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Inammissibilità del ricorso: requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla genericità e sulla carenza di specifiche ragioni di diritto nel ricorso, che non ha saputo contestare efficacemente la motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando un Appello in Cassazione Viene Respinto

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un atto di impugnazione privo dei requisiti essenziali previsti dalla legge. Il caso riguarda l’inammissibilità del ricorso di un imputato, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione. Analizziamo la vicenda per comprendere i principi applicati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Torino con sentenza del 6 aprile 2023, ha proposto ricorso per Cassazione. L’accusa originaria, come si evince dal riferimento normativo, riguardava il reato di cui all’art. 372 del codice penale, ovvero la falsa testimonianza. L’imputato, attraverso il suo ricorso, ha cercato di ottenere l’annullamento della sentenza di condanna emessa in secondo grado.

La Decisione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, riunita in camera di consiglio, ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza del ricorrente, ma si ferma a un gradino prima: l’analisi della validità formale e sostanziale dell’atto di appello stesso. La Corte ha stabilito che il ricorso non rispettava i criteri minimi per poter essere discusso.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione di inammissibilità del ricorso su diverse ragioni tecniche, che evidenziano l’importanza di una redazione accurata e puntuale degli atti processuali. In primo luogo, il ricorso è stato giudicato carente nella ‘puntuale enunciazione delle ragioni di diritto’ e nei ‘congrui riferimenti alla motivazione dell’atto impugnato’. In parole semplici, l’appellante non ha spiegato in modo chiaro e specifico quali fossero gli errori legali commessi dalla Corte d’Appello, limitandosi a una critica generica.

In secondo luogo, la Corte ha definito le censure come un ‘apodittico difetto di motivazione’. L’appellante ha affermato che la motivazione della sentenza di secondo grado fosse carente, ma lo ha fatto in modo assertivo, senza fornire argomenti concreti a sostegno di tale tesi. Non ha indicato, ad esempio, quali passaggi della sentenza fossero illogici o quali prove fossero state travisate.

Inoltre, il ricorrente non ha specificato perché la Corte d’Appello avrebbe dovuto dichiarare l’estinzione del reato ai sensi dell’art. 129 c.p.p., omettendo di indicare i momenti processuali rilevanti a tal fine. Al contrario, i giudici di legittimità hanno ritenuto che la valutazione di responsabilità per il reato di cui all’art. 372 c.p. fosse stata effettuata dalla corte di merito in modo ‘lineare e coerente’, con un’analisi ‘esauriente’ dei dati processuali.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso sono state dirette e onerose per il ricorrente. In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, è stata disposta la condanna al versamento della somma di tremila Euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano il sistema giudiziario. La decisione sottolinea un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia di ultima istanza richiede rigore tecnico e la capacità di formulare critiche precise e giuridicamente fondate, non mere e generiche lamentele contro una decisione sfavorevole.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure erano prive della puntuale enunciazione delle ragioni di diritto che le giustificavano e dei correlati riferimenti alla motivazione della sentenza impugnata, risolvendosi in una critica generica e non specifica.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 Euro in favore della Cassa delle ammende.

Come ha valutato la Cassazione la motivazione della sentenza di appello sulla responsabilità dell’imputato?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che la motivazione della sentenza di appello, riguardo alla responsabilità dell’imputato per il reato contestato (art. 372 c.p.), fosse caratterizzata da ‘lineare e coerente logicità’ e da una ‘esauriente disamina dei dati processuali’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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