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Inammissibilità del ricorso: motivi generici e di fatto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7106/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi di ricorso manifestamente infondati e generici, in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La decisione sottolinea come i ricorsi debbano contenere critiche specifiche e di diritto alla sentenza impugnata, pena la loro reiezione e la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché Motivi Generici Portano all’Inammissibilità

La Corte di Cassazione svolge un ruolo cruciale nel nostro ordinamento: quello di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un giudice di legittimità. Una recente ordinanza (n. 7106/2024) ci offre un chiaro esempio di come l’inammissibilità del ricorso sia la conseguenza inevitabile quando si tenta di trasformare la Cassazione in un’istanza di merito. Questo articolo analizza la decisione, spiegando perché i motivi di ricorso debbano essere specifici e pertinenti.

I Fatti del Caso e la Decisione della Corte d’Appello

Il caso trae origine da un ricorso presentato da due individui contro una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Messina. Gli appellanti avevano sollevato diverse questioni, sperando di ottenere un annullamento della decisione a loro sfavorevole. La loro difesa si basava su sei distinti motivi, che spaziavano da un presunto errore di fatto alla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, fino alla contestazione sulla determinazione della pena e alla presunta prescrizione del reato.

L’Analisi della Cassazione: L’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha esaminato ciascuno dei sei motivi proposti e li ha respinti in blocco, dichiarando l’inammissibilità del ricorso. La ragione di fondo, comune a tutte le censure, era la loro natura generica e la tendenza a sollecitare una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità.

Il Divieto di Rivalutare il Fatto

Il primo motivo, relativo a un presunto errore di fatto, è stato liquidato come manifestamente infondato. La Corte ha ribadito che la sentenza impugnata aveva già fornito una spiegazione logica e incensurabile delle ragioni per cui la tesi difensiva era infondata. Similmente, il motivo sull’esclusione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è stato giudicato inammissibile perché basato su ‘inaccessibili ragioni in fatto’ rispetto alla valutazione, non sindacabile in quella sede, sulla gravità del comportamento.

La Genericità dei Motivi di Ricorso

Altri motivi, come quelli sugli elementi costitutivi del reato, sulla mancata concessione delle attenuanti generiche e sulla determinazione della pena, sono stati bollati come ‘genericamente proposti’. La Corte ha osservato che le censure non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza d’appello, ma si limitavano a riproporre doglianze già esaminate e respinte, senza evidenziare vizi di legittimità (come la violazione di legge o il vizio di motivazione).

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità evidenziando come tutti i motivi presentati dagli imputati fossero deboli sotto il profilo tecnico-giuridico. Invece di contestare la corretta applicazione delle norme di diritto o la coerenza logica della motivazione della sentenza d’appello, i ricorrenti hanno tentato, senza successo, di ottenere una terza valutazione del merito della vicenda. La Corte ha sottolineato che la valutazione delle prove, la ricostruzione dei fatti e l’esercizio del potere discrezionale nella commisurazione della pena sono prerogative esclusive dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), a meno che la loro motivazione non sia palesemente illogica o contraddittoria, circostanza non riscontrata nel caso di specie. Anche la questione della prescrizione è stata rigettata, poiché la collocazione temporale della condotta, fissata dai giudici di merito al 2018, è stata ritenuta ‘non illogica’ e, quindi, non censurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La decisione in esame è un monito fondamentale per chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione. L’accesso alla Suprema Corte non è un’ulteriore opportunità per discutere la colpevolezza o l’innocenza basandosi sugli stessi elementi già valutati, ma un rimedio straordinario per correggere errori di diritto. L’inammissibilità del ricorso non è solo una sanzione processuale, ma comporta anche conseguenze economiche concrete per i ricorrenti, condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso. Pertanto, è essenziale che il ricorso sia redatto con rigore tecnico, concentrandosi esclusivamente sui vizi di legittimità della sentenza impugnata.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili perché i motivi presentati erano generici, manifestamente infondati e miravano a una rivalutazione dei fatti e del merito della vicenda, attività che non rientra nelle competenze del giudice di legittimità.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico’?
Significa che il motivo non contiene una critica specifica e argomentata contro la decisione del giudice precedente, ma si limita a esprimere un dissenso generale o a riproporre questioni di fatto già esaminate, senza individuare un preciso errore di diritto o un vizio logico nella motivazione della sentenza.

Quali sono state le conseguenze per i ricorrenti dopo la dichiarazione di inammissibilità?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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