.p. richiede un’analisi dettagliata e specifica delle violazioni contestate. Non è sufficiente un richiamo generico alla lieve entità dell’abuso, soprattutto quando sono in gioco reati che, per la loro natura, non possono essere sanati e che mettono a rischio la sicurezza e l’incolumità pubblica. L’esito è, come in questo caso, una declaratoria di inammissibilità del ricorso per abuso edilizio, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni della difesa erano generiche e non pertinenti alle specifiche accuse. La difesa si è concentrata su principi generali relativi agli abusi edilizi minori, senza affrontare il punto cruciale che le violazioni contestate (normativa antisismica e sul cemento armato) non sono suscettibili di sanatoria.

Le violazioni della normativa antisismica possono essere sanate?
No. La sentenza, richiamando una giurisprudenza costante, afferma che le contravvenzioni relative alla normativa antisismica e a quella sulle costruzioni in conglomerato cementizio non sono suscettibili di sanatoria, a differenza dei reati puramente urbanistici.

L’impossibilità di sanare un abuso edilizio influisce sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Sì, in modo decisivo. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’impossibilità di sanatoria è un elemento centrale nella valutazione dei presupposti applicativi dell’art. 131-bis c.p., poiché indica una maggiore gravità dell’offesa agli interessi tutelati dalla norma, come la sicurezza pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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