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Inammissibilità del ricorso: quando è infondata

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per diffamazione. Il motivo, basato su un errato calcolo della prescrizione, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che, tenendo conto della recidiva e delle sospensioni processuali, il termine non era affatto maturato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: il Rischio di Impugnazioni Infondate

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre un’importante lezione sull’inammissibilità del ricorso, specialmente quando questo si basa su motivi palesemente privi di fondamento. Il caso riguarda un imputato condannato per diffamazione che ha tentato di far valere la prescrizione del reato, ma il suo calcolo si è rivelato errato, portando a una condanna accessoria al pagamento di spese e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti di Causa

Un individuo, già condannato in primo grado e in appello per il reato di diffamazione (art. 595 c.p.), ha presentato ricorso per Cassazione. L’unica doglianza sollevata riguardava l’asserita estinzione del reato per intervenuta prescrizione, che, a suo dire, sarebbe maturata prima della sentenza di secondo grado. Il ricorrente sosteneva che il tempo trascorso dal fatto, commesso il 29 dicembre 2016, fosse sufficiente a estinguere il reato.

L’Analisi della Corte sull’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha rapidamente liquidato la questione, definendo il motivo di ricorso “manifestamente infondato”. I giudici hanno smontato la tesi del ricorrente attraverso un calcolo preciso e ineccepibile del termine di prescrizione. Hanno evidenziato due fattori cruciali ignorati dal ricorrente:

1. La Recidiva: All’imputato era stata contestata e riconosciuta la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Questa circostanza aggravante ha l’effetto di aumentare il tempo necessario per prescrivere il reato.
2. Le Sospensioni: Nel corso del giudizio si erano verificate delle sospensioni del termine di prescrizione. Nello specifico, ben 161 giorni per un rinvio dovuto ad astensione e un ulteriore periodo per la normativa legata all’emergenza Covid.

Sommando questi elementi, la Corte ha stabilito che il termine massimo di prescrizione sarebbe scaduto il 29 dicembre 2026, una data ben lontana al momento della decisione. La prescrizione, quindi, non era affatto maturata.

La questione della notifica alla parte civile

La difesa aveva anche sollevato un presunto difetto di notifica alla parte civile, il cui avvocato era stato cancellato dall’albo. La Corte ha ritenuto la questione irrilevante. In primo luogo, era onere della parte civile nominare un nuovo difensore. In secondo luogo, la questione della prescrizione non avrebbe comunque inciso sulle statuizioni civili (cioè sul risarcimento del danno), che sarebbero rimaste valide anche se il reato fosse stato dichiarato estinto.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la decisione di inammissibilità del ricorso basandosi sulla palese erroneità dell’unico motivo presentato. L’articolo 616 del codice di procedura penale prevede che, in caso di inammissibilità, il ricorrente sia condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma alla Cassa delle ammende. I giudici hanno fissato tale somma in 3.000 euro, ritenendola equa in considerazione della colpa del ricorrente nell’aver adito la Corte con un’impugnazione priva di seria fundamentazione. La sanzione serve a scoraggiare ricorsi dilatori o palesemente infondati che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: presentare un ricorso in Cassazione richiede un’analisi giuridica rigorosa. Sollevare questioni manifestamente infondate, come un calcolo errato della prescrizione, non solo non porta al risultato sperato, ma espone a conseguenze economiche significative. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è una mera formalità, ma una decisione che sanziona l’abuso dello strumento processuale, riaffermando la necessità di serietà e fondatezza nelle impugnazioni davanti alla Suprema Corte.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si basa su motivi manifestamente infondati, come nel caso di specie in cui il calcolo della prescrizione presentato dal ricorrente era palesemente errato e non teneva conto di elementi come la recidiva e le sospensioni processuali.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, determinata equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver avviato un’impugnazione futile.

La recidiva influisce sul calcolo della prescrizione del reato?
Sì, la contestazione e il riconoscimento della recidiva (in questo caso reiterata, specifica e infraquinquennale) sono circostanze che aumentano il tempo necessario per il compimento della prescrizione, estendendo di fatto la punibilità del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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