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Inammissibilità del ricorso: querela e preclusione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per furto. Il motivo, basato sulla presunta invalidità della querela, è stato ritenuto precluso, poiché già esaminato e respinto in una fase precedente del giudizio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando un Motivo è Già Stato Deciso?

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul principio di preclusione nel processo penale, confermando l’inammissibilità del ricorso quando questo si fonda su questioni già esaminate e decise in una fase precedente del giudizio. Questo caso, nato da una condanna per furto aggravato, dimostra come la strategia difensiva debba tenere conto delle decisioni già cristallizzate nel corso del procedimento per evitare esiti sfavorevoli e sanzioni economiche.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di furto aggravato. A seguito di un primo ricorso, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza, portando il caso davanti alla Corte di Appello in funzione di Giudice del rinvio. In quella sede, all’imputato erano state concesse le circostanze attenuanti generiche, con un giudizio di equivalenza rispetto alle aggravanti, e la pena era stata rideterminata in senso più favorevole (in mitius). Tuttavia, la responsabilità penale per il furto era stata confermata.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha proposto un ulteriore ricorso per Cassazione, affidandolo a un unico motivo: la presunta violazione dell’art. 337 del codice di procedura penale. Nello specifico, la difesa sosteneva la nullità del procedimento a causa della mancata identificazione della persona offesa al momento della presentazione della querela.

Il Principio di Preclusione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le argomentazioni difensive, dichiarando l’inammissibilità del ricorso. La ragione è netta e si fonda su un pilastro del diritto processuale: il principio di preclusione. I giudici hanno sottolineato che la questione relativa alla ritualità della querela era già stata oggetto di esame nella precedente sentenza di annullamento con rinvio. In quella sede, la Corte aveva implicitamente o esplicitamente validato la querela, decidendo la questione in senso contrario a quanto sostenuto dalla difesa. Di conseguenza, quel punto del giudizio era da considerarsi “coperto” dalla decisione e non poteva essere nuovamente messo in discussione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato che, una volta che una questione giuridica è stata decisa in una determinata fase del processo, essa diventa preclusa. Ciò significa che le parti non possono riproporla nelle fasi successive dello stesso giudizio. Tentare di farlo, come nel caso di specie, rende il motivo di ricorso inammissibile. La Corte non entra nel merito della questione (la validità della querela), ma si ferma a un vaglio preliminare, constatando che l’argomento non può più essere trattato. Questa regola serve a garantire la certezza del diritto e a impedire che i processi si protraggano all’infinito su questioni già risolte.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con una duplice condanna per il ricorrente. In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta automaticamente la condanna al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha ravvisato profili di colpa nel comportamento del ricorrente, data l’evidente inammissibilità del motivo proposto. Per questa ragione, lo ha condannato anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione aggiuntiva funge da deterrente contro la presentazione di impugnazioni manifestamente infondate o dilatorie. La decisione ribadisce quindi un concetto fondamentale: un ricorso deve basarsi su motivi validi e, soprattutto, non preclusi da precedenti decisioni, pena severe conseguenze procedurali ed economiche.

Si può contestare in Cassazione un punto già deciso in una fase precedente dello stesso processo?
No, in base al provvedimento esaminato, non è possibile. Il principio di preclusione processuale impedisce di riproporre questioni che sono già state esaminate e decise in una precedente fase del medesimo giudizio. Un motivo di ricorso basato su un punto precluso è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo quanto stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, citato nell’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare anche una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è stata disposta perché la Corte ha ravvisato una colpa nel ricorrente, data l’evidente inammissibilità del motivo di impugnazione. Questa sanzione pecuniaria viene applicata quando si ritiene che l’appello sia stato proposto senza la dovuta diligenza, su questioni palesemente infondate o precluse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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