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Inammissibilità del ricorso: motivi generici e infondati

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza e sulla genericità dei motivi di appello, che contestavano la continuazione del reato, la dosimetria della pena e il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità. La Suprema Corte ha ribadito che i motivi devono essere specifici e costituire una critica argomentata alla sentenza impugnata.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: L’Importanza della Specificità dei Motivi

Nel processo penale, l’atto di impugnazione non è una mera formalità, ma deve costituire una critica precisa e argomentata contro la decisione che si intende contestare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando l’inammissibilità del ricorso di un imputato a causa della genericità e manifesta infondatezza dei motivi presentati. Questa decisione offre spunti cruciali sui requisiti di specificità dell’appello e sulla discrezionalità del giudice in materia di pena e attenuanti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La difesa dell’imputato contestava la decisione dei giudici di merito su tre fronti principali: la qualificazione giuridica dei reati sotto il vincolo della continuazione (art. 81 c.p.), la dosimetria della pena applicata (art. 133 c.p.) e il mancato riconoscimento dell’attenuante comune del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.). Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nelle sue valutazioni, con conseguenze negative sul trattamento sanzionatorio.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha ritenuti non solo manifestamente infondati, ma anche privi della necessaria specificità. L’ordinanza ha sottolineato che un’impugnazione, per essere ammissibile, deve andare oltre la semplice enunciazione di principi generali, confrontandosi direttamente con la logica e le argomentazioni della sentenza impugnata. In assenza di una correlazione critica tra i motivi del ricorso e le ragioni della decisione, l’appello perde la sua funzione tipica e diventa un mero atto di apparenza. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su un’analisi puntuale di ciascun motivo di ricorso, evidenziandone le carenze.

La Genericità come Vizio Capitale dell’Impugnazione

Il primo punto affrontato è la mancanza di specificità. La Corte spiega che questo vizio non è solo intrinseco (legato alla vaghezza delle censure), ma anche estrinseco. Si manifesta quando le argomentazioni del ricorrente sono palesemente sproporzionate rispetto alla complessità e alla solidità della motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, i motivi erano così generici da non costituire una vera e propria critica, ma solo un dissenso immotivato.

La Valutazione sulla Continuazione e la Dosimetria della Pena

Per quanto riguarda la contestazione sulla continuazione tra i vari episodi di danneggiamento, la Corte ha rilevato che il ricorrente prospettava elementi in palese contrasto con le prove emerse nel processo. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato che i fatti erano avvenuti in luoghi e momenti diversi, escludendo logicamente l’unicità del disegno criminoso.
Sul tema della dosimetria della pena, la Cassazione ha ricordato un principio consolidato: l’obbligo di motivazione del giudice può ritenersi adempiuto anche con espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa”, soprattutto quando la sanzione irrogata è inferiore alla media edittale. Non è richiesta una disamina dettagliata di ogni singolo criterio dell’art. 133 c.p.

I Rigidi Criteri per l’Attenuante del Danno di Speciale Tenuità

Infine, la Corte si è soffermata sul mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità. Ha chiarito che tale attenuante presuppone un pregiudizio economico “lievissimo” o “pressoché irrisorio”. Questa valutazione non riguarda solo il valore intrinseco del bene, ma anche gli ulteriori effetti pregiudizievoli subiti dalla parte offesa. Trattandosi di un accertamento di merito, se sorretto da una motivazione logica e priva di vizi, sfugge al sindacato di legittimità della Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce con forza che l’accesso al giudizio di legittimità richiede rigore e precisione. Un ricorso non può limitarsi a una critica superficiale, ma deve ingaggiare un dialogo argomentativo con la sentenza che contesta. La decisione conferma inoltre l’ampia discrezionalità dei giudici di merito nella determinazione della pena e nella valutazione delle circostanze attenuanti, purché le loro conclusioni siano supportate da una motivazione coerente e logicamente corretta. Per i professionisti legali, questa pronuncia è un monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione specifici, pertinenti e fondati su critiche puntuali alla decisione giudiziale.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono privi di concreta specificità, ovvero risultano generici, indeterminati e non si confrontano criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, fallendo così nella loro funzione di critica argomentata.

È sempre necessaria una motivazione dettagliata per la quantificazione della pena?
No, secondo l’ordinanza, l’obbligo di motivazione del giudice sulla pena si ritiene soddisfatto anche con espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa”, in particolare quando la sanzione applicata è inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato.

Quali sono i requisiti per l’attenuante del danno di speciale tenuità?
Per il riconoscimento di questa attenuante, il pregiudizio causato deve essere “lievissimo” o di valore economico “pressoché irrisorio”. La valutazione considera sia il valore della cosa danneggiata sia gli ulteriori effetti negativi subiti dalla vittima. Si tratta di un accertamento di merito che, se motivato, non è sindacabile in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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