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Inammissibilità del ricorso per spaccio: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi proposti erano mere ripetizioni di censure già correttamente respinte dalla Corte d’Appello, la quale aveva logicamente dedotto la destinazione allo spaccio della sostanza sulla base di plurimi elementi (quantità, bilancini di precisione, denaro e conversazioni). La Corte ha confermato anche la correttezza della valutazione sul trattamento sanzionatorio, inclusa la recidiva e la mancata sostituzione della pena, data l’elevata pericolosità sociale del soggetto.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso per Spaccio: Quando i Motivi sono Ripetitivi

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: l’inammissibilità del ricorso quando i motivi presentati non sono altro che una riproposizione di questioni già esaminate e respinte con logica e corretta motivazione nei gradi di merito. Questo caso offre uno spaccato chiaro su come la Suprema Corte valuti gli elementi indiziari per i reati di spaccio e la personalità dell’imputato nel determinare la pena.

I Fatti di Causa: Il Sequestro e gli Indizi di Spaccio

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Durante un controllo, l’imputato era stato trovato in possesso di un significativo quantitativo di hashish, pari a 78,7 grammi, suddiviso in due panetti e tre stecche. Da tale quantitativo, secondo le analisi, sarebbe stato possibile ricavare ben 507 dosi medie.

Oltre alla sostanza, le forze dell’ordine avevano sequestrato anche due bilancini di precisione perfettamente funzionanti, una somma di 40 euro in contanti composta da banconote di piccolo taglio, e avevano rinvenuto una conversazione su un’applicazione di messaggistica istantanea sul cellulare dell’imputato. In questa chat, un’altra persona si rivolgeva a lui per acquistare dosi di hashish. Questi elementi, nel loro complesso, sono stati ritenuti dalla Corte di merito prove inequivocabili della destinazione della droga alla vendita.

Il Ricorso in Cassazione e l’Inammissibilità dei Motivi

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali. Il primo contestava la sussistenza stessa del reato, sostenendo che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a provare l’intenzione di spacciare. Gli altri tre motivi, invece, erano rivolti contro il trattamento punitivo ricevuto, criticando:

1. L’applicazione della recidiva specifica, reiterata e infraquinquennale.
2. La determinazione della pena, ritenuta eccessiva.
3. La mancata concessione della sostituzione della pena detentiva.

Le Motivazioni della Suprema Corte sull’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso in toto, ritenendo tutti i motivi infondati e non idonei a superare il vaglio di legittimità.

La Valutazione degli Indizi di Cessione

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato come fosse meramente riproduttivo di argomenti già adeguatamente valutati e disattesi dalla Corte d’Appello. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata “immune da profili di illogicità manifesta” e, pertanto, non censurabile in sede di legittimità. Gli elementi raccolti (quantità, suddivisione della sostanza, bilancini, denaro e chat) costituivano un quadro indiziario grave, preciso e concordante, che logicamente portava a concludere per la destinazione allo spaccio.

La Pericolosità Sociale e il Trattamento Punitivo

Anche i restanti tre motivi sono stati giudicati inammissibili. La Cassazione ha evidenziato che la Corte di merito aveva fornito una giustificazione adeguata e non illogica per ogni sua decisione sul trattamento sanzionatorio. La mancata esclusione della recidiva era ampiamente motivata dai numerosi precedenti penali dell’imputato, sia per reati contro il patrimonio sia in materia di stupefacenti. Secondo i giudici, i periodi di carcerazione già scontati non avevano avuto alcun effetto dissuasivo, dimostrando una “più spiccata pericolosità sociale”.

La determinazione della pena è stata considerata equa ai sensi dell’art. 133 del codice penale, tenendo conto anche del riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Infine, la negazione della sostituzione della pena era giustificata dalla “negativa personalità del reato”, evidenziata dal fatto che l’imputato, già sottoposto in passato a sorveglianza speciale, aveva violato le prescrizioni, dimostrando di non essere un soggetto affidabile.

Le Conclusioni: Le Implicazioni della Pronuncia

Questa ordinanza conferma che il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Non è compito della Suprema Corte rivalutare i fatti o le prove, a meno che la motivazione della sentenza impugnata non sia palesemente illogica o contraddittoria. Quando un ricorso si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello senza evidenziare vizi di legittimità, l’esito è l’inammissibilità del ricorso.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, a causa della sua colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte con motivazione logica e corretta dalla corte di grado inferiore, senza sollevare effettivi vizi di legittimità della sentenza impugnata.

Quali elementi dimostrano che la droga è destinata allo spaccio e non all’uso personale?
Secondo la sentenza, elementi come il quantitativo della sostanza (78,7 gr. di hashish), la sua suddivisione in dosi (panetti e stecche), il possesso di strumenti come bilancini di precisione, la presenza di denaro in piccoli tagli e conversazioni esplicite sul cellulare sono considerati indizi gravi, precisi e concordanti della destinazione alla cessione a terzi.

In che modo i precedenti penali influenzano la decisione sulla pena?
I precedenti penali, soprattutto se specifici e reiterati, vengono considerati per valutare la pericolosità sociale dell’imputato. Nel caso di specie, i plurimi precedenti e il fatto che le pene detentive passate non avessero avuto effetto dissuasivo hanno giustificato la conferma della recidiva e la negazione di benefici come la sostituzione della pena, indicando una maggiore pericolosità e inaffidabilità del soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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