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Inammissibilità del ricorso per carenza di specificità

La Corte di Cassazione, con ordinanza 7495/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Catania. La decisione si fonda sulla carenza di specificità e autosufficienza dei motivi di ricorso, i quali miravano a una nuova valutazione dei fatti anziché a contestare vizi di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Quando i Motivi Sono Generici

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’inammissibilità del ricorso quando i motivi presentati sono generici e mirano a una nuova valutazione dei fatti. Questa decisione offre uno spunto cruciale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e i requisiti essenziali per accedere al terzo grado di giudizio.

I Fatti alla Base del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello di Catania. L’imputato, attraverso i suoi motivi di impugnazione, contestava la sussistenza degli elementi costitutivi di un reato previsto dall’art. 393 del codice penale e, di conseguenza, la correttezza della qualificazione giuridica data ai fatti dai giudici di merito.

Tuttavia, l’approccio difensivo si è scontrato con le rigide regole che governano il processo davanti alla Suprema Corte.

L’Inammissibilità del Ricorso secondo la Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni interconnesse. I giudici hanno sottolineato come entrambi i motivi fossero privi dei requisiti di specificità e autosufficienza. In parole semplici, le censure mosse alla sentenza impugnata non erano sufficientemente dettagliate e non fornivano alla Corte tutti gli elementi per poter decidere, pretendendo invece un’analisi che esula dalle sue competenze.

In particolare, il ricorso non individuava specifici e decisivi travisamenti delle prove, ma si limitava a proporre una ricostruzione alternativa dei fatti, basata su criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito. Questo tentativo di ottenere una terza valutazione sul merito della vicenda è estraneo al giudizio di legittimità, il cui compito non è riesaminare le prove, ma verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

La Mancanza di Correlazione e il Ruolo della Motivazione

Un altro punto cruciale sollevato dalla Corte è la mancanza di correlazione tra le argomentazioni del ricorrente e la complessa motivazione della decisione impugnata. Il ricorrente, infatti, non può ignorare le ragioni esplicitate dal giudice di merito. Un ricorso efficace deve confrontarsi direttamente con la motivazione della sentenza che contesta, evidenziandone le presunte falle logiche o giuridiche.

Nel caso di specie, i giudici di merito avevano ampiamente spiegato il loro convincimento attraverso argomenti logici e giuridici corretti, utilizzando anche la tecnica della motivazione per relationem, ovvero richiamando le motivazioni della sentenza di primo grado.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando che i motivi di ricorso devono essere specifici, non generici o indeterminati. La mancanza di specificità è stata riscontrata non solo nella genericità delle doglianze, ma anche nell’assenza di un reale confronto con le ragioni esposte nella sentenza d’appello. Il ricorso, ignorando le argomentazioni dei giudici di merito, si è risolto in un tentativo inaccettabile di ottenere una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti favorevole all’imputato, attività che non compete alla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia riafferma con forza che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È, invece, un rimedio straordinario volto a controllare la corretta applicazione del diritto e la coerenza logica della motivazione. Chi intende adire la Suprema Corte deve formulare censure precise, specifiche e autosufficienti, focalizzate esclusivamente su vizi di legittimità e non su una pretesa rivalutazione del merito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è privo dei requisiti di specificità e autosufficienza, ovvero quando i motivi sono troppo generici, non si confrontano con la motivazione della sentenza impugnata o chiedono alla Corte un riesame dei fatti.

Cosa significa che il ricorso mira a una ‘rivalutazione dei fatti’?
Significa che il ricorrente chiede alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove (come testimonianze o documenti) e di giungere a una conclusione diversa su come si sono svolti gli eventi, un’attività che è riservata ai giudici di primo e secondo grado e non è consentita nel giudizio di legittimità.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente in caso di inammissibilità?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nella sua ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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